Jugoslavia al collasso

Jugoslavia al collasso Scioperi, 130% d'inflazione e un debito tutto da rinegoziare Jugoslavia al collasso In un hotel i camerieri hanno rifiutato di servire il premier, che ha dovuto farne venire altri da Lubiana - Primi licenziamenti - Il governo non cede ma promette aperture all'economia di mercato NOSTRO SERVIZIO BELGRADO — E' lo sciopero più massiccio degli ultimi quarant'anni. Le autorità minimizzano, ma il premier Branko Mikulic ne ha fatto le spese, direttamente. In un albergo di Kranjska dora 1 camerieri non gli volevano servire il pranzo: per sfamarsi ha dovuto attenderne altri, mandati in tutta fretta da Lubiana, Nel commentare l'episodio, il quotidiano tedesco Die Welt parla di •esplosione sociale», di rivolta nella Titos Land. Ma fino a che punto questa Titolandia resta fedele al suo nome? Lo sciopero e le contromisure governative sembrano anzi smantellare il mito-autogestione che del Maresciallo fu a lungo cavallo di battaglia: come impietosamente nota il quotidiano di Bonn, mai negli ultimi sette anni la situazione economica è stata allo sbando come ora. Belgrado, attraverso il ministro del Lavoro Janko Obeclci, ha ribadito anche ieri che occorre sdrammatizzare. Le ultime astensioni, è vero, hanno interessato «soltanto» diecimila persone in tutto il Paese. Va però notato come nessuna Repubblica federativa, dalla Slovenia al Kosovo, sia ' impermeabile alla protesta. In secondo luogo, lo sciopero resta fuorilegge, suscettibile di provvedimenti penali: anche se lo Stato di polizia è ormai un ricordo titolata, solo motivazioni profonde giustificano slmili rischi collettivi. In Vojvodina, ad esempio, 16 operai di una fonderla si sono visti notificare 11 licenziamento per aver promosso agitazioni. Lo sciopero prosegue a macchia di leopardo, toccando industrie, aziende agrico¬ le, servizi un po' ovunque. In un'azienda di Fiume, la Jadran, 800 lavoratori hanno Incrociato le braccia. A Skopje 1 komunalci (dipendenti comunali) si sono astenuti nuovamente dal lavoro: preoccupa soprattutto la situazione sanitaria, vista la gigantesca quantità di rifiuti per le strade cittadine. Le previsioni non sono rosee: entro fine mese il blocco salariale colpirà, altri tre milioni e mezzo di lavoratori fra Serbia, Montenegro, Slovenia, Macedonia, destando nuove sollevazioni. Secondo le autorità centrali, bisogna ridurre a ragione molte aziende che avrebbero disin¬ voltamente accresciuto gli stipendi, prevenendo l'austerity governativa. Migliorie svincolate. Inoltre, da un'accresciuta produttività, unico requisito valido — secondo la legge — per retribuzioni maggiori. L'anno scorso, in effetti, 1 salari hanno subito un'Impennata media sul 10%, contro aumenti produttivi dello 0,9. Jancko Obecki ha avuto cosi buon gioco ribadendo martedì: 'Metteremo fine alla pratica, purtroppo frequente, di spendere quanto non si è guadagnato: , I lavoratori difendono gli aumenti citando l'inflazione alle stelle (quasi il 100% nell'86) e un mercato sempre più avaro di generi primari. Ora anche qualche sindacalista, inizialmente scavalcato dalla protesta, prende le loro difese: Ivo BUandzlja, leader delle Unions croate, accusa direttamente i politici dicendosi 'amareggiato* per le misure antipopolari. Quanto a restituire il •maltolto» — come pretenderebbe Belgrado — 1 lavoratori neppure ci pensano. Con stipendi minimi da 130 mila lire, l'aumento (dal 10 al 50%) è finito volentieri in scarpe, benzina, cibo, mobili Il governo federativo non pensa comunque a un semplice giro di vite: entro lu- glio dovrebbero essere introdotte riforme economiche di ampia portata, che agevolino un'economia aperta, concorrenziale. Questo, almeno, auspicano numerosi specialisti a conclusione del Forum sullo sviluppo tenutosi nella capitale. Oli esperti sollecitano fra l'altro la creazione del mercato unitario nazionale, rimproverando alla classe politica un'indecisione rovinosa per il Paese. n Financial Times, tracciando un'impietosa disamina sul male Jugoslavo, osservava Ieri che gli scioperi giungono proprio quando Belgrado e 1 creditori occidentali (governi banche) sono vicini alla rottura sulla ristrutturazione del debito. L'ultimo rapporto stilato dal Fondo monetario internazionale, la scorsa settimana, era nettamente pessimista su una ripresa in tempi rapidi. H 30 marzo, a Parigi, le due parti si troveranno di fronte: qualcuno parla di riportare Belgrado sotto l'ombrello del Fmi, a condizioni, però, tutte da valutare. Di certo, per ora, oltre agli scioperi resta l'inflazione. Campionature sui primi due mesi '87 parlano di tasso annuale sul 130%, insostenibile per un Paese che cerca affannosamente la ripresa. Secondo l'autorevole quotidiano economico, tuttavia, bisogna discernere con freddezza 1 rischi sociali che un'austerity eccessivamente rigida può ingenerare. E' vero che il ministro delle Finanze, Sveto zar Ricanovic, ha difeso la nuova legge biocca-reddito, ma un confronto ancora più acceso avrebbe 11 risultato opposto: bloccare il rilancio economico mettendo in discussione anche la stabilità politica della Repubblica. e. st.

Persone citate: Ivo Buandzlja, Janko Obeclci, Land