ai manager d'oggi

D gesuita barocco D gesuita barocco che insegna la prudenza i gai manager d'oggi Nietzsche e, prima di lui, Schopenhauer, e forse anche, ma meno sicuramente Leopardi lo ammirarono per affinità intellettuale (nel 1832 Schopenhauer tradusse l'Oracolo Manuale e affermò che El Criticón era «uno dei migliori libri del mondo»), durante il Sei e Settecento, specie quando si perse la fiducia in quell'ars gobernandi che Graciàn aveva cosi tenacemente cercato di insegnare, l'oscurità . della sua'.opera .apparve an-,,, che più evidente. «Gli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola» (1667) Gli anni più attivi di Graciàn rimangono quelli tra 11 1640, quando fu a corte, come amico di Francesco Carata duca di Nocera e il 1646, data della battaglia di Lérida. A Filippo IV, che vide al passaggio di Saragozza, già impegnato nella disastrosa guerra di Catalogna, in abito militare sfarzesco, cosi come appare nel famoso ritratto di Velàzquez. Graciàn dedicò omaggi formali, deplorandone gli insuccessi politici (•Nel secolo d'oro fiori la semplicità; in questo di ferro, la malizia*) mentre sul Baltasar Graciàn campo di Lérida, una delle ultime vittorie spagnole, visse un breve momento eroico, come cappellano militare, acclamato poi Padre della Vittoria. Per il resto, colui che si dedicò a formare l'uomo completo, il politico, l'uomo di corte, non usci quasi mai dalle case del suo ordine, si preoccupò delle sorti dell'impero spagnolo vivendo quasi sempre in Aragona, che chiamava la «buona Spagna», e concepì ;, il grande disegno morale del r. Criticón, con tutti 1 drammatici contrasti del mondo barocco, nella solitudine della sua vita di religioso. Le grandi opere della maturità fioriscono intorno alla metà del secolo: l'Oracolo Manuale del 1647, l'Acutezza che sembra rappresenti l'ampliamento di un'opera anteriore, del 1642, scritta nella capitale, e il romanzo allegorico El Criticón, uscito in tre parti, tra il 1651 e il 1657, dolorosamente segnato dalle condanne della Compagnia di Gesù per aver disobbedito agli ordini ed essersi espresso, là dove si parla dell'Ipocrisia, «contro fa Compagnia e il suo governo». Si trattava, a quanto pare, soltanto del governo locale delle case di Valenza alle quali Graciàn era particolarmente ostile, e, tuttavia, le punizioni inflitte furono sproporzionate e tremende: segregazione, penitenza In refettorio, destituzione dall'insegnamento. A capo di tre mesi, che più di tanto non durò, la crisi era finita, e Graciàn riabilitato, ma «exulcerato pridem cornare et inepto itineri», non partecipò alla Congregazione generale di Catalayud, e il 7 dicembre 1658 moriva. Era nato, Graciàn, cinquantasette anni prima, in Aragona, proprio vicino a Catalayud, la romana Biblis. patria di Marziale, che fu sempre uno degli scrittori suol preferiti, da una famiglia, che, come è stato accertato, era di «cristiani vecchi» e, nella sua «vita alternante», come la definisce padre Battlori, uno dei massimi gracianistl di oggi, ebbe molti anni tranquilli, arricchiti dal tirocinio gesuitico di teologia morale e di casuistica e soprattutto dall'amore per 1 libri Prima fra tutte, la gran biblioteca della Huesca, dove trovò la larghezza, la generosità dell'erudito don Vincenzo Juan de Lastanosa, suo mecenate e «gloria degli aragonesi per il suo impegno»: il ricchissimo palazzo Lastanosa compare ancora, a anni di distanza, con tutte le sue meraviglie, come «museo del discreto», tempio allegorico delle arti e delle scienze, nel Criticón. Invano si cercherebbe, nelle opere di Graciàn, uno stile unico, non soltanto perché, com'egli