II rock è volgare: ce lo spiega un filosofo Usa di Furio Colombo

Il libro manifesto di Robert Pattison Il libro manifesto di Robert Pattison II rock è volgare: ce lo spiega un filosofo Usa mano, dall'altra c'è l'equivoco del «popolare» che diventa «gridato», di un messaggio politico che nutre l'Illusione di un mondo giovane e uguale. Per sostenere l'Illusione questa musica alza i decibel. Molti dagli argomenti di Pattison sono corretti e molte delle opinioni sono sensate. Eppure è difficile liberarsi dal sospetto che il filosofo sia stato mosso da una sana e istintiva antipatia generazionale e che l'abbia camuffata persino a se stesso, il che confonde le carte. Ma l'errore più grave è stato quello di avere tracciato confini stretti per la volgarità. Solo la musica giovane. Solo le chitarre elettriche e le «bande». Si è privato del testi di Broadway, delle canzoni dal cosiddetti «vocalista», cioè coloro che hanno la bella voce e Incantano 1 padri e le madri, mentre i figli fanno chiasso in garage. Nella trappola severa di Pattison, dunque, cade Bob Dylan ma non Julio Iglesias, e non mi pare una svista da poco. L'autore si è assegnato un territorio che forse non esiste. Ci sono altre mappe. Il rock si collega al jazz e ha rapporti con vere Immagini e pratiche della vita. Oppure il rock deborda nella Imitazione pubblicitaria e si spande — almeno in Ameri¬ ca — in quella vasta zona che va dal rito di eleggere miss America alla parata nella «Main Street», dalla cerimonia delle Olimpiadi alla funzione religiosa di massa che 1 grandi predicatori «elettronici» (Jimmy Swaggart, Pat Robertson) organizzano negli stadi, dalla musica che si suona negli intervalli del baseball (organo elettrico amplificato uguale a quello usato nei grandi cimiteri come Forest Hill a Los Angeles) alle bande che galoppano tra un discorso e l'altro nelle «conventions» del grandi partiti politici. C'è dunque un genere «volgare», una catena di segnali che trapassa sport, vita privata, commercio, politica e chiesa, gli stessi territori popolati anche di fenomeni nuovi, diversi, sorprendenti e a volte francamente belli. Secondo Pattison -il volgare è derivato, stremato, e rianimato dalla violenza della performance: Questo è un suo modo di descriverlo, ma nel libro ci sono varie altre definizioni. Perché a me pare che ognuna di esse sia Incompleta? Perché tutte sono abiti su misura per un solo naturale nemico, la musica giovane, predestinata a cadere sotto 1 colpi di questo pamphlet. Primo problema. Pattison si priva di territori vastissimi e situazioni che dovrebbero essere stupende per la sua tesi, in cambio di un solo odio. Secondo problema: come un preside un po' stizzito, egli scambia per volgarità la mancanza di buone maniere e considera «assenza di buone maniere» 11 non aggirarsi all'Interno dei percorsi accademici. Va bene, Pattison non è un sociologo. Ma una cosa il suo lavoro mette bene in evidenza. Se esiste la «middle class» del rumore pseudo ribelle, esiste anche la «middle class» del finto club, prendere 11 tè, ascoltare un «buon» compact disc e definire 11 tutto «cultura». La volgarità è un argomento grandioso, che esce intatto dalla prova di Pattison. Speriamo che qualcuno con 1 polmoni più ampi, il respiro profondo e meno pregiudizi fra generi alti e generi bassi, voglia riprovarci. Furio Colombo

Luoghi citati: America, Los Angeles, Usa