Che sarà del Paradiso?

Che sarà del Paradiso? ANCHE DANTE PAROLA PERDUTA Che sarà del Paradiso? G sono le angosce comuni, ci sono le speciali... Una di queste è svegliarsi all'improvviso e ' alla domanda «Che ne sarà del Paradiso!* sentirsi privati di sostegno, avere dei dubbi su dove e come poggeranno i piedi. Il Paradiso non è un locale losco, cinema degradato a cinema, né un sobborgo industriale tutto di dieci piani, senza alberi, dove le Assistenti Sociali ronzano come uno sciame; il Paradiso che mi angoscia, pur cosi luogo di pace, è la cantica dantesca di questo nome, la terza, la più dolce e la più dura, la sua cima coperta di vapori, vera visione di paradiso. Che ne sarà del Paradiso! Mi sto accanendo in coscienza di perdite di cui non so quanti si avvedano, perché si tratta di cose che ci sono e ci saranno eppure sono già sparite. La perdita dei colori, nelle città e nei paesi, era in marcia da molto tempo; ci ha messo tanto, che il trapasso all'assenza di colori è avvenuto insensibilmente; resta qualche vicolo dove passando ti dici: ma qui, stesa, non c'era della roba colorata, che asciugava? Il nero delle tonache dei preti conferiva colore, era un colore: il ncto-punk non è dell'altro colore nero? No, invece: è del nero decolorato, un non-colore. Per farsi notare, chi lo porta ha bisogno di una quantità di accessori, in cui finisce per esaurirsi e scomparire. L'aria inquinata forse è una droga: la perdita dei colori lì sotto è quasi inavvertita... Dentro, però, in profondo... Non si va ai musei per ricuperarli un poco, i colori? Quando la Fabbri, tanti anni fa, tirò fuori / Maestri del Colore a dispense, fu un successo impressionante; sparivano dalle edicole. Non era passione popolare improvvisa per Poussin o Caravaggio: era stata la promessa di far trovare, in quei fogli, del iolori,% determinare l'enorme .successo. .'Nei musei si va anche a cercare il corpo,.il corpo femminile, che in molti musei fa varie apparizioni nudo. Non è la stessa cosa che andare a vedere una o molte donne spogliate, se ne vedono a vagonate. Gli artisti — si può cominciare a capirlo, adesso — non rappresentavano delle donne spogliate che diventavano, per miracolo, dei simboli, ma un'idea del corpo che gli era direttamente suggerita dalla presenza, dalla convivenza, incessante, continua, di corpi vestiti. Per questo, il corpo assolutamente nudo del museo resta un mistero (lo è molto più oggi di ieri, sarà un enigma da impazzire domani): il paragone non c'è, ci sono le donne — vestite e spogliate — ma non c'è il corpo; resta la sofferenza della carne, il male e la miseria della vita, ma per accendere di una superiore fiamma questo mucchietto di carboni l'illusione del corpo era il punto di fuoco necessario, e il corpo nudo del museo racconta la favola del corpo che c'era, che abita va tra noi «pieno di grazia e di verità» e spariva per ritornare. . C'è un lacerante congedo dal corpo nella pittura erotica di Schiele, un'ansia di salvarlo, di tenerlo ad ogni costo, lacerandolo, mentre affonda. Mito di Orfeo ed Euridice, sua eternità, suo ritórno tra noi, in questa assenza infernale di colore; senso profondo di una parola di Rilke: sii sempre morto in Euridice. Euridice è il corpo che è svanito, e col corpo la donna; le testimonianze in contrario dei ginecologi non contano, e neppure quelle dei mariti. * * E la scrittura è quasi perduta, il quasi è un cerotto che si può togliere. Se qual cuno ritiene di stare scriven do, mentre batte tasti di cai colatore dove appaiono su uno schermino righe di parole epilettiche, mente a se stesso. Ma. perché questo surrogato apparisse, la scrittura doveva già essere caduta nel pozzo per una spinta lontana. La lettera scritta a mano, come il nudo del museo ricorda il corpo che è perduto, porta il profumo della scritta ra perdura: sono belle, soven te illeggibili, tragiche, vere, viventi, le lettere scritte a mano, che fanno sgocciolare nel deserto del cuore l'amicizia e l'amore. Scrittura... Che cosa sarà di un mondo senfca scrittura? Attenzione: non anteriore alla scrittura, ma posteriore, com'è posteriore al colore e al corpo, dunque gremitissimo di scrittura eppure privato di scrittura... Non mi sono sviato. Volevo arrivare alla parola, e alla parola che parliamo, che parleranno... Dunque: che ne sarà del Paradiso} * * Sono anni, oh molti, che non lo riapro, e fu ben qualcosa nella mia esistenza; ma non riaprire un libro essenziale non significa separarsene, è una lettera portata sul cuore, che si può non rileggere più, ma continua a stimolare il bamto,a4,irrorare fiijuce na-, scosta la pena. „ Dico Paradiso, rivelazione di uff ffife^^^rifò zenith, verso cui sempre sono stati rari — grave destino — gli sguardi, ma dicendo che ne sarà! ' intendo, con angoscia, tutto insieme, la lingua e quel che la nostra rivela del mondo (è una rivelazione della luce, la luce «che appare nelle tenebre»), la lingua che si manifesta come italiana e che cento anni fa ancora Manzoni non sapeva che cosa e dove fosse, e che già abbiamo cessato di possedere... Ed è come avere la