Ma Chirac non ci sta di Enrico Singer

Mm CMra€ mm ci sim Mm CMra€ mm ci sim «Vantaggio Urss nelle armi convenzionali» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — DI fronte ad un accordo Usa-Urss sul ritiro degli euromissili, a Est e a Ovest del Continente, la Francia non potrebbe che esprimere •profonda inquietudine., he parole sono del ministro deUa Difesa francese, André Glraud, e riassumono bene un'inquietudine che è profonda già adesso. Nel coro di dichiarazioni di speranza, più o meno velate dalla cautela, che ha accompagnato il rilancio sovietico deUa proposta deU'«opzlone zero», quella di Parigi è una voce stonata. Ma non imprevista: i governi francesi, tanto quelli di destra che quelli di sinistra, non si sono mal stancati di giocare il ruolo delle Cassandre in materia di disarmo nucleare. L'analisi francese, in fondo, è semplice. Far sparire, entro cinque anni come si dice, i Pershtng-2 e 1 Crutse da una parte e gli SS-20 dall'altra, non sarebbe un passo verso una nuova sicurezza, tantomeno un elemento di equilibrio. Ma accentuerebbe lo squilibrio che esiste al livello di armi convenzionali a tutto vantaggio dell'Urss e del Paesi del Patto di Varsavia. Per Parigi, un accordo sugli euromissili non può essere isolato dagli altri «cesti» dell'interminabile negoziato Est-Ovest: quello sulla riduzione bilanciata dell'armamento tradizionale e quello sulle armi nucleari tattiche di cui gli arsenali degli eserciti sono ormai pieni. Si tratta di quei missili nucleari a corto raggio che, nel caso •puramente teorico», secondo André Glraud, di un conflitto in Europa si rivelerebbero altrettanto micidiali degli euromissili. E anche in questo «cesto» la supremazia sovietica è schiacciante. La Francia, Insomma, ripropone 11 principio del llnkage; 11 legame tra i diversi capitoli del disarmo. E nessuna considerazione politica contingente — dalle difficoltà interne di Reagan all'offensiva di charme lanciata da Gorbaciov — può oscurare questa logica. Nemmeno le «smanie pacifiste' che i vertici politici francesi rimproverano al loro alleati europei e, soprattutto, a Bonn che, agli occhi di Parigi, è tentata da un linkage tutto particolare: quello tra il negoziato militare e l'apertura politica all'Est. Una divergenza netta che, ieri pomeriggio, è stata affrontata in un lungo chiarimento telefonico tra i ministri degli Esteri dei due Paesi. Certo, anche sull'atteggiamento francese pesa una considerazione tutta nazionale: il rischio di vedere la sua "force de frappe, nucleare inserita, prima o poi, in uno dei pacchetti negoziali, con la prospettiva di dover ribaltare una strategia multare che ha molto trascurato 11 settore convenzionale in nome deUa dissuasione atomica. Ma la Francia, come hanno ripetuto ieri 11 ministro della Difesa e una lunga nota del ministero degli Esteri, non vuole apparire un •nemico della distensione'. Le sue preoccupazioni sono dettate dall'esigenza di ottenere «reali garanzie di sicurezza» e dal desiderio di suscitare una «postatone europea attiva; non al rimorchio delle iniziative a corrente alternata che partono da Washington o da Mosca. Un altro tasto sul quale da tempo insistono 1 francesi. Enrico Singer

Persone citate: André, André Glraud, Gorbaciov, Reagan