Nella laguna del gambero-tigre

Nella laguna del gambero-tigre ALLE FRONTIERE DELL'INNOVAZIONE: NASCE L'IDRONICA? Nella laguna del gambero-tigre Importato dal Giappone, è allevato su scala industriale a Lesina, nel Gargano, dal biologo Febo Lunare - E' stato abituato a cambiare alimentazione e a riprodursi a comando, con un meccanismo combinato di natura ormonale - Arriva sul mercato ali mila lire il chilo - A Padova è nata la «trota da ingrasso», grazie all'endocrinologo Lorenzo Dilombo OAL NOSTRO INVIATO LESINA — Non c'è più ricchezza e non c'è futuro nell'acqua bassa di laguna e oggi che piove, con le barche immobili e i gabbiani padroni, è più facile crederlo. Putire le reti stese tra gli alberi e incatramare le barche lunghe e piatte (per scivolare tra le canne e arrivare fin dove il fondo è appena a dieci centimetri) fino a ieri sul Gargano era un rito antico di sei secoli, oggi è solo un gesto del passato. Dentro le reti, ancora nel 70, finivano 100 chili di pesce per ettaro ogni anno, oggi sono 45, meno della metà. Il pescatore di laguna è fatalista e anche testardo, aggiusta le reti, passa il catrame e aspetta che torni Il bello per usctrie. Ma la laguna, soffocata da quel doppio male che i tecnici chiamano eutrofizzazione e overfishing — acqua trop¬ po nutrita e pesca troppo disordinata —, è avara e indebolita, dà sempre meno, col risultato che i 250 pescatori di una volta oggi sono ridotti a 100, il piccolo indotto che in paese fabbrica le •viaroite. per ingabbiare le anguille è in crisi e t ragazzi di Lesina si sono convinti che vivere d'acqua, nel 1987, è troppo scomodo, cosi non vogliono più andar fuori sulla barca piatta. Non c'è futuro, per la laguna povera dell'Adriatico, a meno di Inventarlo. / maghi dell'acquacoltura fanno proprio questo, chiusi dentro i loro centri di ricerca e di sperimentazione, come il Cnr di Lesina, dove ^ Il professor Febo Lumare ha portato dal alappone nel 79 mille larve di gambero-tigre per verificare una sua idea un po' matta: oggi provando e riprovando ha scoperto il modo per sincronizzare la riproduzione dei gamberi, ha brevettato il mangime artificiale per l'ingrasso, ha inventato il sistema per produrli su scala industriale a 4 mila lire il chilo, mentre sui mercati di Venezia sono arrivati a pagarli anche dieci volte di più; e intanto sta lanciando Il suo know-how innovativo in tutto il mondo, compresa l'Asia, che si vede cosi restituire Il gambero-tigre ingegnerizzato, sincronizzato, addomesticato, industrializzato. I maghi dell'acquacoltura, striscia stretta e inesplorata di confine, fanno questo e altro, padroni come sono di un potere nuovo sulle acque che non si capisce ancora bene se sia scienza oppure tecnica, scommessa o presunzione, ma che sa già tradurre la pesca al futuro, progetta di colonizzare i mari, diffonde le idee in una zootecnia ittica intensiva che promette di cambiare l'economia alimentare, il mercato e alla fine persino i gusti e le abitudini degli italiani a tavola. Insomma una rivoluzione nell'acqua che a sentire il professor Bruno Battaglia, direttore dell'istituto biologico del mare a Venezia, ha dentro di sé una spiegazione e una ragione semplicissime: con qualche secolo di ritardo, l'acquacoltura vuole applicare all'ambiente acquarico la stessa strategia che sulla terraferma ha già permesso di sostituire la raccolta casuale di vegetali con l'agricoltura e la caccia con l'allevamento di animali. Che lo voglia o no, l'acquacoltura diventa un vortice che miscela tecnologie, biotecnologie, manipolazioni genetiche e ingegneria cromosomica, tanto che qualcuno si chiede se non sia il caso di incominciare timidamente a parlare di una scienza tutta nuova, a cui potrebbe essere dato un nome