Di chi sono le pietre unte di Alberto Papuzzi

Di chi sono le pietre unte UN GIALLO D'ARTE AL CASTELLO DI RIVOLI Di chi sono le pietre unte TORINO — Che cosa trasforma un insieme di oggetti In un'opera d'arte? Il proprietario di un capolavoro ne possiede anche la qualità estetica? Se Facilini usa una mia sedia per una sua composizione, sarò lo il padrone dell'opera? Se compro un Picasso, posso farlo a pezzetti e incorniciare tanti plcassini? Questi Interrogativi al confine tra estetica e diritto sono la materia di un caso giudiziario sibillino. L'arte è finita di nuovo in tribunale. Ma non si tratta di intrighi salottieri. Slamo nel mondo dell'arte concettuale, anzi di quel ramo sofisticato che ne è l'arte povera. I giudici affrontano questioni metafisiche su basi materlalisslme: per esemplo, un'opera d'arte è tale anche senza l'olio extravergine? Oggetto del caso è Olivestones (pietre per olive) di Joseph Beuys, artista tedesco scomparso nel gennaio dell'anno scorso, considerato un Leonardo dell'arte povera. Questa sua creazione, valutata centinaia di milioni, è nata alla fine del 1964 nel Castello di Rivoli, è conservata nella collezione «Ouverture», primo piano, sala n' 8/ viene regolarmente nutrita dal responsabile tecnico del museo con una razione di 810 litri di olio di oliva al mese. Si tratta, Infatti, di cinque vasche di uria pietra calcarea, detta tutina per la sua porosità, costruite da artigiani abruzzesi alla fine del secolo scorso e usate per la decantazione dell'olio d'oliva. Hanno una grezza forma di parallelepipedo, la più grande misura centimetri 133x80x80. La parte cava è stata chiusa da grosse lastre della stessa pietra. L'olio è versato sulla superficie, cola negli interstizi, im¬ pregna la pietra, trasuda all'esterno. Le vasche sono disposte una sull'asse della stanza, per 11 resto vuota, in linea con un caminetto, due sulla diagonale, due appartate, come signore che bisbigliano in un angolo. L'effetto è suggestivo, anche perché 11 significato dell'olio non è simbolico ma estetico, creando superaci luminescenti che riflettono le grottesche del soffitto, decorazioni pompeiane tipicamente settecentesche. • L'olio diventa uno specchio antico, sicché lo scrittore Anthony Burgess, trovandosi nel castello per un programma Rai, lasciò cadere su una di quelle ingannevoli superaci il suo Impermeabile. Come sempre nell'arte, è una questione di aura. All'improvviso, in questo paesaggio postrinasdmentale, ha fatto la sua comparsa la giustizia, nelle vesti di un ufficiale giudiziario che ha posto sotto sequestro l'opera, con ordinanza del presidente del Tribunale di Pescara. Una gallerista di Beuys, Lucrezia De Domizio, che era la proprietaria delle cinque vasche, chiede al Castello di Rivoli la restituzione immediata di Olivestones, che come tante altre opere è in prestito al museo. La scena si affolla, come in un secondo atto pirandelliano. Vi fanno ingresso l'avvocato Mario Tortonese, dello studio Grande Stevens. che tutela gli interessi del Castello di Rivoli, e gli eredi di Beuys, 1 quali contestano che proprietà delle vasche significhi anche proprietà dell'opera è chiedendo uri secondo sequestro a salvaguardia del loro diritti. Il Tribunale di Pescara ha promesso un pronunciamento per la prossima settimana. Un'Impresa da far tremare le vene e i polsi, come si scriveva nei feullletons. L'avvocato Tortonese, che si definisce 'Spettatore tra due contendenti', ha presentato una memoria a tutela «dei valori artistici dell'opera'. In cui fingendo di chiedere lumi fa saettare aguzze scaglie di diritto. Come spostare le vasche per non danneggiarle? Un trasferimento non significherà comunque snaturare l'opera, dissolverne l'aura? Anche se la gallerista risultasse proprietaria, potrebbe farlo? In che conto si terrà la volontà dell'autore, che ahimè non può più parlare? In che conto gli interessi del pubblico? E quelli della storia dell'arte? Come serbare per 1 posteri l'attuale immagine di Olivestones? Con un film? In un video di «Ouverture», a disposizione del pubblico nel Castello di Rivoli, si vede Beuys generare fisicamente la sua opera, con il Borsalino che gli nascondeva una calotta cranica per ferita di guerra, la faccia scavata, mezzo Samuel Beckett mezzo Buster Keaton. Con una spranga piazza delle pietre di sostegno sotto le vasche (entrate nel castello grazie a una gru), con la bolla del muratori controlla 1 livelli, versa lattine d'olio d'oliva, succhia l'olio debordante e lo sputa in un'altra vasca. I facchini della Oondrand lo guardano silenziosi a braccia conserte, mentre sul pavimento l'olio forma chiazze scure. Anche queste, ora, fanno parte di Olivestones, come proiezioni di ombre irreali? «/n ogni caso, se portano via l'opera», dice Cristina Mundlci, curatrice del Castello di Rivoli, «saranno solo delle macchie sul pavimento-. Alberto Papuzzi

Luoghi citati: Pescara, Rivoli, Torino