Ghassan accusa il clan dei Greco «Volevano i bazooka e le bombe » di Giuseppe Zaccaria
Ghassan accusa il clan dei Greco «Volevano 8 bazooka e le bombe » Al processo Chinnìci il libanese pentito parla senza reticenze Ghassan accusa il clan dei Greco «Volevano 8 bazooka e le bombe » Due uomini del boss gli chiesero le armi per l'attentato: «I giudici viaggiano su auto blindate» _ _ DAL NOSTRO INVIATO Catania — 4 bazooka,-mitra, « Voletx.no I bombé l'■mano.- Scherzando «ioman^dai: ma che, volete JàfH'U" guerra? MI risposero: i giudici viaggiano sempre su auto blindate-.: Parlerà male l'Italiano, questo Bou Chèbel Ghassan, ma le cose che ha da dire le esprime con puntigliosa chiarezza. i difensori di Michele Greco l'attaccano, lo definiscono truffatore, mi tornane, fanno in modo che il dialogo s'Impantani su una serie esasperante di dettagli Lui s'Inalbera, risponde a tono e comunque ribadisce: «Sono sicuro: quei due dicevano di essere uomini di Michele Greco». Quel due, Vincenzo Rabito e Pietro Scalpisi indicati come esecutori della strage di via Pipitene Federico, dalla gabbia degli imputati ascoltano senza fare una piega. Michele Greco invece pare nervoso: 11 «papa», presunto mandante dell'assassinio del giudice Chlnnlcl. passeggia, si torce le mani. A un certe'punto infila 11 viso tra le «barre, sporge verso 1' aula 11 profilo rapace con uno sguardo Irritato. Ma Ghassan non lo vede. Circondato da carabinieri, protetto da vetri antiproiettile 11 libanese che lavorava per la Guardia di Finanza e la polizia ribadisce le accuse già lanciate nel corso di due processi ©ero, conobbi Rabito a Milano: lui commarciava in droga, lo gli feci inten^pre che avrei potuto procurargli "morfina base" a buon prezzo dalla Siria o dal Libano. Lo vidi spesso, poi andai a trovarlo a Palermo, dove conobbi anche Scarpisi. Lì mi chiesero anche di trovare dette armi pesanti: avevano in programma attentati contro l'alto commissario De Francesco ed il giudice Falcone: E' una storia già raccontata nell'aula di Caltanisetta. Fu In autostrada, andando verso Taormina, che Rabito confessò al libanese di appartenere al clan dei Greco. Era il 12 luglio dell'83: poco prima di giungere in albergo, il trafficante palermita¬ no comperò «Il Giornale di Sicilia», con su la notizia del mandati di cattura spiccati dai giudici di Palermo, per il delitto Dalla Chiesa, contro 1 quattordici componenti la •commissione» mafiosa. Il nome di Michele Greco, allora latitante, era 11 primo: •Hai visto a chi appartengo?'. Poche settimane dopo Ghassan avrebbe ricevuto — e trasmesso alla polizia — la notizia di un imminente attentato «alla libanese», con tanto di auto-bomba. Chlnnlcl, il suo autista, 11 portinaio del suo stabile saltarono in aria la mattina del 29 lugUo. Ghassan, insomma, potrà anche aver raccontato sessanta «verità» sugli imba- razzanti contomi di questo suo lavoro da Infiltrato, ma sul conto di Scarplsi e Rabito non mostra incertezze, •Se volete — dice nel solito italiano stentato — ripeto tutto, dall'inizio, anche se queste cose le ho già dette migliaia di volte E sono 1 soli elementi che fino ad oggi hanno inchiodato Michele Greco (anzi l'avevano, fino al discusso rinvio della Cassazione) a una condanna all'ergastolo. I difensori si sbracciano, entrano continuamente in polemica con il procuratore generale, Enzo D'Agata, u presidente. Giacomo Grassi, raramente riesce a evitare che il processo assuma 1 toni concitati di un'assemblea. Per chi lavorava davvero Ghassan? E' vero che per conto dei servizi d'Intercettazione della Finanza faceva anche il traduttore dall'arabo all'italiano? E se cosi è, come mal adesso mostra di parlare la nostra lingua con tanta difficoltà? Una polemica interminabile, che fra continui rimbecchi porta il dibattimento a perdersi fra decine di mutui dettagli. Dal libanese, dopo quattro anni, decine di Interrogatori, centinaia di pagine di verbali, si vorrebbero ancora una volta ricostruzioni precise al millimetro, date, luoghi, dialoghi. Giuseppe Zaccaria
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