avventuroso: IHdronica. La storia di quei gamberi venuti dal Giappone per incrociarsi con la tecnologia italiana è a modo suo simbolica ed esemplare, anche se non è tutto. I gamberi erano il pallimi di Febo Lumare, biologo di 47 anni, innovatore senza saperlo, convinto che dai crostacei prodotti su scala industriale avrebbe potuto nascere un business, il business del futuro. Ma in Italia mancava la tradizione, la tecnologia, il know-how, e mancava anche il gambero. C'era la mazzancolla, buona sul tavolo del ristorante, non buona per un allevamento intensivo che si ripromettesse di manipolarla, ingrassarla, riprodurla e portarla alla taglia di mercato. Lumare, gitemi a monito. Hh. <irovato in Giappone una spècie rimiIfpér qualità, gtisto, colore e proprietà: il Penaeus Japonicus, gambero-tigre. Per impiantarlo in Italia, bisognava inventare una tecnologia capace di regolare la maturazione sessuale e la riproduzione in cattività. Meglio ancora, un sistema per sincronizzare la riproduzione, per raccogliere invece di centomila uova di gambero per volta milioni e milioni di uova tutte insieme, impostando il processo di produzione su scala industriale, arrivando al gambero di serie. A Lesina, mentre l pescatori in laguna misuravano l'impoverimento della pesca tradizionale, nelle vasche del Cnr Lumare ha inventato un meccanismo biologico combinato, di natura ormonale e ambientale (per contratto deve rimanere segreto), che può essere attivato al momento prescelto, con la semplicità di uno scatto d'interruttore, consentendo dt avere la riproduzione entro 24 ore. Il sistema serve da stimolo e da controllo: ottenuta la riproduzione, Lumare altera in senso inverso l'equilibrio dell'animale nelle vasche e il gambero non emette più uova, ma si riposa, pronto a produrne solo a comando, In gran quantità, quando si riaccenderà l Interruttore. Scommessa cpIn questo modo, l'acquacol tore può usare lo stesso lotto di genitori per più cicli riproduttivi. E infatti nelle vasche di Lesina i gamberi si riproducono in sincrono una volta al mese tutti i mesi, meno un fermo per ferie e per pulizia degli impianti, col risultato di un milione e mezzo di nuovi animali pronti per l'allevamento ogni anno. Prima di passare alla riproduzione intensiva, bisognava ancora sbarazzarsi dei vizi alimentari del gambero, abituato a cibarsi di carne fresca di mitilo, insegnandogli a mangiare qualcosa di più comodo: ad esempio il mangime artificiale brevettato dal Cnr a Lesina, che porta la resa a 500 chili per ettaro all'anno, abbatte i costi e insieme agli altri pezzi d'innovazione consente, alla fine dell'ingrasso, di portare il gambero fresco sul mercato al prezzo del gambero surgelato che viene dai Caratai, o anche meno: 11 mila lire il chilo. Il vecchio gambero giapponese ormai italianizzato è davanti a un mercato sterminato, visto che importiamo 30 mila tonnellate di mazzancolla surgelata ogni anno e il •tigre» (senza spine, con pochi grassi e molte proteine) sembra fatto apposta per l'alimentazione moderna, nutriente, magra, comoda e fast. Non è difficile dar ragione a Lumare e alla sua fede nei crostacei, quando scommette che grazie all'innovazione la gambericoltura sarà la nuova spina dorsale dell'economia d'acqua nel Mediterraneo, tra pochi anni. Ma il gambero non è solo, perché la trota ingegnerizzata gli contenderà lo spazio. Qui il prodotto c'è, e non è da inventare come il gambero, visto che l'Italie produce ogni anno 25 mila tonnellate di trote, ma bisogna migliorarlo proprio come avviene nell'industria, e l'acquacoltura è bombardata dt richieste, suggerimenti, proposte, perché trovi la risposta tecnologica ai problemi pratici degli allevatori, che vogliono lotti di sole femmine a resa