I regni della neve sorvegliati speciali
I regni della neve sorvegliati speciali I regni della neve sorvegliati speciali UNICO organismo in Italia che studia i ghiacciai, il Comitato Glaciologico Italiano è nato all'inizio del secolo per tenere sotto controllo te riserve-d'acqua glaciale a monte del bactaf'idroefèttricf che si stavano costruendo lungo tutto l'arco alpino. Da allora la sua sede, aperta al pubblico, è presso Palazzo Carignano a Torino. L'attività del Comitato è vasta: organizza le campa-' gne annuali di rilevamento e di controllo dei ghiacciai; nell'ambito dell'Inventario Mondiale dei Ghiacciai ha ultimato il secondo catasto dei ghiacciai italiani a trent'anni di distanza dal primo catasto, che fu redatto in occasione dell'Anno Geofisico Internazionale; studia le caratteristiche e i comportamenti del manto nevoso. A questo proposito è sulla vìa di partenza una ricerca sulle nevi acide, problema finora trascurato rispetto a quello, molto più noto, delle piogge acide. L'attività del Comitato è finanziata da Enti diversi: l'Enel, le Regioni alpine, il Cnr; i risultati degli studi sono pubblicati sulla rivista, di' Geografia fisica e Geolo^' :'gìa duTàmléa* scampata dal Comitato stesso. Sotto la guida di celebri scienziati, valga per tutti il nome di Ardito Desio, che fu presidente dell'organismo per molti anni, decine di giovani operano volontariamente per controllare lo stato di salute dei ghiacciai italiani confrontando i dati rilevati con lo sterminato patrimonio di fotografie e di documentazione raccolto dal paziente lavoro di ormai tre generazioni di operatori. Fanno parte del Comitato professori universitari, tecnici ad alto livello di vari settori tecnologici e industriali, del Magistrato del Po, dell'Istituto Geografico Militare e delle Regioni alpine. a. b. no con i monitor portatili) e quindi, anche se scarsamente radiotossico, molto insidioso. Con tutto ciò, la ricerca sulla fusione deve procedere. Ma, considerando l'esperienza dei reattori a fissione autofertilizzanti (rigorosamente progettati nel '50, abbondantemente finanziati e realizzati solo trent'anm dopo), non è ragionevole pensare di immettere in rete elettricità proveniente da fusione prima di quaranta-clnquanta anni. E nel frattempo? Considerando che nessuna fonte di energia è intrinsecamento sicura o insicura, ci si può permettere di aspettare qualcosa che, all'atto pratico, non si rivelerà poi cosi vantaggioso rispetto all'energia da fissione? tenere (tutti i materiali sono ad esso molto permeabili) e. ammesso che il ricupero progettato funzioni, ne sfuggiranno probabilmente quantità non accettabili dalle norme di radioprotezione: si stima che il problema del trizio nei reattori a fusione sia mille volte superiore a quello esistente nei reattori a fissione. Il trizio sarà anche, oltre ai problemi di inquinamento termico, di vapori dalle torri di raffreddamento, eccetera, una spina nel fianco per gli ecologisti. Esso è gassoso e quindi non confili abile come le scorie solide; scambia spontaneamente con l'idrogeno dell'acqua o di altre sostanze per cui lo si ritroverebbe un po' dappertutto: è anche non facilmente rilevabile (non alme¬ Paolo Volpe
Persone citate: Ardito Desio, Paolo Volpe
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