Ogni anno finiscono in mare 3 milioni di tonnellate di petrolio

Ogni anno finiscono in mare 3 milioni di tonnellate di petrolio Ogni anno finiscono in mare 3 milioni di tonnellate di petrolio IN un recente studio l'Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti (Nas) ha stimato in 3,2 milioni, di tonnellate la quantità di petrolio che viene immessa ogni anno nei mari per cause varie. Circa il 40 per cento di questo inquinamento si deve alle operazioni di trasporto marittimo: lavaggi delle navi petroliere e fuoriuscite accidentali Un terzo del totale proviene dalle discariche di acque superficiali industriali e urbane, con esclusione delle raffinerie di petrolio (che rappresentano il 3 per cento). Il resto è costituito dalla ricadu- neU'atn^f^r^d^allè operazioni di estrazione del greggio in mare aperto, dall'erosione di rocce sedimentarie e dalle infiltrazioni naturali Nelle acque marine sono stati individuati anche idrocarburi generati da organismi viventi senza relazioni con il petrolio. Sempre secondo lo studio della Nas, la maggior parte delle acque oceaniche superficiali e sottosuperficiali contiene idrocarburi di petrolio in quantità che variano da 1 a 10 ppM (parti per miliardo), mentre nelle acque profonde la concentrazione tende a 1 ppM o meno. La situazione è molto più pesante per le acque costiere, dove il contenuto di idrocarburi può raggiungere le 100 ppM. Tralasciando gli apporti naturali (250.000 tonnellate/anno provenienti in gran parte da circa 200 punti di infiltrazione sottomarina individuati nel mondo) la prevenzione delle immissioni accidentali di petrolio in mare e le misure di attacco alle chiazze oleose costituiscono da tempo materia di studio e di azione. Nel corso dell'ultimo ventennio, infatti l'industria e 1 governi hanno perseguito il miglioramento delle tecnologie produttive e stabilito procedure e regolamentazioni atte a prevenire e contenere l'Inquinamento dei mari Attenzione particolare è stata data, allo sviluppo delle tecniche di delimitazione e di dissolvlmen- Sintetizzata a Firenze, appartiene alla categoria dei macrocicli Qirezione del vento della corrente • della corrente influenzato dalla velocità del vento, dalla temperatura, dalle condizioni del mare e, come è ovvio, dalla composizione del petrolio. Inoltre, gran parte delle sostanze evaporate subisce l'ossidazione fotochimica, ma è ragionevole pensare che una certa percentuale di essa ritorni in mare come «fall-out» atmosferico. La foto-ossidazione agisce anche sul petrolio galleggiante ed è attiva in partlcolar modo sugli strati sottili Esperimenti recenti hanno dimostrato che, in presenza di sufficiente luce solare, una chiazza di un miglio quadrato formata da circa 10 tonnellate di greggio, può essere degradata per foto-ossidazione In pochi giorni. Vi è, inoltre, una dispersione naturale in base alla quale piccole gocce di petrolio entrano in sospensione nell'acqua. Questo processo è spesso attivato da componenti del petrolio che fungono da tensioattivi e intensificano il processo di degradazione e sedimentazione. Un'ulteriore forma di attacco spontaneo alle chiazze galleggianti viene fornito dalla blodegradazione da parte di batteri fermenti e to delle masse di petrolio galleggianti L'espansione, la velocità e la direzione di movimento, l'evaporazione e la dissoluzione spontanea sono i principali fattori che caratterizzano le grandi chiazze vaganti e che vanno tenuti sotto controllo per rendere più efficaci le azioni di attacco. Queste ultime si basano sia sulla captazione dello strato oleoso mediante battelli-spazzini sia sull'impiego di agenti chimici che favoriscano 11 processo di dispersione e di degradazione impedendo, al tempo stesso, la formazione di «mousse», ossia l'emulslficàzione del petrolio nell'acqua. La «mousse», infatti è spesso molto viscosa e rappresenta una fase se mutabile che risulta più difficile eliminare. I recenti studi hanno 11 grande merito di aver fatto luce su alcuni fenomeni fisico-chimici che la natura mette in atto per difendere l'ambiente marino. Tra essi va citata anzitutto l'evaporazione spontanea la quale, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, può far decrescere 11 volume della massa galleggiante sino al 50 per cento. B tasso di evaporazione è funghi presenti nelle acque superficiali, sempre che tali microorganismi siano abbondanti e variati e che vi sia disponibilità di ossigeno e di sostanze nutritive. La natura, dunque, si difende validamente; ma nonostante questi processi di autoprotezione contribuiscano sostanzialmente al recupero ambientale, 11 petrolio vagante — come è noto — può recare danni gravissimi all'habitat marino, in special modo nelle zone costiere ove le acque sono poco profonde e le cor- ■ renti tendono a spingere 1 verso le rive. Di qui gli sforzi per conoscere meglio 1. fenomeni connessi all'evoluzione delle chiazze oleose, e le azioni per favorire artificialmente i processi naturali sopra descritti L'impegno della ricerca sta aumentando: già nel 1982 vi erano — secondo dati raccolti dalla Exxon — cento programmi in corso nel mondo, con un esborso finanziario di 12 milioni di dollari (60% in più rispetto al 1976). E' uno sforzo apprezzabile, anche se non ancora sufficiente, il cui scopo principale deve essere, comunque, quello di prevenire, non di riparare, Gino Papali

Persone citate: Gino Papali

Luoghi citati: Firenze, Nas, Stati Uniti