II nuovo jazz parla europeo

II nuovo jazz parla europeo Si è conclusa la settima edizione del festival di Ivrea II nuovo jazz parla europeo Grande affluenza di pubblico - La rivincita italiana con il bassista Giovanni Tommaso Il gruppo di Ronnie Scott e il vibrafonista Dave Pike, americano di origine europea IVREA — Il jazz a Ivrea anche quest'anno ha fatto successo ami ha spopolato costringendo alla severità, nel-lungo weekend appena passato, le signore del botteghino che hanno dovuto rimandare a casa alcune centinaia di imprevidenti e sfortunati ritardatari. Il cartellone del settimo .Eurojazz» quest'anno era particolarmente invitante. Inoltre è giunto il momento di valutare la popolarità ottenuta presso il nuovo pubblico dal nuovi jazzisti e il gioco è fatto. Non sarà un fenomeno commerciale paragonabile a certi baracconi della canzonetta ma anche il jote incomincia a muoversi e a salire sugli indici dell'alto gradimento. Tre giorni di musica nell'auditorium dell'hotel «La Serra» preso letteralmente d'assedio. In scena otto complessi di varia nazionalità con musicisti italiani, belgi, inglesi e americani: il pubblico ha applaudito tutti indiscriminatamente segnalando una maturità inusitata. Un tempo infatti era sufficiente avere la pelle nera per essere considerato «11 migliore», oggi la valutazione si è fatta più obbiettiva e quindi può accadere che tutti si accorgano che un Giovanni Tommaso possa essere uno del migliori basisti del mondo. Giovanni Tommaso, lucchese, ex sideman di Baker negli Anni Sessanta quindi il 'Ronnie Scott Club' appunto, a due passi da Piccadllly. Il gruppo di Scott fa del jazz moderno nel quale si notano alcuni precisi riferimenti con gli schemi della tradizione hardbop. I solisti sono tutti eccellenti (il batterista Martyn Drew è uno che ci sa fare, se n'era accorto anche Oscar Peterson che lo ha voluto nel suo trio) e il loro repertorio è tra i più fluenti e collaudati della sce¬ na mondiale. H quintetto si esibisce da anni nel club di Ronnie nella immutata formazione. Un'orchestra compatta, viva ed estremamente professionale. Sempre sabato scorso, il vibrafonista americano Dave Pike (accompagnato da un trio italiano) ha fatto crollare il teatro sotto una valanga di applausi. Dave e un grande virtuoso dell Improvvisazione, un musicista nato che coltiva la naturalezza dell'e¬ conduttore del 'Perigeo*, è ora leader di un complesso italiano di tutte stelle (Massimo Urbani all'alto, Paolo Fresu alla tromba, Roberto Gatto alla batteria, Danilo Rea al piano). Giovanni ha suonato nella seconda serata e ha affrontato il duello a distanza con Ron Mathewson, l'asso britannico del gruppo diretto da Ronnie Scott, il senatore del jazz europeo, titolare del più celebre jazzelub europeo. spressione privilegiando il contenuto alla tecnica. Un modernissimo musicista d'altri tempi, un erede nomade dell'eterno filone parkeriano. Dave ora vive in Belgio (suona sovente con Jacques Pelzer, con il irto di CeCar Watton) e non vuole tornare in America. «Mia madre è nata in Russia, mio padre in Romania: in Europa ho trovato la mia vera patria». il festival si era iniziato venerdì con la buona performance della cantante Oliveri (accompagnata da un superlativo Luigi Bonafede), era andata avanti con gran classe con l'intervento del quartetto di John Taylor (con Rata, Di Castri e Oxley) per finire in trionfo con il trio di Ecidio Harris, forse il jazzista più istintivo della attuale scena del jazz. Accanto a Harris ha molto bene figurato, come il solito, il chitarrista belga Philippe Catherine, allievo di René Thomas, l'indimenticabile. In chiusura un personaggio storico {Pharoah Sonderà) e un gruppo europeo di. solisti giovani ma già affermati: Flavio Boltro, Furio di Castri e Manu Roche. Un gran finale quasi emblematico di questo festival eporediese dove, nelle intenzioni degli organizzatori, lo spazio fra il passato storico e le certezze del futuro deve diventare una linea sempre più sottile, sfumata. Franco Mondin!

Luoghi citati: America, Belgio, Europa, Ivrea, Romania, Russia