E quando tutti partivano l'Italia si fermò di Ippolito

Dai «ragazzi di via Panisperna» al processo Ippolito (1963): vent'anni di scelte e controscelte nucleari Dai «ragazzi di via Panisperna» al processo Ippolito (1963): vent'anni di scelte e controscelte nucleari E quando tutti partivano l'Italia si fermò eie are in Italia. Si deve qui ricordare che in quegli anni gli Stati Uniti, gelosi del loro monopolio sulla bomba, tramite il McMahon act avevano coperto con il segreto di Stato ogni ricerca in quel campo e la situazione restò tale fino al dicembre 1953, quando il presidente Elsehower in un discorso all'Assemblea delle Nazioni Unite lanciò 11 programma «Atomi per la pace». Anzi, in verità il segreto continuò a esser tale fino all'agosto del 1955 quando si tenne a Ginevra la prima conferenza mondiale sulle applicazioni pacifiche dell'energia nucleare. E' in questo contesto che vanno inquadrate, per meglio comprenderne l'importanza, le prime attività del Cise che si svolgevano nei locali di fortuna messi a disposizione dalla Edison in via Procaccini, a Milano. Verso la fine degli Anni Quaranta il Cise cominciò a rivolgersi al governo per ottenere finanziamenti alle proprie ricerche. La via giusta fu trovata nel 1952 quando, tramite l'ex presidente dell'Ir! Francesco Giordani, fu interessato il ministro dell'Industria Pietro Camplili. Questi dopo settimane di insistenza ebbe da Alcide De Gas peri, il quale come quasi tutti 1 politici dell'epoca non aveva la benché minima idea dell'argomento in questione, luce verde per l'istituzione del Comitato nazionale per le ricerche nucleari (Cnrn): Dalla nascita del Comitato nazionale per le ricerche nucleari al referendum antinucleare 'E fatela pure questa "cosa" nucleare», disse lo statista trentino accomiatandosi, estenuato, da Campili!. Al momento 11 Cnrn non aveva una figura giuridica ben definita: ci sarebbero voluti ancora otto anni prima che, nel 1960, fosse varata una legge che ne precisasse natura, compiti e attribuzioni. Ma poteva 11 Cnrn limitarsi a drenare i fondi verso il Cise, come chiedeva la Edison? Francesco Giordani che fu chiamato a presiederlo (si dimise nel '56 e fu sostituito dal de Basilio Focaccia), 1 fisici Edoardo Arnaldi e Bruno Ferretti, e Felice Ippolito che ne furono fin dall'inizio la spina dorsale, già nel '52 pensavano di no. LI si innescò il primo conflitto, quello tra Stato e privati, che ha contraddistinto la preistoria nucleare nel nostro Paese. Questo conflitto poi andava a inserirsi in quello più generale che caratterizzò la fase di preparazione ed effettuazione del passaggio dell'industria elettrica allo Stato (1962). Per tutti gli Anni Cinquanta furono grosso modo fautori della nazionalizzazione gli uomini del Cnrn, Ippolito In testa, e nemici giurati della stessa De Biase, Valerio, la Edison e perciò anche il Cise. Altra cosa da ricordare è che negli Anni Cinquanta non solo non esistevano antinucleari ma i progressisti erano i più accaniti sostenitori del ricorso a questa Felice Ippolito, promotore dell'enuova fonte d'energia. Nuclearisti senza riserve erano ampi settori del pel e del psi, i repubblicani, la sinistra democristiana, gli amici del «Mondo», che sul tema organizzarono, nell'inverno del '57, un importante convegno. LI accomunava l'idea che questa fosse la via da battere per conquistare la piena indipendenza del Paese liberandolo dall'assoggettamento energetico alle «sette sorelle», le grandi società petrolifere viste come centro del potere reazionario nel mondo. La più importante divisione fu di natura tecnologica ma nascondeva una disputa prettamente politica. Quasi tutta la sinistra voleva im¬ 'energìa atomica in Italia, travolto dpiantare in Italia reattori all'inglese cioè a uranio naturale moderati a grafite e raffreddati a gas. Questo per una generale simpatia nei confronti delllnghilterra laborista che aveva nazionalizzato la propria industria elettrica ma, soprattutto, per non far dipendere il nostro nucleare dalla tecnologia statunitense Indispensabile per l'altra soluzione, quella americana, che convinceva Ippolito e alla fine prevalse: reattori a uranio arricchito moderati e raffreddati ad acqua. Furono polemiche molto vivaci ma che non varcarono la cerchia del competenti n primo caso che invece provocò discussioni In tutto 11DcccrIndMp11nIddLcsdctt da uno scandalo strumentale 11 Paese fu quello di Ispra. Dopo aver realizzato il sincrotrone, un centro di ricerca a Frascati, il Cnrn comprò dall'America un reattore sperimentale che Installò a Ispra nel pressi del Lago Maggiore (1958). Ma erano passati appena pochi mesi dall'acquisto che 11 Cnrn annunciò l'Intenzione di cedere il reattore di Ispra all'Euratom e di prenderne un altro per 11 centro della Casaccia vicino al Lago di Bracciano, a pochi chilometri da Roma. A parte, il fatto che quest'iniziativa fu vista dall'industria elettrica del Nord come un tentativo neanche tanto mascherato di allontanare