Canè ci fa grandi come la Svezia di Gianni Romeo

Cane ci fa grandi come lei Svezia Parità tra italiani e scandinavi dopo la prima giornata di Davis Cane ci fa grandi come lei Svezia Il bolognese, ben consigliato da Panatta, ha conquistato il punto d'apertura rimontando un set a Pemfors - Poi si è lasciato andare a una polemica di cattivo gusto contro chi l'aveva criticato - Niente da fare per Colombo contro Wilander DAL NOSTRO INVIATO PRATO — Paolo Cane per un giorno ha (atto gonfiare il petto all'Italia del tennis che, dopo la prima giornata di Coppa Davis, si tiene saldamente aggrappata alla Svezia. Vincendo contro Pernfors il singolare di apertura, ha dato un po' di pepe a un- confronto che sembrava avviato in un tunnel senza via d'uscita. Intendiamoci, la via d'uscita non c'è nemmeno ora perché Simone Colombo è stato maltrattato da Wilander e oggi il doppio non concede speranze agli azzurri, per cui non si vede come Cane domani possa giocare l'ultimo incontro di Italia-Svezia, contro Wilander, per un punto «pesante». Ma un conto è tenere aperto il risultato fino alla terza giornata guadagnandosi 11 rispetto degli avversari, un altro conto sarebbe stato franare senza scampo e senza gloria. Cane ha affrontato Pernfors nel primo set a viso aperto, con il coraggio del giocatore conscio del suol mezzi e della sua buona salute. Ha risposto gagliardo alle pallate dell'avversario, al quale non è parso vero po¬ ter appoggiare la sua racchetta su quelle fiondate pulite e scoppiettanti per imprimere forza ancora maggiore ai suol colpi. Cosi il set è finito 6-1 in meno di 40 minuti, con Paolino malamente umiliato e vittima di se stesso, spesso fuori misura, asfissiato dal martellamento del rivale, sovente alla ricerca della conclusione affrettata degli scambi Ma nel tennis esiste come nel calcio una •panchina.. E Adriano Panatta ha impedito 11 suicidio suggerendo al ventiduenne bolognese di cambiare completamente tattica: rallentare i colpi, alzare qualche pallonetto, poi affondare all'Improvviso. Da quel momento il confronto è diventato un balletto fra un'ape e un calabrone. Lui, Pernfors, si avventava, sembrava sempre sul punto di stritolare Cane, ma non lo afferrava mai. L'ape gli ronzava intorno, lo stuzzicava, gli recapitava docili pallette sulle quali Pemfors non trovava più l'appoggio per spingere 1 colpi. Poi, d'improvviso, l'attacco dell'ape, e il pungiglione di Cane colpiva il bersaglio. Era soprattutto il diritto anticipato e scari¬ cato con angolazioni ardite l'arma vincente. Un 6-2 nei secondo set e un 6-3 nel terzo premiavano la tattica intelligente e la disponibilità di Cane a soffrire, frenando il temperamento e l'estro. - n riposo di prammatica dopo il terzo set, quindi la ri¬ presa. Cane non poteva permettersi di concedere al più sodo rivale la possibilità di andare al quinto set; buttava sulla rossa terra del ■Centrale, di Prato inondato da un sole dolce le energie che gli restavano e chiudeva alla quarta partita, dopo essere stato raggiunto da 2-0 a 2-2. poi avvicinato da 5-2 a 54 fra qualche timore. Usava in quest'ultimo set tante piccole astuzie, comandando gli applausi della folla o ritardando la ripresa del gioco per mandare flato nei polmoni. Sgridava pure un raccattapalle che a un certo punto si affrettava troppo, e una voce dal loggione lo ammoniva: «Attento, che a Pastorella hanno dato sei giornate Chiudeva cosi un incontro non bello ma agonisticamente avvincente, fra colpi di scena, emozioni Otto servizi persi dall'azzurro (e un doppio fallo), dieci dallo svedese (e cinque doppi falli). L'unica partita che non avrebbe dovuto perdere era quella del buon gusto, ma quel fascio di nervi che è Cane dopo aver messo a segno il match-ball scaricava le sue tensioni con un gesto e qualche parola non proprio da Oxford indirizzate al giornalisti, che come ben si sa sono sempre i colpevoli di tutte le malefatte. Più tardi ridimensionava l'episodio, traducendolo in lingua corrente: «Afolte volte prima di scrivere che siamo dei buoni a nulla bisogna dare fiducia a questi italiani che si sacrificano come gli altri e dimostrano di saper ottenere anche dei risultati Tornando alla lettura sportiva del confronto, la prodezza di Cane contro Pemfors, finalista lo scorso anno al Torneo di Parigi, 6 documentata anche dalle cifre, u nostro è il numero 42 del mondo, l'altro 11 quattordicesimo. Speranze dunque di salire nella scala del valori? Cane dice di si; Pernfors, dopo la scofitta ancora più bruttino e mogio, lui che è l'unico svedese non biondo, risponde glaciale: «C/n conto è vincere un confronto di Coppa Davis, un altro conto sei partite in sei giorni in un ■torneo individuale.. DI Wilander e dell'esordiente Simone Colombo non c'è molto da dire. Un 5-0 iniziale, poi un certo equilibrio, quindi otto games finali consecutivi infilati dallo svedese, che non è parso però in gran condizione. Peccato che il confronto diretto con Cane sia l'ultimo della giornata conclusiva, quando probabilmente il 3-1 avrà già promosso la Svezia e tolto sapore alla sfida. Gianni Romeo TENNIS

Luoghi citati: Italia, Oxford, Parigi, Prato, Svezia