Colorì della Belle epoque in un cuscino di perline
Colorì della Belle epoque in un cuscino di perline LA STAMPA Anno 121 - POCHE volte un .decennio» ha subito la tentazione collettiva di essere occultato, come luogo di tutte le colpe del gusto. Oli Anni 50 rappresentano bene, nella storia dello stile, l'incrociarsi di transizioni, tendenze, ricerche. Oggi appaiono come un «gran bazar* in cui si affastellano immagini-oggetto superlative e il kitsch piti sconsolante. Cosi, lungo 1 due decenni successivi, ecco la tentazione di dimenticare (e di andare oltre, come dimostra l'ondata creativa del design italiano degli Anni Sessan-, ta). Le ragioni sono tante. I Cinquanta vivono il triste prolungamento della guerra, che diventa «fredda», vi si allarga 11 fungo dell'ansia atomica, esplodono 1 primi miracoli economici. E si stratifica nel ricordo il senso di un lavoro duro, spesso non gratificante. Comunque si scorgono in quegli anni le radici di mail odierni, dal produttivismo spinto, al consumismo, alla corsa agli armamenti. Eppure proprio negli Anni 80 si rinnova l'Interesse a scandagliare le vetrine del gran bazar, soprattutto americano. In cui compaiono insieme miti opposti: la trasgressione di Marilyn Monroe e Marion Brando di fronte al conformismo di Doris Day e Gregory Peck; le architetture provvisorie sulle strade (quelle insegne deìl'HoUday Inn\) e la conchiglia del Ouggenhelm Museum di Wright; 1 piatti di pessimo gusto orecchiati da Picasso o Mirò vicino al delicati Rosenthal dello Studic-Linie; 11 flacone del Chanel N.5 accanto al barattolo della Campbell's Soup; la scatola dei RitzNablsco a fianco delle bambolone «Barble»; 11 primo Boeing 707 che consacrerà la «Jet-decade» e gli accele-. rati ad elica del cielo; il primo iogo computerizzato della B3M a fianco del tessuti in grisaglia che fanno l'immagine dell'uomo, cosi come 1 blusotti alla Elsenhower. Negli Anni SO l'Occidente scoprirà voracemente tutto quello che guerra e dittatura avevano frenato, nasco-' sto o esiliato: il Bauhaus di Mies van der Robe e Oroplus, Mirò e Arp, Picasso e Le Corbusler, Kandinsky e Brancusl, Albers e Breuer, De Stijl e il Cubismo, il Costruttivismo russo, Alvar Aalto, 1 giapponesi, i primi timidi tentativi dellltalian design e 11 dilagare dello stile svedese, vero colpevole dell'uccisione della «decade». Nel tritatutto della produzione — soprattutto quello americano — 1 mille spunti forniti da movimenti e artisti finiscono spesso frantumati. I piatti «orientali» realizzati In plastica, i motivi pseudo-surrealisti sulle teiere di ceramica, i ■ : - Le poltrone. La Lounge Chalr «ottomana» di Charles e Ray Eames (tuttora prodotta dalla Herman Miller Collection, in Italia diffusa dalla ICF) è la poltrona con poggiapiedi più co¬ moda mai realizzata. Non si può non amarla, anche se è imponente esprime direttamente l'idea del guscio morbido e riposante. E' un non-plus-ultra del legno In lamine curvato. Un pensierino anche per la poltrona in canna d'India di Egon Eiermann (della Heinrich Murmann, KupsJohannisthal, Germania), un calice comodo, costoso e sempre più raro, ma tutto •migliori Anni Cinquanta». I divani. Anche qui: scelta difficile fra nomi e oggetti tuttora prodotti su disegni di Haussmann (Swiss Design, Zurigo) come di Harlls (Kaufeld di Bielefeld, Germania) o di Kjaerolm (Fritz Hansen di Allerod, DK) che ha interpretato come pochi la filosofia dell'acciaio a cromature opache cosi cara ai nordici. Ma se un omaggio è d'obbligo va a all'americana Florence Knoll, designer originale e manager illuminata del periodo, avendo dato lavoro a geni come Mies, Bertola o Saarinen. L'omaggio va al suo «1205» con i piedini a vista in tubolare quadrato d'acciaio e i cuscini trapuntati senza bottoni. Un'immagine-simbolo della decade (prodotta, ovviamente dalla Knoll). Nei negozi di modernariato o nel mercati delle capitali (Parigi, Londra, New York, Los Angeles, Milano) si possono trovare firme e oggetti minori ma non per questo meno indicativi di quel decennio. Tessuti, contenitori, soprammobili, laminati plastici (sulla fòrmica ci sarebbe da scrivere un libro!), lampadari, poster, ceramiche, piatti, radio, mangianastri, televisori. E per chi ha soldi magari una Chevrolet Bei-Air di quegli anni che scoprivano gli orizzonti avventurosi delle autostrade. Gian Paolo Boetti «f.p.b. Inserto rei de LA STAMPA - N. 43 - Venerdì 20 Febbraio 1987 III Colorì della Belle epoque in un cuscino di perline A
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