La «sovranità» dei proconsoli

La «sovranità» dei proconsoli La «sovranità» dei proconsoli E' diffìcile dire se i dirigenti cecoslovacchi sono immensamente stupidi, oppure immensamente furbi: la frontiera fra i due comportamenti è spesso cosi labile. Fatto sta che gli ultimi accadimenti di Praga fanno impressione. Proprio mentre il Grande Fratello Ubera prigionieri politici, manda al Festival di Sanremo cantanti rock sia pure attempate, favorisce una certa liberalizzazione artistica, lo stato maggiore cecoslovacco si arrocca, e non ha vergogna di aprire un processo pubblico contro i sette esponenti della Sezione Jazz imprigionati nello scorso settembre. Quel che è permesso al centro ha sapore eretico in periferia, quel che Gorbaciov può osare in casa rischia di travolgere i suoi proconsoli. Tanto più che Gorbaciov è divenuto un po' un simbolo, in Europa centro-orientale. Anche le opposizioni sono astute, e quale che sia il loro giudizio sul padrone moscovita, sembrano decise a sfruttare le sue riforme per imbarazzare i dirigenti locali. Lunedi l'opposizione po- Gustav Husak lacca ha manifestato a Varsavia e Vroclav invocando il leader sovietico. Meno vistoso, più sparuto, un analogo corteo si sarebbe svolto in febbraio a Praga. Di qui il disagio dei proconsoli, e in particolare dei proconsoli cecoslovacchi cui Mosca affidò — diciannove anni fa — il compito di cancellare il ricordo della primavera di Praga. Compito che Husak è riuscito però ad assolvere solo parzialmente. Traversando recentemente la Cecoslovacchia mi sono accorta di come Praga non sia più smorta come nel primo decennio della normalizzazione. Le città pullulano di teatrini off, musica mimo e cabaret sono maschere adorate dagli oppositori, John Lennon è un mito per i giovani ribelli. Ecco perché la Sezione Jazz ha dato tanto fastidio: gli iscritti erano quasi diecimila, i suoi concerti, esposizioni, bollettini sfidavano i governanti. E il governo sa il significato di cabaret, pantomima e musica nella storia cecoslovacca. Sempre il loro fiorite prelude a una presa di coscienza politica: cosi è stato fin dagli Anni 30, e nel '68. Ragion per cui stupidità e disagio inestricabilmente si mescolano: per paura di valorizzarli politicamente, il regime accusa i sette jazzisti non già di sovversione bensì di attività commerciali illecite. Ma c'è anche una dose notevole di furbizia in chi ha voluto pubblicizzare oggi il processo. Nessuno può ancora dire quale sia la straBarbara Spinelli (Continua a pagina 2 In ietta colonna)

Persone citate: Gorbaciov, Gustav Husak, Husak, John Lennon

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Europa, Mosca, Praga, Sanremo, Varsavia