Sono il falsario della satira

Michele Serra ha raccolto in volume i corsivi di «Tango» Michele Serra ha raccolto in volume i corsivi di «Tango» Sono il falsano della satira nità, l'appuntamento fisso con l'editoriale apocrifo. Lo costruisce ogni lunedi con una pedanteria filologica che fa da contenitore-rivelatore; dentro, piena libertà di denudare il modello, stravolgerlo, ribaltarlo, gonfiarlo e portarlo all'eccesso, lasciando con divertimento che contenuto e contenitore cozzino Insieme — come già «Tango» sbatte contro l'Unita — nel massimo fragore possibile. tolio del vecchio gomitolo lessicale di Alessandro Natta. Ma Serra dà il meglio fuori dal divismo, e dal protagonismo politico, quando fotocopia con una Xerox maligna il giornalismo, e pur essendo convinto, come ci dice, che «dopo 48 ore ogni giornale finisce a incartare l'insalata», porta a galla con la tenacia del ricercatore il luogo comune che cresce e prospera in questo mestiere. Ha cominciato a farlo partendo, anni fa, dai luoghi comuni del giornalismo sportivo (e il libro ripesca un collage dell'84 rimpinguato dagli -ambiziosi orobici, e dai •deludenti isolarti., insieme con i • blasonati sardi, e .l'intraprendente matricola toscana.). Oggi visita quelli del giornalismo politico, di costume, d'opinione. Nel libro c'è il siclltantsmo comunista di Macaluso, la pignoleria scientifica di Ronchey per le citazioni e per l dati, l'incrocio tra figli, ragazzi e mass media che fa riconoscere al volo Barblelltnt Amidei, la scrittura maiuscola di Oriana Fallaci (.copyright Le Monde/Rakam»), le frasi sospese di Biscanti che non finiscono, ma precipitano, fino ad arrivare ai generi personalissimi di Brera — con tanto di •beccaccini., •normoglutei. e •longobardi. — di Biagi, di Bocca, che nella versione di Serra affratella Courmayeur a Silicon Volley. Non sempre limitazione è perfet¬ ta, perché a Serra non interessa il camaleontismo ma la satira e dunque, se è ti caso, più che imitare deforma, reinventa, caricatura nella parodia. Ma vorrà pur dire qualcosa questa collana di giornalisti Infilati per far ridere insieme con divi e personaggi famosi come Craxi, Raffaella Carrà, Gianni Agnelli, Toni Negri e Berlusconi, come loro riconoscibili nei tic e nei vezzi, tanto da poter essere additati, rifatti, stravolti.- En passant, Serra rivela senza volerlo quanta tecnica' c'è in questo mestiere, se un articolo e un modo di scrivere sono qualcosa di smontabile, rimontabile a pezzi e assemblabile: con buona pace di chi, dentro la professione giornalistica e fuori, l'ha sempre negato. Poi, perà, il libro lascia un dubbio: il trasformismo stilistico di Visti da lontano, dieci anni dopo lo sfondamento polemico di Fortebraccio, significa che il giornalismo italiano ha perso t suoi vizi capitali e si può voltare meglio in satira nella forma che nella sostanza? Forse no, spiega Serra al telefono, dopo averci pensato un po' su: «Il Male è morto, Benni ha quasi smesso di far corsivi, e se la satira va sul rococò prendendo Ut giro stili, tecniche e generi non sarà forse colpa del conformismo spugnoso che si allarga in giro, rendendo tutto uguale e nascondendo 1 bersagli?» Ezio Mauro ROMA — Nella satira si fa in fretta a fare scuola. Da un lato, solitari e ineguagliabili, i falsi del vecchio «Male, che facevano annunciare avvenimenti catastrofici e surreali (•Tognazzi è il capo delle Br.) dall'architettura rigorosa e tradizionale delle finte prime pagine dei grandi giornali Italiani, riprodotte con la cura di un amanuense perverso, che stravolgeva mentre riproduceva. Dall'altro lato, l'irruzione nel giornalismo da prima pagina e nel commento politico della prosa di Stefano Benni, che rinunciava all'Invettiva e alla denigrazione per Ingegnarsi a ricostruire lo stereotipo pubblico, diffuso e popolare del personaggio preso di mira, animandolo e facendolo agire ingigantito, con vizi, inclinazioni ed omissioni pantografate e dunque irresistibili. Michele Serra a 33 anni ha un passato e un presente da giornalista •serio, ali "Unita, tanto da guardare con qualche spavento al successo, «nel timore — spiega — che quello di giornalista satirico diventi un cliché imprigionante, come tante specializzazioni ridicole che esistono in questo mestiere, dal sovietologo all'esperto del Mtlan». Adesso ha fuso l due moduli. Inventando per se stesso un futuro da falsario e per «Tango», il settimanale che esce come supplemento satirico dell V- ** Raccolti Insieme da Mondadori nella Bum (• Visti da lontano», con prefazione di Beniamino Placido, 151 pagine, 16 mila lire), l ventisette editoriali tanghisti sono stati pensati e confezionali «con la faziosità e l'indignazione necessarie per poter diventare freddi e acuminati — dice Serra — ma senza la pretesa di far satira edificante e finalizzata, per forza di sinistra». Oggi, messi in fila dal libro, formano un'antologia involontaria dei rischi dell'eccesso, incombenti su qualsiasi •genere., nessuno escluso, dalla eremllnolagta alla sociologia al filonuclearismo. Di qualcosa ci eravamo già accorti, come teleutenti, cittadtnt, lettori: la retorica spettacolare di Tortora, lo scintillio pedagogico di Alberont, la ridondanza onnicomprensiva di Pannello, la mania di storicizzare il presente di Spadolini.il faticoso sro-

Luoghi citati: Courmayeur, Roma