St. Vincent, chiesti 73 rinvìi a giudizio di Claudio Giacchino
St. Vincent, chiesti 73 rinvìi a giudizio St. Vincent, chiesti 73 rinvìi a giudizio Conclusa l'inchiesta sul casinò per i gravi illeciti commessi prima dell'83 - Il pm accusa leader politici, amministratori e prestasoldi - Sottratte decine di miliardi TORINO — il casinò di St. Vincent era in mano ad un'associazione mafiosa che si serviva della casa da gioco per ripulire il denaro «sporco» dell'Anonima sequestri, per finanziare usurai e prestasoldi e, in combutta con alcuni padroni della politica valdostana, per rubare decine di miliardi alla collettività. Queste le conclusioni della magistratura torinese sul casinò. L'inchiesta, iniziatasi la sera dell'11 novembre '83 con il clamoroso blitz della Guardia di Finanza nei saloni delle roulettes e delle slotmachines, è finita. Il sostituto procuratore Ugo De Crescienzo ha depositato la requisitoria chiedendo phe 73 degli 80 Imputati vengano processati per reati che vanno dalla concussione, il peculato e la malversazione alla frode, alla corruzione, al furto e all'associazione per delinquere di stampo mafioso. In 72 pagine ti dott. De Crescienzo racconta come, per anni, i tre capi di St. Vincent Franco Chamonal, Bruno Masi e Paolo Giovannlni avevano trasformato il casinò In una colossale, ed illecita, fonte di reddito grazie alla connivenza di questi politici: Mario And rione dell'Union Valdòtaine, ex presidente regionale latitante in Costa Azzurra; Guido Chabod, de, ex assessore alle finanze; Angelo Pollicini, degli Autonomisti democratici progressisti, ex assessore al turismo; Giuseppe Borbey, de, ex assessore ai lavori pubblici. Secondo l'accusa, conniventi nelle •sistematiche ruberie» furono anche Sergio Ramerà, ex presidente della FinAosta, Lorenza DatteriClocchlru, responsabile dell'ufficio fidi del casinò, ed una pletora di funzionari regionali che avrebbero dovuto vigilare sulla casa da gioco. Personaggio di spicco, per il magistrato, è anche Luigi Vegezzi, commercialista di Saronno amministratore della Salset, la società che gestiva i giochi americani. L'imputazione più grave (l'associazione .mafiosa) è stata contestata a Franco Chamonal, Bruno Masi, Paolo Giovannini, Lorenza Datterl-Ciocchini, Armando Magnelli, Umberto Zin garelli (il primo era il più potente prestasoldi di St. Vincent, il secondo dirigeva l'hotel BilIla) e Giuseppe Bono. Per il dott. De Crescienzo, vanno invece prosciolti Ramerà (•Però dev'essere processato per corruzione») e gli accusati Paperi, De Feudls ed Addabbo. Oltre a costoro debbono essere prosciolti (rispondevano di reati minori) Anna Falco e Augusto Rollandln, successore di Andrione alla presidenza della Giunta regionale. L'elenco dei prosclo- gliendi comprende anche i nomi di Zottino e Artaz. La requisitoria è ricca di sorprese. Splr jando le •enormi difficoltà incontrate dagli inquirenti», il magistrato scrive: «La Banca Popolare- di Novara, ad esemplo, ci ha sempre ostacolato; Omertà e «penose dichiarazioni»: cosi, per il giudice, è stato il comportamento processuale degli accusati •L'assessore alle finanze Chabod, penosamente, ha affermato di nulla comprendere in materia di bilancio pur di non ce;,^promettere il gruppo che favorì Masi». Sul furti il dott. De Crescienzo osserva: «Nel casinò tale illecito era quasi uno sport, impressionante l'entità di denaro tubato» e cita il caso dell'imputato (e parente di Chamonal) Mario Vassoney: «Di rutti questi soldi restituì l'ultima tranche: 300 milioni. Li teneva in casa». Claudio Giacchino
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