Tra la folla al mercatino degli animali domestici

Tra la folla al mercatino degli animali domestici Tra la folla al mercatino degli animali domestici Per concessione dell'editore De Agostini, pubblichiamo alcuni passi da «Durrell In Russla»,di Gerald e Lee Durrell, che sarà In libreria la prossima settimana. NEL mio ciclo di trasmissioni mi proponevo di mostrare l'amore del popolo sovietico per gli animali. Volevo far vedere che lassù, in quegli squallidi, intimidatori alveari di città, si nascondeva un intero serraglio di animali teneramente accuditi. Desideravo testimoniare il grande interesse dei moscoviti per il loro eoo. Volevo far conoscere infine il '-mercatino degli animali domestici», che ritengo unico al mondo non avendo mai visto nulla di simile in nessun altro Paese. Comincerò appunto dal mercatino, dato che purtroppo proprio a questo proposito mi scontrai con le maggiori difficoltà dell'intero viaggio e provai sentimenti di rabbia e frustrazione. Era stato John a parlarmene per la prima volta, dopo averlo visitato durante uno dei suoi giri di perlustrazione, e me lo aveva descritto con toni entusiastici. Se volevo mettere in risalto il grande amore del popolo russo per gli animali, mi aveva' "detto, dovevo assolutamente andare in quel luogo. Fu così che inserii il mercatino nel programma della prima puntata. Sorse però un ostacolo. Le autorità mi negarono il permesso di filmare o fotografare. Domandai una spiegazione. Forse gli animali vi subivano un cattivo trattamento? Vi soffrivano la fame, erano ricoperti di piaghe? No, certo che no, fu la risposta. E allora perché il rifiuto, perché il posto non è particolarmente bello, mi fu detto. Potevo allora visitarlo, chiesi, e scriverne? Senz'altro, bisognava solo che evitassi le riprese. Cosi Lee ed io ci facemmo accompagnare da John. Era un luogo assolutamente, straordinariamente incantevole. Arrivammo in un'immensa piazza di forma irregolare, brulicante di gente e animali di ogni sorta, situato ai margini del centro di Mosca. Vi trovammo venditori di grassi, sonnolenti topi muschiati, criceti, topolini bianchi. Vi vedemmo centinaia di pappagallini, piccioni e pulcini, e poi innumerevoli vaschette in cui guizzavano pesciolini tropicali di tutti i colori dell'arcobaleno. Ovunque posavamo lo sguardo, ci appariva un materiale ricchissimo, degno di essere filmato, che mostrava il grande affetto dei sovie¬ UN rinnovato interesse circonda l'antico Ghetto di Venezia e le secolari relazioni tra Venezia e gli Ebrei, interne alle due comunità, ed esterne, mediterranee ed europee. Ne sono prova tra l'altro lo splendido volume degli 'Atti e Discussioni- del Convegno Internazionale Gli Ebrei a Venezia, ora pubblicato da Comunità (pp. 910, L. 70 mila); e la recente Storia del Ghetto di Venezia di Riccardo Calimani, edita da Rusconi (pp. 525, L. 35.000) che sta diventando un successo internazionale. Nella narrativa, va nel contempo segnalato almeno uno dei capitoli centrali e più affascinanti del romanzo di Frutterò e Lucentini L'amante senza fissa dimora (Mondadori), che non solo si svolge nel vecchio Ghetto — il veneto Chazèr, galleggiante sulla laguna «come un estere umano- —, ma lo trasforma in personaggiomotore del racconto. L'architettura non è da meno: sono di quest'estate l'inaugurazione nel cuore delle antiche case e sinagoghe del rinnovato Museo del Ghetto, di cui La Stampa ha dato notizia; la pubblicazione dell'agile sintesi n Ghetto, le Sinagoghe, il Museo, di Giovannino Reinisch SulIman (ed. Canicci); e l'assegnazione dell'annuale 'Premio veneziano per il restauro- alla franche di lavori finora eseguiti, tra i previsti interventi nel Ghetto. Le recenti manifestazioni musicali infine, nella stessa cornice del quartiere, hanno confermato da Venezia l'attenzione internazionale alla musica ebraica e alla canzone jiddish. Tanto interesse ha ragioni antiche e moderne: il Ghetto veneziano, anzitutto, è il primo ghetto del mondo in senso proprio, con regole formalmente riconosciute dalle due parti, sempre esose per una delle due. ma relativamente stabili nel tempo. Si tratta poi dell'emozionante quartiere in piena Venezia tuttora pressoché intatto, che diede il nome-simbolo a tutti i ghetti, ebraici o no: dove ogni ricerca, e ogni pietra, scoprono per le due città nuove radici e comuni risvolti. Per restare nel campo storico-saggistico, infiniti sono gli aspetti dello scontro-in¬ tici per i loro animali. Dalla tasca del cappotto di un'anziana signora paffuta, dall'espressione sorridente, spuntava il musetto assonnato di un piccolo coniglio, avvinghiati al suo petto vi erano due micini e un terso era accucciolato sulla sua spalla. E' nota la consuetudine delle autorità sovietiche di distribuire generosamente medaglie ai cittadini meritevoli, e ci si abitua presto a Mosca e altrove a vedere anziani, affabili signori che camminano a stento perché oppressi dal peso delle onorificenze che portano appuntate alla giacca. In questo mercatino erano invece i cani gli eroi della situazione: dei grandi danesi, degli incroci tra bulldog e mastini e dei dalmata indossavano ampi grembiuli carichi delle medaglie vinte, a riprova del fatto che quei superbi esemplari di nobile schiatta, a dire il vero un po' corpacciuti e ciondolanti di sonno, meritavano proprio di essere acquistati. Un uomo allattava compunto un colpo neonato con il biberon e l'animaletto, ritto sulle zampine posteriori, succhiava avidamente facendo piccoli rumori come un bimba'soddisfatto. Più oltre un capannello di persone mercanteggiava stft prezzo di una tartaruga d'acqua dolce; delle donne raccoglievano con minuscole palette vermiciattoli rossi e gamberetti per gli amatori di pesci e li riversavano in coni di carta fatti con fogli della «Prarda»; un ottuagenario dai baffi folti come una foresta esaltava a un cliente le caratteristiche delle sue lumache di stagno con una veemenza che sarebbe stata eccessiva anche per delle pepite d'oro. Qui, racchiuso in questa grande piazza un po' disordinata — come lo sono tutte le piazze dei mercati, ovunque nel mondo — toccavamo con mano l'amore dei russi per la natura e gli animali. Qui la gente acquistava di tutto, dai bulldog alle brasche o lingue d'acqua, dai gamberetti ai parocchettl. Gli animali erano in ottime condizioni e i loro proprietari ne erano evidentemente orgogliosi e li trattavano con grande affetto. L'intero luogo traboccava di vita, ma io non potevo filmarlo perché «non era abbastanza bello-. Dire che ero furibondo è un eufemismo. Quando tornerò a Mosca, il primo posto che visiterò non sarà II Mausoleo di Lenin o il Cremlino, ma il mercato degli animali, perché è l'angolo più affascinante, più caldo e umano di tutta la capitale.

Persone citate: Durrell, Giovannino Reinisch Suliman, Lenin, Lucentini, Riccardo Calimani

Luoghi citati: Mosca, Venezia