E' possibile l'arrivo di una piccola era glaciale?

Ultimato il check-up dei quasi mille ghiacciai eterni distribuiti lungo Varco delle Alpi Ultimato il check-up dei quasi mille ghiacciai eterni distribuiti lungo Varco delle Alpi E' possibile l'arrivo di una piccola era glaciale? NEL dicembre scorso è terminato il check-up dei ghiacciai italiani. Con un lavoro metodico durato quattro anni sono state rilevate, misurate e descritte accuratamente- le. quasi mille masse glaciaiizzate del versante alpino meridionale, estese fra il gruppo.' del Olapier e dei Gelas nelle Alpi Marittime fino alle Alpi Giulie. In un momento di grave crisi delle acque superficiali e prolonde, inquinate da prodotti industriali, da pesticidi e diserbanti, il censimento appena concluso assume un'importanza particolare: i volumi d'acqua gelata in montagna rappresentano forse le ultime riserve integre del nostro Paese e diventano una risorsa' qualitativamente ancora più che quantitativamente assai preziosa. A differenza di altri corpi naturali, che non mutano nella forma e nelle dimensioni in tempi di media du¬ LA fusione nucleare controllata per produrre energia da venticinque anni è «appena dietro l'angolo». Si sta tentando da molto tempo la strada del «contenimento magnetico» con vari progetti (il JET europeo, il TFTR U.S.A., il JT-60 giapponese e altri), tutti derivati dal sistema Tokamak sovietico e tutti; in specie quelli americano e sovietico, abbondantemente finanziati. Giornali'e riviste hanno più volte riportato_ l'annuncio del successo a breve termine; ma questo successo appare come la tartaruga a cui 1 fisici, come Achille, si avvicinano sempre più senza raggiungerlo. Negli anni '77-78, constatate le difficoltà ancora da superare per realizzare la macchina a «contenimento magnetico», alcuni gruppi di scienziati proposero la soluzione a «contenimento inerziale», consistente nello sfruttamento dell'energia di microbombe all'idrogeno innescate con laser o con fasci di elettroni; nel secondo, caso nel '78 si prevedeva di realizzare un prototipo funzionante nel 1985 ma. nonostante gli abbondanti finanziamenti ottenuti ai. Sandia Laboratories slamo nell'87 e non si è visto nulla. Ora Carlo Rubbia propone, per lu soluzione «confinamento inerziale», l'innesco tramite ioni. Tutti ci auguriamo che la sua idea possa aver successo, dicia¬ rata, i ghiacciai sono invece soggetti a periodiche fluttuazioni che provocano aumenti o contrazioni del loro volume. Dal 1925 ogni anno il CormMWOlaàòldgióa Italiano organizza una campagna di esplorazione che controlla circa il 10% dei ghiacciai esistenti rilevandone l'avanzamento o l'arretramento delle fronti. Vi sono coinvolti decine di operatori volontari, appagati soltanto dalla soddisfazione di rivisitare e di conoscere il comportamento dei «loro» ghiacciai. Dai dati raccolti in oltre sessantanni di osservazioni è possibile ricostruire il trend evolutivo recente di questi corpi naturali. Dopo un lungo periodo di ritiro, che si è protratto fino al 1960, la tendenza è cambiata: i ghiacciai in avanzata sono aumentati anno per anno per raggiungere l'ottanta per cento dei casi osservati nel 1980. mo almeno entro 10 anni, cosi come speriamo che il JET o il TFTR di Princeton mantengano almeno ora le tabelle di marcia annunciate: reattori dimostrativi entro il 2005. Sta come sia, che si realizzi prima il modello sperimentale a contenimento magnetico o quello a contenimento inerziale, vediamo che cosa si interpone fra la fase dimostrativa e quella commerciale. In entrambi i sistemi, le sollecitazioni sulle pareti del recipiente nel quale avviene la reazione saranno crìtiche. I primi grattacapi li avranno dunque gli ingegneri e i metallurgisti, che al problema stanno già lavorando (ma in gran parte solo in base a ipotesi): 1 contenitori del combustibile dovranno essere speciali. Per il contenimento magnetico sono stati presi in considerazione tre materiali: l'acciaio inossidabile (con 10 per cento di cromo, 14 per cento di nichel e 2 per cento di manganese oltre al ferro), il V-20TÌ (80 per cento di vanadio e 20 per cento di cromo) ed il N3-lZr (99 per cento di niobio e 1 per cento di zirconio); per il contenimento inerziale si pensa al Croloy (un acciaio al cromo e molibdeno) per le basse temperature, ma ad una lega di niobio quando commercialmente si dovrà sfruttare col massimo rendimento 11 calore prodotto. ghe si registrano nel Massiccio dell'Ortles-Cevedale nelle Alpi Centrali, ove si concentra il massimo volume di acque gelate delle Alpi italiane, e nel contiguo gruppo « VtfBftSftnellctpifesanella come, ancora sulle Alpi Retiche, nel Bernina e Nel complesso si tratta di variazioni modeste se paragonate alle grandi glaciazioni del passato, tuttavia significative. In alcuni casi, poi, spostamenti appe < temente-'minuscoli " -produrre-effetti inattesi. Negli ultimi venti anni, ad