Chi salva il long-playing dai robot giapponesi? Gli eroi del jazz americano

Chi salva il long-playing dai robot giapponesi? Gli eroi del jazz americano Chi salva il long-playing dai robot giapponesi? Gli eroi del jazz americano aspetto. Le vecchie matrici vengono ripassate con le tecniche più1 sofisticate, i corredi critici sono abbondanti e ben curati, le confezioni sono eccellenti. La leadership di questa gara, dalla quale per fortuna i collezionisti traggono solo vantaggi, è stata assunta all'improvviso dalla Rea. Nei migliori negozi sono appena arrivati i primi esemplari della nuova serie -Bluebird», con cofanetti e album preziosi di Benny Goodman, Duke EU lington, Coleman Hawkins, Sonny Rollins e Charles Mingus. Sotto il profilo quantitativo, il primato spetta a Benny Goodman, rappresentato da,un cofanetto di be$,sffi&% Jpngplaying còti', fascicolo critico e illustrativo. La proposta è di circa 250 registrazioni, cioè di tutte le opere goodmaniane incise dal clarinettista e direttore d'orchestra nella fase del suo massimo fulgore (1935-1939) prima di passare sotto contratto alla Columbia. E' appena il caso di sottolineare l'importanza di questa raccolta, specialmente in un momento di giusto rilancio dell'era dello swing come l'attuale. Ma si può star certi che molti preferiranno il cofanetto dedicato a Duke Ellington, intitolato »The Blanton/Webster Band(quattro longplaying, settanta registrazioni, fascicolo allegato di sedici pagine). La ragione è semplice. H periodo considerato (19401942) segna l'inizio del decennio d'oro del maestro, quello in cui egli potè cominciare a disporre di un mirabile compositore e arrangiatóre ' gitale Billy Strayhorn, che gli si era presentato nel 1939, incredibilmente, come paroliere di canzoni. E poi, appunto, furono con lui l'abbagliante meteora del giovanissimo contrabbassista Jimmy Blanton, stroncato nel I dischi di Lif tiba e Armando Blu 1942 dalla tubercolosi, e la voce vellutata del sax tenore di Ben Webster. Nei due anni trascorsi con Ellington, magnificamente documentati dal cofanetto, Blanton fece in tempo a imprimere alla sintassi del contrabbasso jazz una svolta decisiva i cui effetti si sono prolungati fino ai nostri giorni. Agli altri maestri — Hawkins, Rollins e Mingus — sono stati riservati degli album doppi, però altrettanto lodevoli. Hawkins è fissato nella sua piena maturità (fra gli altri brani, c'è la sua celeberrima versione di Body and soul) e poco prima di cimentarsi col linguaggio del jazz moderno; Sonny Rollins ha, sotto e tic fletta Rea, alcune tra le opere più belle della sua carriera; di Charles Mingus, infine, è offerta un'edizione raddoppiata del long playing Tia Juana moods, con matrici alternate o rifiutate sinora inedite. Franco Fayenz te etichette indipendenti che se non altro per pochezza di mezzi costringono alla sintesi e alla precisione. Veniamo all'ultimo nato tra 1 gruppi new wave italiani: gli Armando Blu che pubblicano il loro primo album intitolato Ero plano. E' già evidente che siamo in atmosfera giocosa. I testi osano in qualche caso spericolate cacofonie ai limiti del cantabile: «Vestiti di ciò in cui investi-, -Ritmatisti in foreste-... ma in genere si tengono su atmosfere morbidamente metropolitane. Città deserte, sentimenti incerti, «imperfezioni». La musica rivela un qualche amore per lo swing e colloca la ricerca degli Armando Blu non molto lontano da quella dei Flylng Foxes. I suoni sono semplici per forza di cose, ma accuratamente misurati. La voce solista. Elena Tiengo, riesce a districarsi felicemente anche quando la situazione non la aiuta. E allora va bene, vuol dire che il terreno da cui nascono i nuovi gruppi italiani è vitale. Gente che ci prova, nel bene e nel male. Se non altro cercano di costruirsi dei loro modelli senza subire troppa eredità, e già questo li differenzia enormemente dai troppo candidi gruppi beat d'un tempo. Gianfranco Manfredi Liftlba: .17 Re», Polygram; Armando Blu: 'Ero Plano», Moondance Record». 1 leader occidentali, le case discografiche, le stelle del rock. A testimonianza dell'entusiasmo e della buona fede di Geldof ci Bono i dubbi che oggi esprime per scritto: 1 cento milioni raccolti sono giunti davvero in Africa a chi ne ha bisogno? Ci sono ancora strumentalizzazioni politiche? n rock ha davvero rivelato un'anima generosa senza tentazioni di cinica propaganda? La risposta è nel vento e Geldof non poteva e non voleva Inseguirla. a» r.

Luoghi citati: Africa, Columbia