Professione corruttore

Professione corruttore Se lo Stato tassa la tangente Professione corruttore ROMA — Per il fisco la ritenuta d'acconto va pagata anche sulle tangenti. Un'Interrogazione del deputati radicali ha fatto scoprire che a Catanzaro la cooperativa «Madison Garden» è stata condannata (anche in appello) a pagare, un milione e 807 mila lire di Imposta evasa, soprattassa e interessi per non aver versato la ritenuta d'acconto sulla tangente pagata all'Ingegner Paolo Mazzetta (già condannato per concussione) del Genio civile. L'articolo 25 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, stabilisce che le imprese e gli enti «i quali corrispondono compensi comunque denominati per prestazioni di lavoro autonomo, ancorché non esercitate abitualmente, devono operare all'atto del pagamento una ritenuta del 18 per cento a titolo di acconto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche dovuta dai percipienti». L'Ufficio delle Imposte dirette di Catanzaro ha applicato questa norma al caso di pagamento di una tangente. In particolare, l'ufficio ha ritenuto che il corruttore, al momento in cui consegnava la «bustarella», avrebbe dovuto trattenere come acconto sulle imposte del corrotto il 18 per cento, e versare poi la relativa somma all'Esattoria Non avendo effettuato la trattenuta e il relativo versamento nelle casse dello Stato, il corruttore si è visto infliggere, oltre naturalmente alla condanna per il reato, anche la sanzione amministrativa per la violazione tributaria Ben si comprende che lo Stato, e quindi i suoi più zelanti funzionari, sentano il dovere di ridurre il pesante deficit di bilancio, combattendo in tutti i modi possibili l'evasione delle imposte. Sembra tuttavia che questa volta il Fisco abbia ecceduto, esponendosi perlomeno a qualche sorriso. La norma di legge che ho riportato sopra stabilisce che la ritenuta d'acconto dev'essere effettuata sui com¬ pensi per «prestazioni di lavoro autonomo». MI pare chiaro quindi che l'Ufficio delle imposte, assoggettando a ritenuta la tangente, ha configurato l'indebito favore reso dal corrotto come una normale prestazione di lavoro autonomo e, cioè, come «l'esercizio di un'arte o professione». E' vero che — almeno a leggere le cronache — l'Italia si sta rivelando sempre più come un Paese di corrotti e di corruttori. Ma, se la corruzione assurge al rango di arte o professione, bisogna proprio dire che ogni speranza di ravvedimento è tramontata per sempre. Anzi, non vi sarebbe neppur nulla di cui ravvedersi, dal momento che la «tangente» esce dal quadro delle cose biasimevoli e, attraverso l'imposizione i fiscale, viene equiparata ad un ordinario reddito lavorativo. Per il caso in cui qualche ufficio delle imposte ben pensante potesse ancora nutrire un dùbbio su tale perfetta equiparazione, il ministero delle Finanze potrebbe, nel prossimo modello «740», al quadro «E» (redditi di lavoro autonome), prevedere una casella apposita con, l'indicazione: «Compensi percepiti a titolo di corruzione». Oppure, per risolvere ogni problema una volta per tutte, si potrebbe aggiungere una casella generica: «Compensi per la coni inissione dei reati». Vittorio Barosio

Persone citate: Madison Garden, Paolo Mazzetta, Vittorio Barosio

Luoghi citati: Catanzaro, Italia, Roma