Il film vero del caso Moro di Cesare MartinettiGianni Riotta

Il film vero del caso Mitro Adriana Faranda racconta che cosa accadde nelle ultime ore del sequestro Il film vero del caso Mitro La deposizione dell'ex br al processo Metropoli fa emergere nuovi elementi di verità - Al leader «non fu detto che sarebbe stato liberato, ma trasferito» • «Portammo il corpo in via Caetani perché potevamo muoverci Uberamente nel centro di Roma» ROMA Cosa accadde veramente durante le ultime ore di Aldo Moro? Martedì scorso, mentre al festival cinematografico di Berlino Gian Maria Volontè riceveva l'Orso d'argento per la sua interpretazione nel film di Giuseppe Ferrara, nell'aula bunker del Poro Italico a Roma Adriana Faranda raccontava la sua verità sull'agonia del presidente democristiano. Quella del film «// caso Moro- è ormai la versione corrente in tutta Europa dell'esito umano del cinquantacinque giorni del rapimento. L'immagine di Volontè che si piega nel baule della Renault rossa, il lembo di una coperta che gli scende sul viso, l'ombra di un brigatista che lo chiama «presidente», gli accosta l'arma al petto e spara dopo avergli lasciato intendere che si sarebbe trattato solo di un trasferimento. E' la stessa scena che Adriana Faranda ha raccontato, per la prima volta con tanta partecipazione, nell'aula del processo •Metropoli-, dove nuovi elementi di verità stanno in parte diradando i segreti del caso Moro. Adriana Faranda, capelli lisci, sguardo intenso, la sua cadenza di ragazza siciliana mischiata al 'dialetto» politico romano degli Anni Sessanta, è sempre minuta. Sulle sue spalle regge accuse e condanne Impressionanti, in pratica l'intero albo di guerra della colonna romana Br: ferimento Traversi, ferimento Publio Fiorì, ferimento Emilio Rossi, ferimento Pedini, assassinio del magistrato Palma, agguato di via Fani, assassinio del magistrato Girolamo MecheUl, assassinio Aldo Moro, assassinio del magistrato Tartaglione, attentato alla scorta del deputato Galloni, strage di Patrica. _ Dissociata dalia' lotta ormata, Adriana Faranda racconta alla corte' la sua drammatica versione che lambisce, 3i sovrappone, diverge da quella scenografica di Ferrara e Volontè. Dal dialogo con il pubblico ministero Antonio Marini esce la controsceneggiatura di Adriana Faranda: ecco come la ex brigatista ricorda la Roma in stato d'assedio, battuta dalle volanti della polizia. Faranda: «Si disse semplicemente che queste perquisizioni sistematiche erano pericolose perché erano arrivate in zone non molto distanti, se fossero state, fatte scientificamente in breve periodo sarebbero arrivate anche nella sona dove c'era la prigione di Moro: Marini: -Ha letto il libro di Robert Katz "I giorni dell'ira" da cui è stato tratto il film con Volontè?» Faranda: -SI, anni fa'. Marini: «Nel film si dice che Moro — non so dove sia venuta fuori questa cosa — avrebbe battuto sul soffitto della casa. L'inquillna avrebbe sentito e sarebbe andata a bussare alla porta, i due carcerieri si sono allarmati ma tutto è finito 11». Faranda: 'Avevamo paura di perquisizioni sistematiche, non dei canali investigar tivi classici: La prigione era l'unico posto attrezzato per tenere nascosto l'onorevole Moro e se fosse stata individuata era impossibile traslocare: A questo punto il pubblico ministero entra nel dibattito politico delle Brigate rosse sul rapimento. Dalle risposte di Adriana Faranda emerge la sconcertante constatazione che le Br non riuscirono maui a discutere •del processo e morte di Aldo Moro». Faranda: •/{ comitato esecutivo non si riunì più, Moretti rimase a Roma in quegli ultimi giorni e quindi non ebbe modo di discuterne con gli altri responsabili: Anche dopo la morte di Moro le Br non riescono più a interrogarsi su quel fatto storico. Racconta la Faranda, allungando le pause prima delle sub risposte, che il capo Br Mario Moretti usci dalla direzione della colonna e che tra i brigatisti che avevano partecipato alla vicen¬ da, da via Fani all'uccisione del presidente de non vi fu più alcun dialogo. Faranda: -No... non ci fu mai nessun tipo di riunione di bilancio dell'operazione Moro, né su