Gavazzeni sa cos'è il «Ballo» di Massimo Mila

Gavazzerà sa cos'è il «Ballo» D direttore e Pavarotti sono stati le «gemme» dell'opera alla Scala Gavazzerà sa cos'è il «Ballo» Non teme d'imporre con energica bacchetta le esigenze del dramma, né la retorica necessaria nel patos verdiano, anzi l'ammette a ragion veduta - Il tenore in splendide condizioni vocali Maria Parazzini ha sostituito la Chiara, Eva Randova invece della Payne - Un isolato dissenso DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Occupatissimi a spulciare le opere minori di Verdi, i teatri italiani hanno a lungo dimenticato e snobbato un capolavoro come Un ballo In maschera, e quando lo vogliono ricuperare s'accorgono del problemi che presenta l'esecuzione di quest'opera di repertorio. Tanto più che ogni sorta di avversità si sono abbattute l'anno scorso a Firenze sullo spettacolo inaugurale del Maggio Musicale che avrebbe dovuto essere un solenne atto di riparazione. ! L'opera non potè arrivare oltre la prova generale, a causa di scioperi del personale cosiddetto artistico che impedirono tutte le rappresentazioni. Poi la messa In scena fiorentina, con le scene di Oluseppe Crisolini Malatesta e la regia di Sandro Sequi, nobili quelle e fluida questa, furono riprese a Torino, ma con altra compagnia e altro direttore, e l'esito musicale non fu dei migliori. Finalmente la Scala è riuscita a ricuperare almeno 1 due assi nella manica dello spettacolo cancellato a Firenze, cioè Oavazzeni e Pavarotti, e la cosa è potuta andare In porto. Ma anche qui. quante contrarietà dell'ultima ora hanno messo 1 bastoni nelle ruote! La protagonista femminile, Maria Chiara, ch'era stata un buon atout della rappresentazione torinese, si ammala verso la fine delle prove e viene sostituita con Maria Parazzini, la cui partecipazione era prevista per una delle recite successive. Ma non basta: l'ultimo giorno si ammala anche Ulrlca. Doveva essere Patricia Payne, il cui nome figura ancora nella locandina distribuita In teatro la sera dello spettacolo. Miracolosamente si riesce ad acciuffare Eva Randova, mezzosoprano di buon nome, d'origine cecoslovacca, apprezzata Kondry e Frlcka e Qutrune a Bayreuth, Eboli e Amneris a Salisburgo. Questa se ne arriva da Vienna fresca fresca e sale in scena probabilmente senza una prova. Ora tanto la Parazzini quanto la Randova sono cantanti di larga esperienza, e appunto per questo ognuna ha un suo stile di canto personale e una propria concezione della parte. E' impossibile che possano amalgamarsi immediatamente nella concezione elaborata da Oavazzeni con tanto fuoco d'interpretazione quanto rigorosa esclusione della routine melodrammatica. Minor male per Ulrica, parte che nell'opera se ne sta Isolata, come se fosse in cornice. Ma Amelia è un asse portante del dramma, se non si uniforma allo stile generale va in crisi la coerenza dello spettacolo, specialmente nelle scene d'insieme. Forse a questa discrepanza si dovette un curioso quanto isolato episodio d'Impazienza che sorse nel pubblico durante 11 second'atto, nell'insieme che segue il grande duetto d'amore, con. l'arrivo di Renato. «Ma questo non è Verdi ! » gridò qualcuno dal loggione. Ricordando che nel medesimo punto dell'opera si erano avute le beccate ad Abbado durante l'ultimo Ballo alla Scala, nel 1978, si può anche pensare che la protesta avesse di mira lo straordinario vigore drammatico impresso da Oavazzeni all'orchestra in quella scena culminante. Può darsi che ci sia qualcuno a Milano fornito di un'Idea tanto precisa quanto sbagliata sul modo d'Intendere Un ballo in maschera come una sagra di belle voci accompagnate da un tenue sussurro orchestrale, come usava nel dischi di cinquant'annl fa. Oavazzeni, cosi duttile nell'assecondare le esigenze di fiato dei cantanti, non teme invece d'imporre con energica bacchetta le esigenze del dramma. Certamente è uno che sa ancora che cos'è Un ballo in maschera. Non teme la retorica, necessaria nel patos verdiano; non la teme perché ne è perfettamente consapevole e l'ammette a ragion veduta: quanno ce vo', ce vo'. Insieme a Oavazzeni, Pavarotti è l'altra gemma dello spettacolo. Olà nell'edizione scaligera di * ve anni fa era stato la punta d'acciaio dell'Interpretazione vocale. Questa volta ugualmente, con continuità forse ancora maggiore: sempre al meglio d'una splendida condizione vocale, e capace di toccante schiettezza nella resa del personaggio. Il baritono Leo Nuoci e specialmente Patrizia Pace, piccolissima e vivace paggio Oscar, sono stati 1 migliori fra gli altri personaggio che erano sostenuti da Silvestro Sammaritano, Giancarlo Boldrini, Giovanni Qusmeroli. Sempre alla sua altezza 11 coro, diretto da Giulio Bertola; infelicissimi i movimenti coreografici per 11 Todesmenuett dell'ultimo atto. Il successo, trionfale per Pavarotti, ma Imparzialmente distribuito, senza riserve, fra tutti gli artisti, anche nelle sortite individuali, non ha permesso di stabilire con chi diavolo ce l'avessero i promotori della piccola protesta nel second'atto. :^Massimo Mila

Luoghi citati: Eboli, Firenze, Milano, Salisburgo, Torino, Vienna