L'appello conferma: Sindona ordinò di uccidere Ambrosoli di Susanna Marzolla

L'appello conferma: Sindona ordinò di uccidere Ambrosoli Conclusa la vicenda del liquidatore della Banca Privata Italiana L'appello conferma: Sindona ordinò di uccidere Ambrosoli Ma il killer Aricò e 0 banchiere sono morti: resta Pintermediatore Venetucci (ergastolo confermato) d'appello ha confermato che ad uccidere l'avvocato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana, fu il killer William Joseph Aricò per ordine di Michele Sindona, con Venetucci nel ruolo di intermediario. Al processo d'appello era rimasto solo lui, questo taciturno personaggio della mafia italo-americana, perennemente in giacchetta da tuta. Anche ieri, come un anno fa, quando già In primo grado venne condannato all'ergastolo, Venetucci si è dichiarato innocente: •In questo Paese non c'è giustizia— ha dichiarato — quelli che hanno fatto queste cose sono fuori. Io non so niente né di Ambrosoli né di tutta la vicenda'. Unica reazione alla sentenza, la sua: sembrava di rivedere il film del processo di primo grado. Ma allora Sindona, condannato come Venetucci all'ergastolo, era ancora vivo, chiuso nel carcere di Voghera, n tempo dell'incontro con i famigliari, dell'intervista televisiva per ribadire la propria innocenza e le accuse di «complotto» contro di lui: poi, 11 20 marzo, a due giorni dalla sentenza, l'avvelenamento con il cianuro e la morte. quadrare, i giudici si sarebbero convinti che era stato ucciso, che il •complotto» c'era davvero e che quindi egli era Innocente dell'accusa di omicidio. Invece nulla di quanto Sindona aveva previsto si è avverato:, la sua morte è stata archiviata come «suicidio» (mascherato da omicidio) nel novembre scorso e la sentenza di ieri, con l'ergastolo a Venetucci, conferma le tesi dell'accusa. Che cioè il liquidatore della Banca Privata venne ucciso per ordine di Sindona. Giorgio Ambrosoli svolse sempre- 11 proprio compito con correttezza e determinazione. Non accettò i progetti di salvataggio della banca (1 .papucchietti; secondo la definizione di Enrico Cuccia), che pure avevano autorevoli appoggi politici. Andò avanti nella ricostruzione del vorticoso giro di miliardi messi insieme da Sindona che utilizzava la sua banca come un «portafoglio personale» dando vita a società in Italia e all'estero, a speculazioni in gran parte sbagliate. E non si fermò di fronte alle minacce. ' ■ C'era un solo modo per Sindona di liberarsi di Ambrosoli: eliminarlo fisicamente. Tramite Venetucci si Tfcti- 4 ter esegul.l-lncarico la sera demi luglio del '79 a Milano. •£' lei Ambrosoli?.. domandò freddamente al legale, che stava aprendo la porta di casa. E alla risposta affermativa, tre colpi di pistola. Aricò mori qualche anno dopo, durante un tentativo di fuga dal carcere di New York: ma aveva cominciato a collaborare con le autorità americane a cui raccontò anche dell'incarico ricevuto da Sindona. Una confessione che venne conosciuta più tardi, quando già gli Inquirenti italiani avevano cominciato a raccogliere molti elementi d'accusa nei confronti dell'ex banchiere siciliano. La soluzione postuma di Sindona quindi non c'è stata, né per l'omicidio né per gli altri episodi oggetti del processo. Sono state confermate le minacce a Enrico Cuccia, l'estorsione a Roberto Calvi (nel frattempo morto pure lui), e il finto rapimento, E' il 2 agosto del '79 quando, ormai pesantemente sospettato dell'omicidio Ambrosoli, scompare da New York: vuol farsi credere vittima di un sequestro «politico» e per questo si inventa anche un fantomatico gruppo terrorista. Invece è in Si- M legSeFalla malia: E'per. renderei tutto piùcredibile, Sindona si fa pure sparare ad una gamba, con tanto di anestesia. Ieri in appello sono state confermate le condanne per tutti quelli che lo aiutarono nel finto rapimento, come i costruttori Rosario e Vincenzo Spatola e il medico Joseph Miceli Criml. Condanna confermata anche per l'avvocato di Sindona Rodolfo Guzzi (tre anni) e sua figlia Maria Elisa (due anni). Riduzioni di pena invece per suo genero Pierre Sandro Magnoni (da quattro a tre anni e mezzo), per Francesco Fassino (da cinque a tre anni e sei mesi) e John Cambino (da sei a quattro e sei mesi), entrambi responsabili delle minacce a Cuccia. Il giornalista-provocatore Luigi Cavallo è stato condannato a tre anni e due mesi (quattro anni in primo grado), mentre il suo avvocato dovrà eliminare una frase nel motivi d'appello. Aveva scritto «se meritò una fine atroce come quella che gli fu riservata» riferita a Roberto Calvi I legali della famiglia, giudicandola offensiva, hanno chiesto ed ottenuto che venisse cancellata. Susanna Marzolla

Luoghi citati: Italia, Milano, New York, Voghera