Disco giallo per Andreotti di Ezio Mauro

Disco giallo per Andreotti I socialisti imprimono una svolta alla crisi permettendo al piccione de di continuare a volare Disco giallo per Andreotti Dal psi quattro condizioni: il governo stia lontano dai referendum, impegno per reiezione diretta del Capo dello Stato, niente «scarti» nella politica estera, nessun esecutivo minoritario in caso di fallimento ROMA — « Voglio confermarti che non ci opponiamo al tuo nome. Ci opponiamo al metodo di chi vuole usare il tuo nome contro di noU. Bettino Craxi aveva appena Incominciato a parlare, lunedi mattina alle 12,30 nel suo studio a Palazzo Chigi, quando Giulio Andreotti ha registrato al volo, in questa frase, il segnale «giallo» sul semaforo socialista. Lo ha fatto alla maniera di sempre, un po' democristiana, un po' andreottiana: senza battere ciglio, senza rispondere subito, senza nemmeno muovere le mani che teneva strette in grembo. ^Rispetto a ieri la situazione non è peggiorata., si è limitato a dire con prudenza all'uscita, curvo come sempre sotto il peso delle difficoltà. Ma chiuso nel suo studio di piazza Montecitorio, più tardi, per la prima volta dall'inizio della crisi il presidente incaricato si è lasciato andare con il suo più vecchio amico: «Se non mi sbaglio, forse siamo alla svolta.. Il vecchio intuito democristiano di Andreotti non si era sbagliato. Lentamente, tra un corsivo sulYAvanti! e un silenzio, tra il ribollire dei vecchi furori antidemltiani e la sperimentazione della nuova Realpolitik craxiana. il pai ha corretto il tiro, e il piccione de ha scoperto di poter volare ben oltre la breve parabola in discesa che nei primi giorni era stata disegnata per lui da- via del Corso. Prima il sentiero disegnato apposta per lui da Giuliano Amato, sia pur stretto e impervio, con l'invito a concentrare l'obiettivo del governo post-craxiano sulle riforme istituzionali craxiane. Poi la fine delle ostilità socialiste sul suo nome, con lo spostamento del tiro un po' su tutto lo schieramento democristiano (Cossiga incluso) e l'unica, significativa eccezione del presidente incaricato. Quindi i segnali sotterranei e privati, abbondanti e cifrati, tutti concordi nel testimoniare che il clima socialista stava cambiando. Mancava soltanto una dichiarazione pubblica, a testimoniare la svolta del psi nei confronti dell'ex Belzebù evocato in passato da Craxi come il grande nemico. Ed è venuta ieri, davanti alle telecamere tivù piantate dentro Montecitorio, dopo l'incontro tra la delegazione socialista e Andreotti. «Diciamo pure che gli abbiamo portato un consiglio e un incoraggiamento., ha spiegato il vicesegretario del psi, Claudio Martelli. «Come ultimo elemento per valutare la posizione socialista — ha aggiunto il capogruppo alla Camera, Lelio Lagorìo — Andreotti aveva il corsivo dell'Avanti! di martedì, che era un no. Oggi lo abbiamo incoraggiato ad andare avanti.. Insomma, la svolta c'è, e si vede. E' maturata in due giorni, secondo Gennaro Acquavìva (capo della segreteria del presidente del Consiglio) per il «realismo» di Craxi, secondo Lagorìo per la 'responsabilità, del psi. secondo Martelli per «salvare il salvabile.. Secondo 1 maligni, all'origine della svolta c'è anche il fantasma del «governo di garanzia» evocato venerdì scorso da Alessandro Natta come unico strumento accettabile, in caso di fallimento dichiarato del pentapartito, per traghettare tutti 1 partiti costituzionali verso le elezioni In condizioni di effettiva parità, con una sorta di riedizione momentanea della solidarietà nazionale capace di rimettere in gioco il pel erodendo la centralità del psi: ma è un fantasma che non è mai riuscito a spaventare Craxi, rassicurato indirettamente dal patto di non belligeranza nei confronti del socialisti assicurato da Natta a Rino Formica, e direttamente dallo stesso Andreotti, che gli ha garantito, nell'incontro di martedì, fedeltà al quadro di pentapartito e rifiuto di scorciatole, invenzioni elettorali, sorprese antisocialiste. In realtà, il psi sa benissimo che trasformare — come sta facendo — il «no» alla strategia demitiana in un «ni» al tentativo andreottiano è una carta rischiosissima, con un ampio