sicura, chiedono animali sterili per portarli in fretta alla taglia giusta, invocano un sistema di accrescimento più rapido, perché alla fin fine la trota impiega da uno a due anni ad arrivare alla taglia da porzione, ma in un anno si alleva un maiale, in tre mesi un pollo: possibile che l'acquacoltura avanzata, visto che pretende d'essere scienza, non possa far niente per guadagnare tempo e accorciare le distanze? Uno shock L'uomo giusto per rispondere è il professor Lorenzo Colombo, ordinario di endocrinologia comparato al dipartimento biologico deU'U< \-nUwrstta di Padova: In la.**, ratorto, sottoponendo ad uno shock termico la-cellula.uovo dopo la fecondazione, Colombo ottiene già i •triploidi-, trote con corredo cromosomico triplo invece che doppio, dunque sterili e capaci di un forte accrescimento somatico; con uno shock pressano che provoca la fusione dei due primi blastomeri, cioè delle due prime cellule embrionali, il professore è arrivato anche ai primi • tetraploidU, cioè pesci con quattro corredi cromoso¬ p o mici, utili per generare i •triploidU attraverso {Incrocio con i pesci normali. Tra due anni, Padova avrà le prime trote di linea «pura» e incrociandole potrà ottenere ibridi vigorosi ad alta resa, mentre Colombo sta già pensando a creare una banca ■ di sperma di trote pure ed è sicuro di arrivare entro due anni al trapianto del gene che codifica l'ormone detta crescita, non per ottenere trote-giganti, ma per abbreviare finalmente il ciclo d'allevamento. Non c'è un confine, per l'acquacoltura avanzata, che è appena agli inizt A Veneeia, il professor Battaglia garantisce che il futuro è qui, perché lo spazio di coltura nelle terre emerse è ormai quasi saturo, mentre la colonizzazione delle acque è tutta da fare. A Padova, il professor Colombo spiega che il punto di arrivo è invisibile, inafferrabile e molto dipenderà non solo dagli sforzi della ricerca, ma dalla capacità dei cittadini-consumatori di accettare senza apprensioni psicologiche le manipolazioni dell'acquacoltura, «sapendo che la domesticazione ha sempre cambiato geneticamente la specie allevata: il pechinese non è il lupo della foresta». A Lesina, il professor Lumare sta facendo due conti: c'è un progetto per gettare il gambero-tigre in laguna, per ripopolamento, con una resa prevista del 20 per cento. Il costo si. potrebbe abbattere addirittura a 4 mila lire il chilo e il reddito della laguna di Lesina, che oggi è di un miliardo in tutto, salirebbe a quattro miliardi e mezzo. La laguna salvata dai gamberi? Difficile farlo credere ai vecchi pescatori, abituati alla tradizionale nobiltà uicU'arata, della spigola. soprattutto dell'anguilla. Ma Qualcuno ha capito che l'acquacoltura e i suoi prodotti possono fare miracoli In fondo oggi, quando il mercato tira per Natale, bisogna andare a prendere le anguille in Grecia un mese prima e venderle come se fossero di Lesina. Il gambero dell'innovazione, invece, sta soppiantando tutto: dicono che Boba di Termoli, al ristorante Squalo blu, to proponga ormai anche per dessert. Ezio Mauro A MILANO IMPRESSIONISTI DAGLI USA Milano. La mostra «Capolavori impressionisti dei musei americani», già ospite del Museo di Capodi monte a Napoli, è ora alla della Pinacoteca di Brera. La quarantina di dipinti provengono dalla National Gallcry di Washington e dal Metropolitan Museum di New York. La selezione spazia dai quadri di Benditi, Corot, MiDet ad alcuni capolavori dei protagonisti dell'Impressionismo, da Manet e Monet a Cézanne e Degas, con Pissarro, Renoir (nella foto il suo dipinto «Due ragazze al pianoforte») e Slsley, per arrivare fino a opere di Mary Cassai e Berme Morisot, con il post-impressionismo rappresentato da Gauguin, Van Gogh, Seurat e Signac (Tel.) i