La Cee colpisce molto lontano

La Cee colpisce molto lontano La parola alle associazioni La Cee colpisce molto lontano Sembra proprio che la politica agricola comunitaria negli ultimi anni sia sfuggita di mano al manovratori (oppure sia stata fortemente condizionata da interessi particolari) per arrivare a un livello di surplus di prodotti agricoli tale da minacciare il collasso finanziario della Comunità stessa. Queste grosse eccedenze derivano dalla garanzia comunitaria dei prezzi e dal conseguente sviluppo di pratiche agricole specializzate, spinte, direi drogate, perché sostenute da dosi elevate di mezzi tecnici, pesticidi ed inquinanti diversi che fanno emergere segni ormai evidenti e preoccupanti di-riduzione della fertilità naturale del terreno e di degrado ambientale in genere. Sarebbe peraltro possibile, utilizzando i •veri e reali progressi, raggiunti in campo biologico e tecnico, ricondurre l'attività agricola a un rapporto di equilibrio con le risorse naturali, realizzando produzioni eventualmente più ridotte, ma con costi minori sia in senso strettamente; monetario che in relazione alla tutela dell'ambiente e della salute dell'uomo. Comunque le distorsioni della politica agricola comunitaria sono sotto gli occhi di tutti gli europei, ma in occasione di un recente viaggio in Uruguay ho potuto toccare con mano come essa colpisca lontano ed indiscriminatamente anche Paesi che all'Europa non chiedono nulla. L'Uruguay ha tuta i problemi dell'America Latina, una svalutazione dell'80% annuo, un enorme debito estero, un livello di vita molto basso, costi dei mezzi tecnici insopportabili (circolano ancora le automobili degli Anni 30). Questa economia parsimoniosa e senza sprechi e i costi ridotti di una agricoltura estensiva (e non protetta) consentono tuttavia esportazioni di prodota lattie,o-caseari in Brasile, provvidenziali per pagare un po' d'interessi alla Banca Mondiale. Sennonché una recente grossa fornitura di formaggio e latte in polvere della Cee al Brasile ha messo in gravi difficoltà le esportazioni uruguayane che si sono visti ridotti quantitativi e prezzi. Ne derivano immediatamente le seguenti considerazioni: 1) Le «generose' forniture dell'Europa a prezzi stracciati stroncano iniziative locali di sviluppo autonomo; 2) Il latte europeo pagato 600 lire il litro va in Brasile a fare concorrenza al latte uruguayano, il cui prezzo di conseguenza si deve ridurre da 140 a 100 lire il litro; 3) In sostanza, il mantenimento del benessere degli agricoltori europei è pagato dalla povertà dei produttori uruguayani (e di quanti altri). Questa non è demagogia, né uno slogan e nemmeno una novità, ma solo il toccare tragicamente con mano il rapporto diretto ed immediato di causa ed effetto. Mentre la Chiesa si occupa dell'esplosivo problema del debito dei Paesi poveri verso quelli ricchi, questi ultimi perseguono imperterriti la difesa del loro benessere e i loro folli ritmi di sviluppo mortificando i difficili tentativi di ripresa dei primi. Tutto ciò, a parte l'ulteriore divaricazione dei livelli di vita Jra i Paesi del Nord e quelli del Sud della Terra, ancora più gravemente turba gli equilibri ecologici: eccessivo sfruttamento delle risorse, degrado ed inquinamento al Nord, potenzialità non valorizzate al Sud. Su questi temi cosmici si può anche cominciare a ragionare localmente, su un modo più corretto di fare agricoltura, mettendo insieme le più moderne tecnologie «utili» con l'antico rispetto dell'ambiente e delle risorse rinnovabili. Si possono, nel nostro Piemonte, affrontare questi temi di sviluppo, dove c'è l'Ente di sviluppo agricolo con le necessarie competenze istituzionali e capacità tecniche. Nicola De Vecchi Pollati Direttore trite di Sviluppo . ,' ' Agricolo del Piemonte

Persone citate: Nicola De Vecchi

Luoghi citati: America Latina, Brasile, Europa, Piemonte, Uruguay