esempio, il fronte della Brenva sul Monte Bianco è progredito di quasi 400 metri, e di 25 soltanto nel 1986. La lingua gelata è ormai a ridosso del piazzale d'accesso al tunnel del Monte Bianco; la spinta Immane, pari a milioni di tonnellate, è in procinto di demolire parzialmente le strutture all'imbocco della galleria, mentre si fa sempre più difficile la possibilità di costruire il nuovo raccordo autostradale che dovrebbe per l'appunto passare la dove la Brenva è in piena espansione. Su) Monte Rosa il ghiacciaio del Lys è sceso di 100 metri nello stesso intervallo di tempo. Situazioni analo¬ dentale della catena alpina soltanto il 29 per cento dei ghiacciai è continuato ad avanzare, mentre il 67 per cento è in regresso e il restante 4% è dato da masse -'&ièriMianho non hanW subito variazioni apprezza»" bili. Nelle Alpi Centrali invece i corpi in crescita continuano a superare quelli in regresso; nelle Alpi Orientali l'inversione della tendenza dominante negli anni passati è ormai generalizzata: su 50 ghiacciai misurati, 25 sono in ritiro, quattro soltanto in avanzata e gli altri risultano stazionari. Qualcosa del genere sta capitando anche al di là dello spartiacque, in Svizzera, ove la fase di crescita incominciata nel 1965 aveva conosciuto il culmine nel 1980 con il 75 per cento delle masse glaclalizzate esistenti in espansione e si era vìa via affievolita fino ad attestarsi nel 1983 al di sotto del 50 per cento. Lo studio dèi ghiacciai fornisce indicazioni utili sulla tendenza del clima e sulle scorte idriche del pianeta nel Badile. Sintomi di ripresa si sono pure notati negli apparati delle Dolomiti del Brenta, sul Marmolada e altrove. Qualcosa di nuovo sta emergendo dall'analisi dei dati raccolti durante 1 rilevamenti della scorsa estate. Nel 1986 nel settore occi¬ Ma quali sono le cause di queste fluttuazioni? Le più recenti ricerche sull'argomento tendono a sottolineare che l'ultima fase di . avanzamento è stata prece5 MiStà-u? tutto l'arco'alpino —da-un aumento delle precipitazioni, mentre non si sono osservati indizi consistenti di raffreddamento della temperatura media dell'aria: maggiori apporti nevosi, dunque, e temperatura media annuale costante se non in lieve crescita. Poiché negli ultimi 150 anni si sono avuti quattro periodi di crescite glaciali, rispettivamente attorno al 1850. al 1920 e al 1980, è possibile confrontare le cause dell'ultima avanzata con quelle più vecchie. Nelle tre fasi precedenti, a differenza che nell'ultima, le espansioni glaciali sono sempre state legate a netti e drastici abbassamenti della temperatura, mentre erano le precipitazioni a influenzare poco il fenomeno. Dallo studio delle fluttuazioni glaciali è dunque possibile ricostruire anche un trend evolutivo climatico, e dedurre che ci stiamo av• viando. almeno nella regione alpina, verso un periodo probabilmente più umido e tiepido, il che in inverno significa nevicate particolarmente abbondanti, ma fusione della neve molto rapida in primavera e quindi scarsa propensione alla trasformazione della neve dell'anno in ghiaccio che concorra ad accrescere le riserve esistenti. E' quanto è capitato nel 1984 e nel 1985, annate caratterizzate da innevamenti diffusi e notevoli, ma dall'affermarsi progressivo della riduzione delle avanzate cosi generalizzate all'inizio degli Anni 80. Staremo a vedere se tale tendenza sarà confermata anche quest'anno, nonostante il Capodanno senza neve, che ci ha delusi un po' tutti. Augusto Biancotti tio è necessario perché in esso, attraverso alla reazione neutrone + particella alfa, si forma la metà del combustibile, cioè il trìzio; se il litio vien fatto circolare sotto forma di metallo fuso, i problemi da risolvere saranno analoghi a quelli che si sono presentati per ia circolazione del sodio fuso nei : ' attori autofertilizzanti a : ^sione: da esso inoltre .ion sarà semplice il ricupero del trizio come combustibile perché con il litio esso forma l'idruro. Se invece il refrigerante è sotto forma di composto, per esempio te tra fluoruro di litio e berillio, si tratterà di vedere quanto esso potrà resistere alla distruzione dovuta all'intenso irraggiamento. Arriva il turno dei radioprotezionisti: essi dovranno occuparsi di come limitare, schermare o rimuovere l'albissima radioattività che si genera nelle pareti ed in gran parte di tutta la struttura: cobalto-60. nichel-63, vanadio-49 e molti altri radionuclidi, ma soprattutto il niobio-94, che ha ventimila anni di emivita; si parla di 10 miliardi di Ci nel caso del confinamento magnetico; molto mena ma tutt'altro che trascurabile, nel caso del confinamento inerziale. I radioprotezionistl dovranno anche occuparsi di come confinare il trizio che viene prodotto e in teoria ricuperato. In realtà il trizio è difficilissimo da con-

Persone citate: Augusto Biancotti, Carlo Rubbia

Luoghi citati: Svizzera, U.s.a.