Londra, mini-invasione dello «Spaghetti rock»
Londra, mini-invasione dello «Spaghetti rock» Nel tempio del pop inglese 11 gruppi italiani Londra, mini-invasione dello «Spaghetti rock» AU'Hammersmith non grande successo di pubblico (500 spettatori). comunque, che dalla prima selezione, che ha portato i gruppi rockstar prima a quaranta e poi a undici, alcuni di essi hanno sborsato 6 milioni per contributo alle spese. Ma non tutti: i fiorentini «Overload». tra l migliori In concerto con una «cover» del Moody Blues, ci spiegano di non aver potuto tirar fuori una lira perché avevano appena fatto un disco In proprio ed erano al verde. Altri ammettono: «51, è stato un investimento, se non altro, alla fine, sarà stato un'esperienza.. Il trio della «Dischi noi» viene da Isolabona, piccolo centro di fiori e giardini alle spalle di Sanremo. Il piti organizzativo è Mariano Schiavollnl, 32 anni, un passato di musicista. Con lui cantava Nikkl Barton, una bella ragazza che dice di aver sangue inglese e pellerossa e vive da quindici anni a Isolabona; è lei che ha avviato 1 contatti con gli inglesi insieme con Carlo Boero, 42 anni, e aspetto di hippie irriducibile, lunghi capelli e barba. E' stato quindici anni a Londra, ha fatto U fotografo, poi s'è stufato ed è tornato in Liguria: .Faccio il contadino, produco fiori, ma senza diserbanti.. Se va male? Scherza: .Farò come i giapponesi dopo la guerra, in quattrocentomila metri di terreno mi posso pure nascondere.. I tre esprimono rabbia contro la politica delle case discografiche italiane, cosi ritrose a investire sul piano artistico: «7n Inghilterra emergi se sei bravo, non se sei figlio di qualcuno o se hai padrini politici». Il concerto, Iniziato in un'atmosfera imbarazzata, con i metallari «Touch of the devU» si è via via scaldato anche di timidi applausi non della claque. In scena, ragazzi impacciati nella gestualità, un po' di delusione; estetica per l'aspetto e 11 •vestire non brillanti di molti musicisti. Insomma, si vorrebbe che gli italiani fossero tutti belli ed eleganti, ma solo 1 .Rose Garden, da Rovigo, gruppo new wave con qualche spunto originale, ha curato questo particolare. I «Mistic Design» da Macerata, con un cantante chitarrista sedicenne che par nato per stare in scena, avevano come coro due robuste amiche infermiere che sembravano reduci da una giornata di lavoro sotto la pioggia. L'entusiasmo metallaro è andato soprattutto agU imperiesi «Crossbohes.. che aggrediscono bene e paiono avere già un futuro. Interessanti i «Futuritmi», fra dark e pslchedeUa, che unici han cantato in italiano, e l «Pechino Politic», fra Spandau e Simple Mind. Ma U più originale, nella sua aria stralunata e melanconica, è stato Kicco Beni, bergamasco, un iratello giovane di Joe Jackson, che ha cantato una sola canzone, con una band di turnisti inglesi. Marinella Venegoni cento da italiani, molti dei quali arrivati da casa a fare 11 tifo per gli amici: solo per 1 metallari torinesi «FU di ferro» c'era una claque di dodici persone, fra le quali un maturo signore . abilissimo nel fischi all'americana. La pubblicità dell'.Italian invasion» si era limitata a qualche annuncio sul giornali specializzati, un pezzo sul Daily News titolato «Spaghetti rock», un'intervista radiofonica agU organizzatori; mentre «Time Out», U settimanale del tempo Ubero, commentava: .Potrebbe essere una serata pazza da passar fuori». Ma quel che premeva alla «Dischi noi» non era U pubblico, ma la presenza al concerto di addetti al lavori, discografici, produttori di musica, talent-scout, giornalisti specializzati. Durante U concerto, è stato girato un video (costo: 80 milioni) che dovrà dare la spinta alla -Italian invasion», che dovrebbe cominciare soltanto ora, se qualcuno degU undici è piaciuto ai soloni che stavano ad ascoltare. OU uomini della «Dischi noi» sperano in contratti italo-inglesi, neUa favola beUa che porti dà Rovigo o Macerata alle top ten inglesi: •Vogliamo fare i talent-scout come gl'indipendenti inglesi, speriamo di vendere licenze e distribuzioni.. Dall'ideazione al concerto àelVHammersmith, se ne saranno andati alla fine 700 milioni o giù di U, senza uno sponsor. I tre pionieri della «Dischi noi» lo raccontano con le mani nei capelli, ma con una certa sicurezza di fondo, impossibile sapere da dove vengano tanti quattrini, se i tre siano ricchi di famiglia, freschi di eredità, o se ci sia qualche misterioso mecenate alle spalle; si sa, DAL NOSTRO INVIATO LONDRA — E' come vendere le renne ai làpponi o il samba ai brasiliani. Una piccola etichetta sanremese, «Dischi noi», ha portato in concerto domenica scorsa ah'Hammersmith Odeon, tempio della musica pop inglese (affitto del locale: 60 milioni di lire), undici gruppi musicali italiani, in prevalenza di heavy metal, sconosciuti anche in patria, molti dei quali non si erano mai esibiti dal vivo. Uscite da una selezione di 2300 cassette, inviate in seguito ad un appello pubblicato sui giornali musicali, le aspiranti rockstar sono state in novembre in Inghilterra e a Ibiza, a incidere (in inglese) due brani del loro repertorio. In studio, sono stati corretti, impostati, indirizzati e mixati da esperti produttori e tecnici londinesi, abituali creatori di divi, assoldati (s'immagina copiosamente) dalla «Dischi noi». •Non ho mai visto fare un'operazione del genere., ha detto alla fine del concerto, fra 11 divertito e il serio, uno di essi. Guy Bidmead, che ha in curriculum il lancio dei Motor Head. Tutti, alla fine, apparivano felici e contenti, la compilation, con tre chitarre in copertina, una bianca, una rossa, una verde, era già. In vendita nell'atrio. Con presunzione, e si spera con un tocco d'ironia, la spedizione londinese è stata chiamata «Italian rock invasion», proprio come la «British invasion», la conquista del mercato mondiale da parte del pop britannico avvenuta alcuni anni fa, e mal finora conclusa. Dire che VHammersmith, domenica sera, fosse affollato, proprio non si può. Su 3500 posti, ce n'erano occupati forse 500, per il 70 per
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