da Milano e spostare quella di Saragat è una •sciocchezza». Ma i giornali conservatori, a caccia degli «illeciti» del Cnen, si trascinano dietro polizia e magistratura su cui fanno pressione i nemici di Ippolito: socialdemocratici, liberali e destra democristiana. Nel marzo del '64 Ippolito viene arrestato e, dopo un primo processo, condannato a undici anni di prigione (in appello si ridurranno a cinque e nel '68 Saragat, presidente della Repubblica, lo grazlerà). I reati che gli vengono contestati sono ridicoli: l'uso di un'auto campagnola del Cnen durante le vacanze a Cortina, l'aver regalato a un gruppo di giornalisti una cartellina in similpelle, un'assunzione clientelare a Frascati. I giornali di sinistra congetturano che dietro quell'offensiva ci siano le «sette sorelle», una cospirazione internazionale, un tentativo di • rivincita degli uomini della Edison contro i nazionalizza tori, un siluro della destra de contro il centro sinistra e altro. Questa vicenda spezzò le gambe al nucleare italiano. Dopo l'Incarcerazione di Ippolito, il suo successore al Cnen, Giovanni Calde-ale, si occupò solo della correttezza formale della gestione: mentre tutti gli altri Paesi si avviavano a grandi passi sulla via nucleare, l'Italia restò paralizzata negli anni decisivi. sempre più verso la capitale uomini e ricerca del nucleare, si scatenò una furibonda disputa con ampio spazio sui giornali attorno a questa domanda: che senso aveva spendere tutti quei soldi ad acquistare il «gioiello di Ispra» per poi regalarlo all'Europa? Un senso ce l'aveva ma ancora una volta era politico: Ippolito era convinto che solo impegnando il governo in un accordo Internazionale come si stava facendo con quella cessione, si sarebbe riusciti a ottenere la legge nucleare e il finanziamento al plano quinquennale per ricerca e progettazione di centrali in Italia. E cosi fu, anche se tra le ire furibonde degli elettrici Comunque nel '60 potè nascere il Comitato nazionale per l'energia nucleare (Cnen), motore di tutta l'attività italiana in quel campo, di cui fu despota Illuminato anche se per una breve stagione Felice Ippolita subito ribattezzato con antipatia dai giornali più conservatori il «Mattel atomico». Con un finanziamento della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, il nostro «Mattei atomico» aveva già avviato nel '59 l'edificazione della prima centrale nucleare italiana, quella del Garigllano. Il vero Mattel, presidente dell'Eni, s'era affrettato a iniziare 1 lavori per un'altra, a Latina. E anche l'Edlson ne aveva voluto una propria, a Trino Vercellese. L'Italia si affacciava sugli Anni Sessanta come terzo Paese al mondo (dopo Stati Uniti e Inghilterra) per sviluppo nucleare. Le fortune di Ippolito sembravano alle stelle, talché quando nel '62 fu nazionalizzata l'industria elettrica. La Malfa e Lombardi lo volevano alla guida del neonato Enel e accettarono di soprassedere solo per non incrinare ancor più i rapporti con la fascia più conservatrice del partiti e del Paese. Ma la via del nucleare italiano appariva ormai spianata. Tanto più che, dopo la nazionalizzazione, tutte le centrali erano finite nelle mani dello Stato e doveva essere dunque il Cnen a determinare tempi e indirizzi dello sviluppo in questo settore. Sennonché... Ferragosto 1963: Giuseppe Saragat denuncia gli «sprechi di denaro pubblico», le «dilapidazioni, centinaia di miliardi buttati dalla finestra» del Cnen. Immediatamente si scatena una campagna di stampa contro Ippolito che echeggia una singolare teoria di Saragat: produrre energia attraverso le centrali nucleari «sarebbe come metter su segherie per produrre segatura anziché assi di legno». Sessantacinque cattedratici di fisica su poco più di settanta intervengono in difesa di Ippolito, il «Mondo» e i gruppi politici più Illuminati si schierano con lui. A parere di Arnaldi Paolo Mieli gia che valuti la compatibilità degli obbiettivi di politica energetica — già fissati nell'aggiornamento del piano energetico — con le garanzie di sicurezza degli impianti, di protezione delle popolazioni e di tutela dell'ambiente. In base al risultati della conferenza dovranno esseré verificate le scelte, le convenienze e 1 modi di attuazione del piano. Nel frattempo il governo non potrà assumere Iniziative In materia di impianti nucleari che possano pregiudicare ulteriori decisioni parlamentari. • Gennaio 1987 — La Corte Costituzionale dichiara l'ammissibilità dei tre referendum antinucleari: il primo riguarda l'abrogazione delle norme che prevedono 1 finanziamenti a Comuni e Regioni che ospitano grandi impianti termoelettrici nucleari e a carbone; il secondo, l'abrogazione delle norme che danno al Cipe 11 potere di individuare le aree dove realizzare le centrali; il terzo, l'abrogazione delle norme che permettono all'Enel di stringere rapporti di collaborazione all'estero, come quello che ha dato vita al Superphénlx franco-italiano di Grenoble. Gianfranco Francl