osserva, • quel che è nato per un epigramma non è decente per un sermone», ma perché, assumendo lo stile la forma stessa del pensiero, si tra¬ sforma dalle prime opere quali El héroe del 1637, £1 Discreto, del 1646 fino all'Oracolo Manuale e alla complessità del Criticón di cui VAgudeza offre come l'esemplificazione In una serie di norme, ormai ricche di concettismo e culteranismo. Machiavelli è certo presente, almeno nelle prime opere, ma meno importante deU'antimachiavellismo di cui spesso si accusa Graciàn è aver tentato di innestare in un'operazione assai coraggiosa e originale, sulla Ratio studiorum gesuitica quanto dell'eredità rinascimentale poteva essere conservato. Il suo eroe, la prima incarnazione dell'uomo seicentesco, è soltanto un prudente, un uomo di mondo che riesce bene nella vita e al quale Graciàn consiglia cautela, dissimulazione, e una sicurezza di giudizio che va sempre unita alle eleganze dell'ingegno, alla cultura universale. Non soltanto non c'è umiliazione dell'uomo, ma un gran rispetto, perfino quando si tratti dell' •homo homini lupus»: • Tutto quel che opero il Supremo artefice è tanto perfetto che non può essere migliorato, ma quel che hanno aggiunto gli uomini è imperfetto». Nel Discreto, si riscontra già un passo verso la fratellanza universale e la premonizione di quel tipo di uomo dabbene, a tutto tondo, che interessò gli •honnétes hommes» francesi. Questo ■corte giano» secentesco v erfidite^.fle^j^^'socletàj in decadenza. un. desiderio moralistico che la crisi e l'angoscia dell'epoca barocca possono soltanto acuire, pur sollecitandolo a cercarne i rimedi, almeno sul plano individuale. Tra dissidi e tensioni si colloca il culto e il metodo pedagogico del difficile gracianesco che trova la sua espressione più compiuta nell'Acutezza, in un'arte linguistica complessa che non può essere scissa dal mondo che vuol rappresentare. Osserva molto giustamente Samonà come lo stile, in Graciàn, assecondi l'architettura del pensiero, e non solo nell'Acutezza, ma nel Criticón, dove l'uomo razionale Critilo e il primitivo Andrenio trovano, alla fine, nella vita ultraterrena, la salvezza dal malessere del mondo, l'opera è di tale trascendenza da poter essere soltanto paragonata, in Spagna (sono parole di Battlori), al Chisciotte. Con una differenza, però: Graciàn elude facilità e popolarità in un'«ansia di razionalizzazione e di discorso», estraendo, insomma, dalla vita umore e moralità in un'astrazione alambiccata, sottilizzata, ironizzata. Le interpretazioni recentissime gettano nuova luce sul gesuita secentesco, visto come l'astuto consigliere di managers, oppure il teorico, attraverso l'.acutezza», di un erotismo inteso come mediazione tra unione e lotta. Queste interpretazioni si spiegano con la potenzialità esplosiva dell'opera gracianesca, ma attraverso un'af finità più tragica e profonda. La nostra, come l'età barocca in cui visse Graciàn, 6 epoca di lacerazioni, di precarietà e di disgregazioni, di un tempo Inafferrabile in cui tutto fugge e cambia, e noi, ponendoci le stesse domande, vorremmo le stesse certezze. Angela Bianchini Gianfranco Dioguardi: «Viaggio nella mente ba< rocca Baltasar Graciàn ov vero le astuzie dell'astuzia», Sellerie 456 pagine, 25.000 lire. Baltasar Graciàn: «L'Acutezza e l'arte dell'Ingegno». Trad. di Giulia Poggi, consulenza scientifica coordinamento di Bianca Perinàn. Aesthetlca edizioni. Palermo, 493 pagine, 45.000 lire. Baltasar Graciàn: «Oracolo mannaie e arte di prudenza». Trad. e note di Antonio Gasparetti. Guanda, 175 pagine, 20.000 lire.

Luoghi citati: Aragona, Catalogna, Palermo, Spagna, Valenza