Attenti al troppo pieno

Attenti al troppo pieno Attenti al troppo pieno I pingui profitti ottenuti negli anni scorsi nel settore dell'intermediazione finanziaria hanno provocato un'esplosione di iniziative che preoccupano non poco i tecnici del ramo. Ai 60 Fondi comuni mobiliari già in esercizio all'inizio dell'anno se ne aggiungeranno fra breve ancora 50 e altri progetti stanno fiorendo in questo comparto. In quanto alle società finanziarie, da un repertorio specializzato in corso di distribuzione risulta che nel 1986 ce sono state aggiunte ben 35. Ora si stanno muovendo i grossi calibri: la Comit si è accordata con Paribas per una grande merchant bank, la Banca Nazionale del Lavoro ha costituito una grossa società finanziaria ad hoc, l'ex consigliere delegato della Sige (gruppo Imi) Roveraro sta costruendo un'importante società di consulenza ed altri servizi, l'Istituto San Paolo di Torino è a buon punto nella creazione di una grande rete di vendita di prodotti finanziari che potrebbe dare non poco fastidio a similari organizzazioni già in funzione. Sono queste solo alcune sommarie indicazioni ma si può affermare senza tema di smentite che la moda delle merchant bank o banche d'affari ed altri organismi paralleli ha coinvolto tutto il mondo del credito e della finanza e non pochi imprenditori: per esempio nei prossimi giorni partirà un'iniziativa di Carlo De Benedetti che, acquistato un Fondo comune di notevoli propor- • zioni, il #Professi(«ale»;l'a1" largherà il giro d'affari attraverso un gruppo di consulenti specializzati. Quello che ci si chiede è se esiste ancora in Italia uno spazio sufficiente per rendere profittevoli queste nuove iniziative. Il settore dei Fondi comuni mobiliari è stato abbondantemente arato nel 1986 e le statistiche indicano che nei primi due mesi del 1987 la raccolta netta di capitali, indirizzata soprattutto verso i Fondi obbligazionari, è diminuita nettamente a causa di copiosi riscatti. L'afflusso di denaro verso le gestioni patrimoniali individuali è calato notevolmente per effetto della diminuita redditività degli impieghi in titoli a reddito fisso e della stagnazione in Borsa. In quanto alle banche d'affari vere e proprie non si riesce a capire dove potranno essere reperiti i clienti. Sono ormai alcuni anni che il campo è percorso da esponenti di società finanziarie alla ricerca di fruttuose occasioni di investimento o di intermediazione. Centinaia, se non addirittura migliaia, di aziende sono state individuate e visitate da specialisti che si sono contesi le scarse possibilità di arrivare a risultati concreti. D'altra parte la possibilità concessa ai Fondi comuni di investire in titoli non quotati, che è indicata nel 10% del patrimonio gestito, pari a 6600 miliardi, è stata utilizzata in minima proporzione e questo non per riluttanza degli amministratori ma per,„gelittniindr^inàteriale. Fora» w ■occasioni non mancano'ma si tratta di operazioni ad alto rìschio da esaminare con grande prudenza. Rimane il mercato monetario che negli anni scorsi ha dato grandissime soddisfazioni alle organizzazioni specializzate. Vi è stata una svolta storica per il reddito fisso con i tassi d'interesse in continua discesa e, considerando l'enorme quantità di materiale in circolazione e il colossale indebitamento pubblico per coprire il deficit di bilancio, vi era spazio per fare lucrosi affari. Ora però, con i tassi inchiodati e minuscole variazioni dei prezzi, i proventi di questo tipo di intermediazioni sono minimi. Per arrotondarli è necessario operare su quantitativi giganteschi che presentano non pochi pericoli nel caso di imponderabili avvenimenti internazionali e nazionali. In conclusione l'orizzonte è abbastanza oscuro e per diradare le nubi occorrerebbe che la Borsa ritornasse ad essere attivissima e le famiglie continuassero a spostare una parte del loro patrimonio dai soliti impieghi in banca o in titoli di Stato verso investimenti più sofisticati, ma rimangono' forti dubbi che ciò possa accadere nei prossimi mesi. Anche i progettati Fondi comuni «chiusi» di cui tanto si parla in questi tempi e quelli immobiliari su cui si sono concentrate le speranze di parecchi imprenditori del ramo non avranno certamente" la forza di inserire nuovi e allettanti prodotti ; SUI "tótfc^fir^^^Ji'i^;~ f l Kenato Cantoni

Persone citate: Carlo De Benedetti, Roveraro

Luoghi citati: Italia, Torino