Naufraga l'indagine sull'acqua

Ndufrogà Vihdiygilte sull'acqu/a Il laboratorio di Sanità pubblica dell'Usi non ha il personale necessario Ndufrogà Vihdiygilte sull'acqu/a Se tutto va bene, la ricerca sulla salute di fiumi e torrenti si farà nell'88 - Per controllare gli acquedotti di 340 Comuni ci sono soltanto un chimico e tre periti - La responsabile del reparto invia un dossier alla procura L'indagine sullo stato di salute dei corsi d'acqua piemontesi, disposta dall'assessorato all'Ecologia della Regione e prevista per 1 prossimi mesi (l'ultima fu dell'85), non si farà. Ritarderà, se tutto va bene, di un anno, perché il reparto chimico del laboratorio di Sanità pubblica dell'Usi, in via della Consolata, non ha personale. Per controllare gli acquedotti di 340 comuni, infatti, ci sono soltanto un chimico e tre periti, mentre situazioni analoghe si registrano nei centri di Vercelli e Novara, Viste le difficoltà operative del reparto, la dott. Franca Ricottilli, responsabile del laboratorio torinese, ha inviato un documento alla procura della Repubblica. Tutto questo mentre la situazione idrica piemontese peggiora a causa degli inquinamenti biologici, da diserbanti e sostanze chimiche. 'Per noi è impossibile partecipare a questo censimento —- afferma la dott. Ricottilli —. Non abbiamo i tecnici, ci mancano i chimici e gli analisti: quelli attuali servono appena per i controlli ordinari sulle acque potabili. Dovremmo essere almeno in venticinque, invece siamo in cinque. Oltre le acque, dobbiamo controllare tutti gli altri alimenti, e ora anche i cosmetici*. Perché il laboratorio di Sanità pubblica di via della Consolata non funziona? 'Ma tutta la Sanità è cosi — precisa la dott. Vera Piovano, responsabile dell'Igiene pubblica per le Usi torinesi —. Anche nel nostro settore le carenze e i problemi si aggravano perché siamo pochi. Mancano decisioni politiche. Sono otto anni che apettiamo l'applicazione del piano regionale sui laboratori di analisi, che suddivide gli incarichi e il territorio*. Negli stanzoni di via della Consolata, il dott. Edoardo Maina è alle prese con un centinaio di bottiglie di acqua provenienti dai comuni della provincia. «La situazione degli acquedotti compresi nelle Usi torinesi possiamo definirla accettabile-buona — precisa —. Tuttavia, a Grugliasco, alcuni pozzi sono 'sorvegliati speciali' per i solventi clorurati provenienti da inquinamenti industriali. Nei Comuni di Gassino, Castiglione e San Raffaele Cimena abbiamo trovato tracce di nitrati, derivati dai concimi chimici. Nella zona di Chivasso, nei paesi vicini alle risaie, si è già riscontrata la presenza di diserbanti*. Grossi problemi ecologici e di inquinamento chimico emergono. Invece, dal pozzi privati. Nella provincia di Torino sono almeno diecimila e sfuggono ad. ogni controllo, essendo questo subordinato alla volontà del proprietario. 'Essendo poco profondi, non oltre 120 metri — spiega il dott. Maina —ormai è difficile trovarne qualcuno che non sia inquinato. Purtroppo abbiamo ancora molti centri abitati che utilizzano questi pozzi, come Mappano, Ciconio, Lusiglié, Pancalleri, Villa/ranca. Oli abitanti dovrebbero pretendere l'allacciamento agli acquedotti, come prevede la legge sanitaria. L'ultimo esempio è quello di Tetti Valfrè ad Orbassano: 54 milligrammi di nitrati per litro, ed era appunto acqua di pozzi privati*. Giuliano Dolimi — e i e . . Nel laboratorio si controllano le acque di tutta la provincia

Persone citate: Castiglione, Edoardo Maina, Franca Ricottilli, Gassino, Giuliano Dolimi, Tetti Valfrè, Vera Piovano

Luoghi citati: Chivasso, Ciconio, Grugliasco, Novara, Orbassano, San Raffaele Cimena, Torino, Vercelli