I cassetti di Mario Deaglio

I cassetti I cassetti livello tecnologico soddisfacenti, conflittualità sociale non più acuta), occorre un tasso medio annuo di sviluppo di circa il 3,5 per cento, un livello questo oggi tollerabile dalla nostra bilancia dei pagamenti. In quale direzione ci svilupperemo? Se si vogliono evitare le «riprese drogate» del passato, è indispensabile che non siano i consumi a costituire l'elemento trainante dell'espansione. La parte principale delle nuove risorse dovrà quindi essere rivolta agli investimenti. E' sufficiente guardarsi attorno per constatare come, dopo un quindicennio di incuria, molti servizi pubblici siano a pezzi. Il vero problema di qualsiasi nuovo governo sarà quindi quello di mobilitare sufficienti risorse verso nuovi investimenti di questo tipo, senza che ciò possa avvenire con 0 classico sistema dei prestiti pubblici, essendo lo Stato già sin troppo indebitato. Saranno pertanto indispensabili forme nuove che permettano l'apporto (e la remunerazione) di risparmio privato ai servizi pubblici, con una loro diversa gestione; più in generale, è difficile pensare a una nuova fase di sviluppo senza collaborazioni di nuovo tipo tra elemento pubblico ed elemento privato dell'economia italiana. Nessuna forza politica sembra tuttavia aver affrontato in profondità rn simile argomento. Rimangono ovviamente aperti numerosi altri problemi, a cominciare da quello del Mezzogiorno, dove, come recenti ricerche hanno posto abbondantemente in luce, non é realisticamente possibile creare occasioni di lavoro per tutti coloro che lo cercano, mentre tali occasioni saranno comunque presenti nel Centro-Nord Ci saranno, quindi, in ogni caso, nuove migrazioni interne, sia pure di entità nettamente inferiore a quelle de tempi del miracolo economico Le forze politiche italiane ap¬ paiono del tutto impreparate ad affrontare una simile evoluzione. Dato il mutare delle situazioni e dei punti di riferimento, queste ridefinizioni di problemi e priorità possono definirsi naturali? Ciò che invece non appare naturale è la grave carenza di idee a questo proposito. In occasioni di mutamento radicale in un certo senso analoghe all'attuale (l'esplosione della domanda sodale nei primi Anni 60, la crisi petrolifera degli Anni 70) ci furono discussioni vivaci, perfino feroci, progetti politici ben definiti che riflettevano diverse concezioni generali della società. I tredici anni di emergenza petrolifera sembrano avere, in buona misura, attutito il gusto di pensare in grande, il gusto di fare progetti. Da tutti i partiti, ivi compresa l'opposizione di sinistra, provengono non già programmi ben strutturati ma al massimo confuse istanze di cambiamento e contemporaneamente la paura di spingersi troppo avanti sulla via del cambiamento stesso. C'è quindi il rischio che i partiti vadano alle consultazioni per la formazione del prossimo governo avvitandosi nel contingente, esaurendo le loro energie in un'ottica limitata. Non vi è peggior pericolo che presentarsi all'appuntamento di una crisi politica con i cassetti vuoti di progetti, senza idee per il futuro semplicemente tirando un sospiro di sollievo perché, venute finalmente meno le durezze dei vincoli economici, si possono riprendere i giochi di sempre. Mario Deaglio