Donne, meglio senza festa

Donne, meglio senza festa ^portineria Donne, meglio senza festa di Gian Paolo Orni ezzano Oggi 8 marzo si celebra la festa della donna, che è secondo noi una delle massime ghettizzazioni dell'altra metà del cielo, stavolta poi voluta dalle donne, il che è abbastanza triste: nel senso che la donna sarà libera, emancipata, sicura di sé quando non avrà bisogno di nessuna festa per celebrarsi. Lo sport è abbastanza complice di questa ghettizzazione. La donna nello sport è da sempre usata: per le barzellette, l risolini, i confronti, i paternalismi, le spinte ipotesi sessuali, gli inseguimenti. Lei et sta, di regola. Accetta ancora il complimento più squallido, cioè: guarda quanto è brava, pochi uomini saprebbero fare lo stesso. Due sport rischiano di essere celebri, o almeno conosciuti, sol perché in essi la donna è più brava dell'uomo, o almeno fa cose che all'uomo non riescono: ginnastica e pattinaggio. E se poi uno sport trasmette l'immagine di una donna molto donna, ecco che subito si fa notare quanto è carina: brava eppure carina, o carina eppure brava. E a quando le prime foto nude di atlete celebri? Ci siamo quasi, teniamo scommesse: è proprio italiana la pubblicazione della prima tetta nuda di una fantina, subito lapidata, Tiziana Sassi si chiamava, a suo modo una protomartire. Abbastanza regolarmente, per la festa della donna si scomodano le sportive, le alfiere (non si dice più: le suffragette). In Italia e net Paesi latini In genere si fa presente che le nostre campionesse non hanno t baffi. Hanno quasi tutte l'uomo, alcune procreano. St presenta come straordinario ti fatto che le donne stano donne. E neanche obbligatoriamente lesbiche, toh. Si gioca duro sulla apparente scarsa femminilità delle altre: ma fra lo humour rischioso e comunque non gratuito di Eddy Ottoz in diretta televisiva («Perché mi presento al via con la barba lunga? Beh, io e le tedesche dell'Est non ci radiamo mai nel giorni delle gare, per scaramanzia») e certe battutacce, ci sta II famoso annoluce. E' comunque tutto un brutto gioco, purtroppo mandato avanti con l'inconscia complicità delle donne. I confronti, i raffronti, l parametri, gli specchietti, i grafici, le ascisse e le coordinate: sempre la donna che insegue l'uomo, nella posizione assurda di un peso medio che deve cercare di essere potente come un peso massimo. Perché qui sta l'equivoco: la donna non è stimata o addirittura temuta, nello sport, in quanto ottimo peso medio, ma In quanto Ipotetico peso massimo, in quanto teorica e talora pratica awidnatrtee della potenza dell'uomo. Il tempo felice della donna nello sport sarà quello in cut finiranno gli stupori, le statìstiche (prima donna negra nel consesso del do, seconda mammina volante dei 100 metri, prima presidentessa di federazione Internazionale, ed i pure principessa), i paragoni con gli uomini. Ci pare che ormai il rapporto-confronto fra i due tessi, nello sport, abbia esaurito la funzione di stimolo per la donna (e magari anche per l'Uomo), e appaia soltanto come un odioso modo di considerare due mondi, opporli, avvicinarli con morbosità o •pruderle*.

Persone citate: Donne, Eddy Ottoz, Gian Paolo, Tiziana Sassi

Luoghi citati: Italia