margine d'azzardo, anche se è l'unica che può spostare 11 gioco dallo schema prefissato a piazza del Gesù con il gioco della staffetta. Il tentativo è quello di tenere costantemente distinta l'avventura di Andreotti dalla tattica di De Mita, divaricandole dall'inizio alla fine, separandole ogni volta che è possibile, mettendole in contraddizione appena si può, a partire dai referendum per arrivare alla battaglia sull'elezione diretta dèi, Presidente della Repubblica, passando attraverso un'esplicita dichiarazione andreottiana di continuità del suo governo con l'esperienza craxiana. Anche se nessuno a via del Corso lo dice, il tentativo spericolato, se andasse a buon fine, avrebbe un risul¬ tato obbligato, anche se fino a qualche anno fa assolutamente Impensabile: trasformare il governo della rivincita democristiana in un .governo amico., facendo recitare alla fine ad Andreotti la parte che all'Inizio della crisi era stata pensata per Arnaldo Forlani. La marcia di avvicinamento a questo obiettivo è fatta di piccoli passi, tutti però nella stessa direzione. La svolta viene spiegata ricordando che il psi non ha mai detto no alla persona di Andreotti, ma piuttosto al metodo seguito dal vertice de nel candidarlo. «Abbiamo subito una forzatura dalla de, con questa scelta — spiega Martelli —. Prima l'ha subita il Capo dello Stato e poi noi. Potevamo ribellarci. Abbiamo deciso per la cautela per non facilitare la caccia di De Mita alle elesioni anticipate, sforzandoci di tener distinto il giudizio sul gruppo dirigente de e il dovere di dare un governo al Paese.. Il psi, cioè, prende atto .che oggi c'è un presidente incaricato — come dice Lagorìo — che intende utilizzare la sua capacità e la sua forza contrattuale per verificare se esistono le condizioni per formare un governo.. il segnale giallo, però, non è ancora verde. Se consente ad Andreotti di non tornare da Cossiga con le mani vuote, rinunciando al tentativo, segna appena l'inizio di un negoziato, che il psi ha annunciato ieri al presidente incaricato, indicandogli le quattro condizioni socialiste di partenza. Per prima cosa, il governo deve «tenersi lontano dai referendum., perché il psi vuole che si svolgano regolarmente. Poi, Andreotti deve Impegnarsi per fare del suo anno a Palazzo Chigi un anno di discussione sulla Grande Riforma, portando al centro del dibattito politico la questione dell'elezione diretta del Capo dello Stato, in modo da preparare la piattaforma di lancio della campagna elettorale del psi. Quindi, la garanzia pubblica che la politica estera e tutte le linee di fondo del nuovo ministero rappresenteranno una continuità e non uno scarto rispetto al governo Craxi. E infine il patto anticipato, in caso di fallimento, per non ricorrere a quelli che Martelli chiama .gover¬ ni allo sbando, minoritari, comunque diversi dal quadro di pentapartito.. Qui, ieri, c'è stato l'unico momento di leggera tensione tra 1 socialisti e Andreotti il presidente incaricato ha dato ampia assicurazione: ma Martelli gli ha replicato che qualche avance, e qualche sondaggio 'c'erano stati nel giorni scorsi da parte democristiana verso 1 partiti laici minori. Dunque le assicurazioni andavano bene, ma 11 psi voleva, alla prima occasione, Impegni pubblici. Per 11 resto, Andreotti non ha sollevato difficoltà. SI alla .continuità. (.La politica estera di questi quattro anni l'ho gestita io.), si anche all'avvio della discussione sull'elezione diretta del Capo dello Stato, magari con qualche soluzione intermedia, come le prime tre votazioni a Camere riunite e poi, nel caso in cui manchi la maggioranza qualificata, il ricorso al voto popolare. SI, a sorpresa, anche per 1 referendum, almeno per quanto riguarda la giustizia. .Credo proprio che tra noi e Andreotti sui referendum ci sia un sottile distinguo., confermava ieri alla Camera il vicesegretario de Guido Bodrato. I socialisti. Intanto, passeggiavano soddisfatti. E la vecchia maschera di Belzebù, dimenticata? .Anche il diavolo — ha confidato qualche tempo fa Bettino Craxi a un amico che glielo chiedeva — visto da vicino è meno brutto di come lo dipingo™"- Ezio Mauro

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