Un incubo la stiva dei veleni

Un incubo la stiva dei veleni Si tenta di recuperare le sostanze tossiche dal relitto del traghetto affondato Un incubo la stiva dei veleni Il ministro belga dell'Ambiente: «Contenitori intatti, sulla nave non c'è diossina» - Nuova smentita: nessun italiano era a bordo Troppo fragili quelle novi GENOVA — La tragedia del Canale della Manica riapre un processo (del resto mai definitivamente chiuso) alle navi traghetto. Bono sicure? Il rovesciamento dello Herald of Free Enterprise può essere compreso tra i sinistri che, fisiologicamente, fanno parte dell'andare per mare? La progettazione è adeguata alle piti esigenti richieste del traffico? E com'è la situazione in Italia? La risposta a queste domande, cercata in ambienti tecnici e tra ufficiali della marinerìa, non è facile. Ci sono in gioco Interessi enormi, di Stati e di società private; basti pensare che sono circa 4000 i traghetti in servizio nel mondo. Si incontrano molte bocche cucite. E ri¬ mGvdpeosagm•tglvnggcQ"asc| sposte del tipo:. -Già, io le racconto certe cose, cosi poi l'armatore mi sbarca». Vediamo, dunque, quali sono alcune di queste «certe cose». Intanto, circola nell'ambiente una definizione: i traghetti sono giganteschi buchi di mare con attorno una nave: evidentemente non hanno, per la loro stessa struttura, la sicurezza di altri mezzi che solcano il mare, a causa dell'enorme superficie adibita a ricovero delle auto. I traghetti si chiamano «Roll on-Roll off» (perché consentono al veicolo di «entrare e uscire» senza far manovra) ed hanno avuto vita tranquilla fino agli Anni 70. Nasce in quel momento 11 sospetto, sinte¬ tizzato in una domanda: e se il garage si allaga, che accade? Concorde la risposta: si ha un ribaltamento dei mezzi stivati, con un rapido rovesciamento (o affondamento) della nave. Il tema del rischio cominciò ad essere affrontato una quindicina di anni fa, per due motivi: l'aumento del traffico passeggeri (milioni di persone raggiungono le isole In estate, le economie isolane hanno bisogno di esportare e di rifornirsi venti volte di più di quanto accadeva nel primi Anni 70), e l'aumento — per numero e per peso — delle macchine trasportate: dalle poche auto di una volta, ai Tir e ai container di oggi. «£' accaduto cori — spiega un comandante di traghetto, Gennaro Coglia, di Civitavecchia — che la funzione del traghetto sia snaturata: progettato per tragitti brevi e con limitati carichi, deve ora sopportare volumi di trasporto ingigantiti». Comandante, lei ha da 17 anni la responsabilità di traghetti C'è rischio, specialmente per quelli italiani? •Intanto — prosegue il capitano Goglia — devo correggere molte inesattezze che ho letto in questi giorni. Non è vero che i "Ro-Ro" italiani non abbiano le paratie stagne. Ci sono, in base alla legge internazionale "Solas" che non ammette deroghe. Queste paratie, definite "tuga", sono lunghe da sette a dieci metri e disposte in senso longitudinale. Il pericolo viene, per l'SO per cento, da errori umani, a causa di viaggi accelerati e a carenza di personale, dovuta anche ai troppo rapidi avvicendamenti e atta precarietà degli incarichi». .«K.eaq-.ats | noi sugizacincol'aG—ziopesoRmdocotipcapecoaugatrnfalogatubnmlopgdusfpbndtrmd«inletupvAumentano auto traspor- 1 |-late'e passeggétl?'ih& 8on©^ oi sufficienti le nuove tecnologie per garantire la sicurezza? E' una domanda che, da cinque anni, si pone una conference di settore che l'anno scorso si è svolta a Goteborg e durante la quale — contro tutte le affermazioni rassicuranti — è stata perfino messa in dubbio la sopravvivenza delle «RoRo». Il 25 per cento dei sinistri marittimi avvenuti nel mondo fra il 1965 e 11 1981 ha coinvolto navi di questo tipo/ per il 45 per cento dei casi il sinistro è avvenuto per lo spostamento del carico. Goteborg ha proposto: aumento delle paratie nel garage, limitazioni delle tratte (ora le «Ro-Ro» varcano anche gli oceani), doppio fasciame, minuzioso controllo del portellonl di accesso ai garage. Molte le proposte per il futuro. Ma che si può fare, subito? U comandante Goglia non ha dubbi: -Assicurare la massima sicurezza ai portellonl. So per esperienza che, proprio nel Mare del Nord, i grandi accessi si chiudono durante la manovra, ed è una confidenza che può trasformarsi in tragedia. Proprio per una sciocchezza: bloccare o aprire un portellone comporta da Sa 10minuti di tempo». E' quello che è accaduto al traghetto inglese? Lo ritiene molto probabile un tecnico della Tirrenia, che afferma: «Se il portellone della nave inglese era aperto, è probabile che abbia fatto da gigantesco cucchiaio, imprimendo una violenta rotazione, e provocando l'immediato rovesciamento. Questo non può accadere nelle nostre navi che tonno un solo accesso; se, pai. non è sigillato. 1 non si parte né si entra in ^3wjrtaiirj^-jGaia<, Coppia.

Persone citate: Gennaro Coglia, Goglia, Roll

Luoghi citati: Civitavecchia, Genova, Italia