via Fani, né sul trasporto del cadavere*. Marini: «A .chi era-stato consegnato 11 corpo di Moro ucciso? Era stato prima trasportato in via Caetani, o dopo? Da chi, come, quando e perché è stata scelta proprio via Caetani? Fine politico e rito macabro, come lei ha definito anche l'immissione della sabbia (per depistare gli Inquirenti, ndr) nel risvolto dei pantaloni?». Faranda: -In nessuna riunione questo è stato discusso. Quello che io sono venuta a sapere è che l'onorevole Moro fu ucciso imediatamente, appena in macchina. Appena caricato in macchina. Per quello che ci fu riferito, a Moro non fu detto che sarebbe stato liberato. Mi pare trasferito. Non gli fu detto sicuramente che sarebbe stato ucciso. No, liberato no. Trasferito*. Marini: «Perché fu deciso di spostare Moro dal luogo in cui fu ucciso? Via Montalcinl, vero?». Faranda: «Si». Marini: «C'era un garage? », Faranda: «Si, c'era un garage nella casa: Marini: «Quindi lo si è fat- Roma. Adriana Faranda al prto salire in macchina dopo che si è portata la macchina in questo garage e 11 si spara. Non credo che si ila sparato in mezzo alla strada?». Faranda: «Certo, sicuramente avvenne in un luogo coperto*. Marini: «Poi si decide di trasportare il cadavere da via Montai Cini a via Caetani. Perché?». Faranda: •Perché lo si voleva portare in un luogo centrale*. Marini: «Se ne è mai chie¬ processo Metropoli (Tel. Ap) sta la ragione?». Faranda: -Lo si voleva portare vicino alla sede della democrazia cristiana, vicino a piazza del Gesù.. A questo punto il pubblico ministero Marini chiede alla Faranda se non fosse rischioso andare dritti cosi in centro. La ex terrorista ha uno scatto, come di orgoglio. Faranda: «Si, ma è vero anche che noi ci muovevamo sempre nel centro di Roma. E via Caetani non era un posto così difficilmente rag¬ giungibile, non c'erano dei blocchi stradali, non c'erano delle grosse arterie. Noi circolavamo in continuazione, così come circolava Moretti, come circolavano militanti colpiti da mandati di cattura, tranquillamente dalla mattina alla sera. Non c'era una situazione tale per cui portare Moro in centro potesse essere più pericoloso che portarlo in periferia. Credo, dal punto di vista delle ragioni militari, ragionandoci adesso, veramente mi sembra che fosse indifferente un percorso o l'altro. In centro non c'era una maggiore presenza delle forze di polizia*. Marini: «E qui dobbiamo arrivare alla domanda fondamentale: non si disse a Moro che doveva essere ucciso, forse che doveva essere liberato?». Faranda: ■£'possibile». Marini: «Può anche darsi allora che si sia detto a qualcuno che sarebbe stato liberato. Avete chiesto a qualcuno la libertà di muovervi per lasciarlo libero?». Faranda: «Non mi risulta*. Marini: «Sono domande che emergono anche dalla commissione Moro. Quale fu la telefonata precedente a quella che annunciava la presenza del cadavere di Moro in via Caetani?». Faranda: «Non to ricordo con precisione*. Marini: «Nel caso fosse passata la vostra linea (di Faranda Morucci. ndr) che era per non uccidere Moro, che cosa sarebbe successo?». Faranda: «Non se ne era mai parlato*. Rispondendo al pubblico ministero Adriana Faranda usa giri di parole di quel gergo militante ormai estinto nella società, ma che lei utilizza ancora, forse perché per lei, tagliata fuori, in galera, il tempo si è come fermato. Date e nomi per tutti, tranne le vittime, ormai lontane, sembrano per sempre fissate nella sua vita, con amarezza e rancore. Marini le ricorda che l'irriducibile Mario Moretti ha negato che, rapendo Moro, le Br cercassero il riconoscimento politico da parte della de e lei si ribella: 'Doveva dirlo a noi, a quei tempi, quello era il tono delle discussioni che noi avemmo, allora doveva dirlo Moretti. Ci riferiva esattamente l'opposto. Cercavamo un riconoscimento della guerriglia in Italia*. Quei tempi, come dice la Faranda, sono solo nove anni fra una settimana. Le ultime verità su -allora* possono venire già domani, quando al Foro Italico toccherà a Valerio Morucci. compagno della Faranda. Cesare Martinetti Gianni Riotta Roma. Adriana Faranda al processo Metropoli (Tel. Ap)