Cresce l'euro-disoccupato

Cresce l'euro-disoccupato A gennaio (+516 mila) superato il tetto dei diciassette milioni Cresce l'euro-disoccupato In Italia siamo oltre la media della Cee con il 3,1% di senza lavoro, superati solo da Francia, Spagna e Irlanda - Nell'86 è aumentato (48,1%) il numero dei giovani in cerca di un posto nel nostro Paese DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES - E' un doloroso primato quello raggiunto a gennaio dall'Europa comunitaria: 17,1 milioni di disoccupati, un balzo di oltre mezzo milione (516 mila, per l'esattezza) sul mese precedente. Chi sa leggere le statistiche comunitarie, rese note Ieri a Bruxelles, dirà subito che il forte aumento è •in gran parte riconducibile a effetti stagionali»; osserverà — come fa lo stesso esecutivo comunitario — che «durante il mese di gennaio si sono registrate temperature invernali estremamente rigide, le quali hanno influito in modo particolarmente negativo sull'occupazione maschile». Ma sta di fatto che si è superato. 11 •tetto» del 17 milioni ritenuto fino a pochi mesi fa irraggiungibile oltre che inaccettabile; e comunque, nel raffronto con il gennaio di un anno fa che era stato non meno rigido, l'Europa dei ■Dodici ha 196 mila disoccupati di più, un aumento dell' 1.2 per cento. Oggi, in un'Europa a Nove che statisticamente esclude Grecia, Spagna e Portogallo (1 cui dati non sono ancora disponibili), 1 disoccupati sono l'I 1,8 per cento della popolazione attiva (erano l'I 1,4 a fine dicembre), con una punta del 19,9 in Irlanda e un minimo dell'1,8 in Lussemburgo. Anche in Italia, rivelano le tabelle Eurostat. il numero del disoccupati continua ad aumentare, sia pure in maniera difforme rispetto all'insieme della Comunità. Le cifre, anzitutto: 3 milioni 283 mila a gennaio, cioè 6 mila più che a dicembre. E' una variazione minima, dello 0,2%. che ci darebbe la palma del Paese meno colpito se non fosse per un'inattesa performance del Belgio, che in quel mese ha • addirittura ridotto dello 0,5% il numero dei suoi .disoccupati. ^"Nèl 3'raffronto anno su anno, gennaio '87 contro gennaio '86, l'Italia non regge Invece alla media europea, che indica un aumento dell'i,2 del numero dei disoccupati: da noi si è toccato il 3,1, che è inferiore soltanto ai dati di Francia. Spagna e Irlanda; mentre in sei altri Paesi la disoccupazione è addirittura diminuita (la punta è del 6,4% in Grecia). Ma due altri elementi •controcorrente, spiccano nel quadro della situazione italiana. Il primo è la percentuale della disoccupazione maschile che, a quota 12,4 della popolazione attiva, ci colloca al secondo posto dietro Irlanda (20,5%) e Gran Bretagna (14,1); ma che è appena Inferiore a quella femminile (12,5), mentre a livello europeo le donne sono molto più colpite degli uomini (12,6 contro 11,3%); con il corollario contraddittorio dei disoccupati dell'ultimo anno, che fanno registrare in Italia un aumento maschile doppio di quello femminile (mentre in Europa c'è stato addirittura un piccolo recupero degli uomini). n secondo elemento è l'incidenza, sul totale, del disoccupati con meno di 25 anni. In Italia sono 1148,1% contro una media europea (343) decisamente inferiore. Non solo: nell'ultimo anno 11 loro numero è aumentato da noi del 10.3%. mentre nell'Europa a Nove è diminuto del 2,5. Unica piccola nota d'ottimismo, in una situazione che la Commissione Cee definisce «inaccettabile», proviene dalla teorica constatazione che 1 valori destagionalizzatl mostrano un modestissimo calo — percentualmente quisi intangibile — della disoccupazione fra dicembre e gennaio. Ma l'aggiornamento della situazione economica generale, pubblicato la scorsa settimana, indica che nel 1987 esiste soltanto la possibilità di un piccolo recupero: una riduzione (sono ancora dati stimati) dal 12 all'11,8% della popolazione attiva dei Dodici (per l'Italia. Invece, un aumento dal 13,6 al 13.7). Come uscirne? Occorre dare, dice la Commissione Cee, un maggiore impulsò alla ripresa economica; ed è in Germania che il margine di manovra sembra più ampio. Un anticipo della manovra fiscale già annunciata dal governo di Bonn potrebbe rilanciare la crescita in modo tale da coinvolgere, di riflesso, Paesi come Francia e Gran Bretagna. Per gli altri non resta che l'arma del rilancio attraverso un recupero della finanza pubblica: non esistono ricette magiche né pozioni miracolose in quest'Europa che conosce un nuovo benessere globale ma che non riesce ad estinguere il cancro sociale della disoccupazione sottolineato dal martellante richiamo delle sUUitlcfie. uaoiuVtFàblo Galvano''