Giusta la perestroika, parola di Lenin di Emanuele Novazio

Giusta la perestroika, parola di Lenin La Pravda cita il padre dello Stato per «benedire» il rinnovamento di Gorbaciov Giusta la perestroika, parola di Lenin DAL N08TRO CORRISPONDENTE MOSCA — •Bisogna cambiare il modo di lavorare, bisogna Intensificare la lotta al burocratismo, ridurre le cartacce, introdurre il criterio della responsabilità personale. Bisogna ridurre ti numero dt riunioni e commissioni, cercare lavoratori abili, controllare l risultati del lavoro, badare alla sua concreta esecuzione-. Sessantacinque anni fa, Lenin definiva cosi ambiti e scopi della perestroika: la ricostruzione di uno Stato ancor giovane, ma già segnato da debolezze e vizi che ne facevano temere il naufragio. E insisteva, prendendo ad esemplo la banca di Stato: •Di fronte a sé ha due possibilità soltanto: la prima è la via della perestroika nella scelta dei quadri, gente capace di organizzare il commercio, dt premiare t migliori ed eliminare le Imprese che lavorano male. La seconda è lasciare tutto com'è: ma in questo caso tutto il suo lavoro sarebbe uguale a zero, ancor peggio dt zero: E' la prima volta che la Pravda Invoca, in termini tanto espliciti, l'autorità di Lenin per giustificare la «perestroika» in atto nel Paese; che si affida al fondatore, alle sue parole mai controverse, assolutorie e base d'ogni criterio di giudizio: ideologico, politico, morale. Che abbandona le allusioni, altre volte usate nei suoi interventi a sostegno della linea Gorbaciov; e parla con enfasi, dice con chiarezza e provocazione quasi: Lenin fu 11 primo a costruire l'intera sua strategia intorno all'idea di •perestroika'. Per investire Gorbaciov e la sua linea di quella stessa autorità. E lanciare un nuovo avvertimento ai suoi oppositori: definitivo si direbbe; e certo molto chiaro, perché evoca lo spettro di una «sco¬ munica» ideologica, quasi, nel loro confronti. Pare un'appendice all'intervento di Gorbaciov al Plenum di gennaio. «Lenin — scrive la Pravda — sottolineava in modo particolare, nelle sue lettere del '22, l'importanza della scelta del quadri. Proponeva al suoi collaboratori di studiare gli uomini, di cercare alla base t lavoratori capaci; dt individuare le riserve dell'apparato». E, citando ancora i suol scritti di quegli anni: .E' finito il periodo della propaganda per decreti. Le masse capiranno e valuteranno soltanto il lavoro pratico, concreto; capiranno soltanto il successo nel lavoro economico e culturale». Perestroika, dunque, come rinnovamento d'uomini; come impulso alla concretezza e contro 11 burocratismo; come liberazione di talenti e rifondazione: allora come oggi, con Lenin o con Gorbaciov alla guida. Il legame è ben chiaro, ma la Pravda insiste, perché proprio a nessuno resti un dubbio: •Le lettere di Lenin sulla perestroika sono all'Unisono con la pratica d'oggi, con le misure Indirizzate al miglioramento dello stile e del metodi del funzionamento dell'apparato-; queste lettere, infatti, •Insegnano la tempestività dei cambiamenti, la flessibilità, la rinuncia a tutto quanto è invecchiato, arrugginito, e impedisce la svolta». E non solo questo: Lenin, annota la Pravda, scrisse che con la fine delia guerra civile autorità giudiziarie con robusta base legale dovevano assumere responsabilità più solide e vaste, nella difesa dei cittadini. Oggi, Gorbaciov insiste che bisogna stabilire fondamenta legali più ampie per proteggere 1 diritti della gente dalle pericolose Invadenze di certi funzionari, abituati al potere e ai suoi abusi. Mesi fa, in occasione del 65° anniversario della relazione di Lenin sulla nuova politica economica, la Pravda aveva dedicato una lunga rievocazione alle Nep. Il modello economico di quegli anni, le aperture al mercato, tornano nell'articolo di ieri, con allusioni, ancora; con toni sfumati; senza risolvere, neanche questa volta, se quel!', esperienza leninista» la si apprezza In quanto strumento temporaneo o in quanto avvio di una revisione seria di concetti, all'interno dell'economia socialista. Ma il parlarne di nuovo — con evidenti allusioni alla ristrutturazione avviata dal Segretario generale — è di per sé un segnale: di Nep come «cedimento», di ritirata dalle esigenze rivoluzionarie, nell'Unti di Gorbaciov non si parla più. Emanuele Novazio

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