Sciopero contro il mare povero

Sciopero contro il mare povero L'iniziativa dei pescatori per l'Adriatico inquinato Sciopero contro il mare povero Barche ferme per due giorni - In un anno pescate seimila tonnellate in meno di alici - Sotto accusa la mancanza di un férmo biologico dell'attività: l'Italia non applica la normativa Cee DAL NOSTRO INVIATO COMACCHio — Parte da Cornacchie, o meglio, da Porto Garibaldi, che di Comacchlo è frazione, ma nome di chiara fama nel mondo della marineria adriatica, la «rivoluzione» dei pescatori contro l'inquinamento del mare e la scarsità del pesce. Rivoluzione tranquilla, naturalmente, però decisa ad agitare il problema: due giorni con le barche ferme al moli, il 2 e il 3 marzo, incontri nelle Regioni Veneto ed Emilia-Romagna tra gli amministratori e i pescatori e uno a Roma, il giorno 21 prossimo, con il ministro della Marina Mercantile. s •Non si può continuare in questo modo — dice Domenico Pallotta, consigliere delegato della "Cooperativa, piccola e grande pesca" — ogni anno la situazione peggiora. I nostri 120 pescherecci (400 uomini tra armatori è pescatori, una delle marinerie più grosse dell'Adriatico), nell'85 avevano pescato 7100 tonnellate di alici, mentre nell'86 appena 980 tonnellate. Un crollo, registrato non solo da noi, anche più a Nord e più a Sud. Si deve andare alla ricerca di pesce meno pregiato, quello per fare fari' na da mangime. E alla fine dell'anno, fatti i conti, i marittimi hanno guadagnato meno di un milione al mese» Le alici, 11 pesce azzurro più pregiato, sono quasi scomparse da un anno. Ma diminuisce anche tutto l'ai' tra pesce; e 1 molluschi da qualche anno non si pescano più nell'alto Adriatico. Questo sovvertimento nelle risorse faunistiche è dovuto a due fattori: l'inquinamento e l'eccessivo «sforzo* di pesca. Tutti sappiamo delle alghe che da molti anni ormai colorano variamente, a seconda delle stagioni, il mare Adriatico. Le centinaia di migliaia di tonnellate di agenti chimici che il Po trascina al mare ogni anno dal suo grande bacino imbrifero hanno ormal saturato le acque rendendo inarrestabile il processo dell'eutrofia, la proliferazione delle microalghe che sono di tante specie, con cicli diversi e da qui i diversi colori per le differenti fioriture. E quando le alghe muoiono, finiscono sul fondo, si decompongono sottraendo cosi ossigeno alle acque con effetto di anossla e la morte per asfissia degli organismi di fondo, molluschi, crostacei, echinodermi. □ Po è il grande apportatore di inquinamento in Adriatico, ma non è il solo. Da anni, od esemplo, una nave della Montedison di Marghera andava ogni giorno a scaricare al largo di Venezia centinaia di tonnellate di fosfogessi. Calato ih un'unica area questo materiale veniva però distribuito dalle correnti su superficl vastissime. Giudicato poco inquinante dal punto di vista chimico, esso è però deleterio per la vita dei pesci in quanto forma sul fondo un ammasso compatto che non consente la riproduzione di molte specie pregiate. La Regione Veneto avrebbe dovuto trovare entro il 2 febbraio scorso un sito a terr„. il quale effettuare la discarica, ma nonostante avesse a disposizione venti mesi di tempo, non l'ha trovato. Da qualche giorno le navi sono state bloccate. .L'inquinamento, certo, è un fattore estremamente negativo per la riproduzione del pesce — dice Rinaldi — e quindi la eutrofizzazione va combattuta con grande impegno attraverso depuratori avanzati, con terza stazione. Ma, specie per il pesce azzurro, la scarsità è dovuta anche all'eccessivo sforzo di pesca che è stato praticato negli ultimi anni. La colpa non è dei pescatori, ma di coloro che avrebbero dovuto studiare lo stock disponibile e in base a questo programmare tempi e razioni». I pescatori sono d'accordo, riconoscono di essere in tanti, troppi, e di pescare eccessivamente. 'Anche perché — dice Angelo Padoan, diretto¬ re della "Associazione produttori Pesca San Marco" di Chloggia (28 barche da grosso tonnellaggio) — i pescherecci italiani dell'Adriatico sono potenti, attrezzatìssiml, e i pescatori più esperti di quelli jugoslavi. Così qualche volta succede che i nostri sconfinano nel mare jugoslavo molto più pescoso perché meno sfruttato e meno inquinato». Che fare, dunque, per ridare vita all'Adriatico e più pesce alle marinerie? «La nostra agitazione iniziata coi due giorni di sciopero — dice Gianpaolo Guidi, presidente della "Cooperativa piccola e grande pesca" di Porto Garibaldi — mira a sollecitare il disinquinamento, ma anche a istituire il "fermo biologico" della pesca in tempi da fissare per facilitare la riproduzione del pesce. La Cee lo ha già stabilito per tutto il Mediterraneo, con la legge 2088 dell'85, e gli altri Paesi della comunità l'hanno applicato, noi non ancora. Il disegno di legge che dovrebbe attuare questa disposizione è stato approvato dalla Camera, ma non dal Senato. La normativa Cee non prevede che nei giorni vietati alla pesca i pescatori siano indennizzaatì, ma quelli italiani chiedono un rimborso tipo "cassa integrazione", che del resto il nostro disegno di legge prevede nella misura di 25 mila lire al giorno per i marinai imbarcati e 75 mila per l'armatore della barca». Remo Logli

Persone citate: Angelo Padoan, Domenico Pallotta, Gianpaolo Guidi, Porto Garibaldi, Rinaldi

Luoghi citati: Comacchio, Emilia, Italia, Roma, Romagna, Venezia