nazionalità senza avere patria: anche la patria è sparita, come il corpo, non abbiamo più patria ma abbiamo il passaporto che ci assicura — meglio non averne bisogno — la protezione diplomatica; ci sono le mogli, le compagne, le colleghe, le figlie ma il corpo femminile e al museo guardato da decine di sistemi d'allarme — moderni eunuchi; parliamo l'italiano, anzi crediamo di parlarlo, e l'italiano è partito per chi sa quale viaggio sulla barca dei morti, e il Paradiso, rivelazione della luce, è stato portato da un camion di oscuri giustizieri ad una discarica smisurata che si è convenuto chiamare il Medio Evo. Tutto quel che è Medio Evo è discarica, e non finiamo più di rovesciare rifiuti nel mucchio straripato. E' parola delle più zampillanti. Medioevo, ma di che cosa si parla quando la si usa? Vieni qui, bambino, guarda questo Grammofono a tromba del 1919; tu come lo chiami? — Medioevo. ■JBcne. Questo tubetto di dentifricio è dell'anno scorso. Che cos'è per te? — Medioevo. — — Adesso apro questo libro, intitolato La Divina Commedia... — Dante Alighieri, nato metà Anni Sessanta mono primissimi Anni Venti. — i— Bravo, ma lascia stare la memorietta tascabile. Io apro il libro qua dove c'è scritto Paradiso, e che comincia con una parola che dovrei spiegarti: «La gloria...». Che cos'è per te questo Paradiso}— — Medioevo. — — E per tuo padre? — — Lo stesso: Medioevo! — — Quello che io non so, e che domando a Lei, padre di questo fenomenale aggregato molecolare, è che cosa sia (mi perdoni il congiuntivo, soffro di congiuntivite) questo medioevo che suo figlio nomina masticando ottuso disgusto. In nome di... (non so dire che cosa, essendo Dio sparito anche dal linguaggio): che cos'è il Medioevo?— — Non so... devo pensarci.., .forse mia moglie, inse- | * gnarTttflli lèttere... — Aiuto, rio, non voglio il consulto-cori la moglie- \n$ègnante; la mia domanda era retorica, so benissimo che cos'è medioevo, è tutto quel che è vecchio e fa schifo ed è da buttare, la discarica Medio Evo riceve ininterrottamente medioevi buttati, dischi, dentifrici, giornali sportivi, elmi di SS, romanzi dell'Anno, collant!, garze usate... E questo? Oh guarda: il Paradiso di Dante... Finito 11: medioevo dei più incucinabili, sfacciato di monacherie e di enigmi («vel del cor», «Vico de li Strami»...) vero vetro a perdere, bevi e butta. (Anche il calendario è da discarica; è tutto medioevo: San Beda, San Ruperto, San Benedetto, la Candelora). E più se ne buttano, più ne saltano fuori, di medioevi! La corsa alla discarica è frenetica, la strada è ingorgata come un lavandino me¬ dievale, tutti hanno dicci venti cento medioevi al giorno da buttare per potersi presentare, decentemente, come futuro. L'angoscia d'agonia implicata nella domanda «Che ne., sarà del Paradiso}* viene dal profondo; non significa che minimamente «sarà ancora comprensibile?». Il Paradiso, sommità di un pensatore-veggente in terza rima, si è già sciolto in quella somma di accennate perdite, e a molte altre che, messe insieme, blocco di ghiaccio errante, formano qualcosa di più enigmatico dello stesso Paradiso: che ne sarà del linguaggio? Smedi ovalizzare il linguaggio: a rito concluso, che cosa resta? Il Pronto chi parla sopravvivcrà? E le gambe? Paradiso è affermazione di una certezza di linguaggio: habemtts papam, gaudtum magnum. Il Paradiso c'è: posso, se parlo, dopo aver detto Pronto, farmi capire. Ma'no, è perduto; dopo il Pronto non parla nessuno, ci sono soltanto torrenti di parole dirette a Babele. ★ * Dante era più che Dante, dà una felicità terrificante saperlo. Chi era Dante? E' uno squisito sapere non saperlo, ma intravederlo appena. Sono disorientato, a Roma, a Firenze, vedendo l'insegna Giova su una vetrina di guantaio, però sormonto l'improvviso vuoto d'essere che dà gloves dove dovrebbe esserci guanti; sormonto anche, asino tenace e buono, per forza, la pioggia di stomachevoli okey che mi viene spruzzata da cento bocche, quasi tutte con l'alito del Perticari. Ma lo sforzo di adattamento comincia a farsi disperato quando per filosofia devo intendere il piano di sviluppo di un Gruppo Chimico o quando la parola morte, pronunciata come possibilità di evento, allusione alla 'i.ilÌA'tf J. V^-* 1 liti BvhM* monbflita comune, mi viene cancellata con furore mortifiea'torc-di^gtm^^é ritentivo normale e che vuole invece costringermi a non considerare possibile il morire. Una psichiatra sovietica diceva: — Chi crede in Dio va messo in manicomio. — Là ti mettono sul serio, qui sci ad un'invisibile Stella Gialla, alla Benevola Tolleranza dell'anomalia mentale. Allora, ecco la gabbia di vetro di Marcel Marceau che ti si va stringendo addosso come una colla trasparente... La voce, strozza-ta, rauca, tenta di dire: «La gloria di colui che tutto move...»; per salvezza, per de profundis. Ma, certamente, non sono riuscito a farmi capire. Non sono futuro, non sono proiettato... Dunque, discarica, medioevo, apatride, sonnambulo, stella gialla... Guido Ceronetti Raffaello: Dante («Disputa del Sacramento», particolare)

Luoghi citati: Firenze, Roma