Il tribunale respinge il ricorso Buitoni di Emilio Pucci

La Sin e restaci ri Il tribunale respinge il ricorso Buitoni La Sin e restaci ri D gruppo De Benedetti può ancora ricorrere in Cassazione, ma deve pagare le spese processuali: circa un miliardo e mezzo - Ora Prodi può riaprire Tasta ROMA — La Sme, la finanziaria alimentare dell'lri, resta nell'area pubblica. Buona parte di cioccolatini biscotti, panettoni gelati pelati e spaghetti saranno ancora di produzione statale. □ giudice in seconda Istanza ha dato di nuovo ragione all'Iri, respingendo l'appello presentato il 19 luglio scorso dalla Buitoni di Carlo De Benedetti. La prima Sezione Civile della Corte di Appello di Roma ha negato valore contrattuale alla lettera di accordo firmata dal presidente dell'Ir!, Romano Prodi e da Carlo De Benedetti il 29 aprile del 1985 per la cessione della Sme alla Buitoni, al prezzo di 497 miliardi di lire. Quella lettera, in pratica, non può considerarsi un contratto, mancando l'autorizzazione preventiva alla vendita da parte del ministro delle Partecipazioni Statali. La sentenza di secondo grado non chiude comunque la vicenda Sme, perché al gruppo De Benedetti resta la possibilità di un ricorso in Cassazione. Però, 11 giudizio di appello è provvisoriamente esecutivo e la Buitoni, società perdente, dovrà per il momento pagare le spese processuali di primo e secondo grado, pari a circa un miliardo e mezzo di lire, la cifra più alta mai liquidata in Italia a favore del legali. L'Iri, intanto, potrebbe riaprire l'asta per la cessione della società alimentare e già ieri sera la principale cordata antagonista della Buitoni (il pool Barilla-Ferrero-Berlusconi-Cooperative bianche) ha confermato l'Interesse «a continuare le trattative interrotte' per rilevare la Sme.In via Veneto, tuttavia, si mantiene 11 più stretto riserbo sugli sviluppi della vicenda. Ma non è da escludere che alla fine, dopo l'interminabile battaglia del ricorsi, l'Iri preferisca tenersi la Sme. In questi due anni di «guerra» legale la Sme non è stata lasciata andare alla deriva. Prodi e 1 manager della finanziaria alimentare hanno portato decisamente avanti un piano di risanamento aziendale che sta dando i suoi frutti: il complesso di imprese facenti capo al gruppo (tra cui •grandi firme», come Autogrill, Gs, Italgel, Pavesi, Motta, Alemagna, Cirio, Bertoni e De Rica) ha chiuso il bilancio '86 con un fatturato di 3800 miliardi, 11 25,6 per cento in più dell'anno precedente, e con un utile netto di 60 miliardi analogo a quello del 1985. Gli investi¬ menti sono ammontati a 150 miliardi Un'operazione-rilancio perfettamente riuscita che potrebbe quindi portare ad un ripensamento della strategia adottata nella primavera del 1985, quando si pensava solo a privatizzare 11 polo alimentare. All'Iri la politica delle «dismissioni», della vendita cioè dei settori ritenuti non strategici per le partecipazioni statali è sempre valida, ma il risanamento della Sme potrebbe anche portare ad una filosofia diversa da quella di un'asta per la cessione dell'intero gruppo. Il dispositivo della seconda sentenza sulla Sme, depositato ieri in Cancelleria, sarà noto tra qualche giorno, subito dopo la sua registrazione. Secondo le prime Indiscrezioni, le 77 cartelle dattiloscritte della sentenza di appello ripercorrono le varie tappe della vicenda, arrivando nella sostanza alla conferma del verdetto di primo grado, anche se, rispetto alla pronuncia del luglio scorso, 11 giudice stavolta riconosce pienamente ammissibili gli atti di intervento promossi dalle cordate antagoniste alla Buitoni, la Iar (gruppo Barilla-Feirero-Berlusconl) e la Cofima dell'industriale Giovanni Fimiani. Secondo la Corte d'Appello, in definitiva, nel documento sottoscritto tra Prodi e De Benedetti si individua solo una «proposta di contratto» e non un «protocollo di intesa». Emilio Pucci

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