II governo tenta di evitare la paralisi degli ospedali di Giancarlo Fossi
II governo tenta di evitare la paralisi degli ospedali II governo tenta di evitare la paralisi degli ospedali Domani il Consiglio di gabinetto - Sulla vertenza (e sui soldi da trovare) c'è spaccatura fra i ministri - Anche i medici di famiglia pronti a scendere in campo ni n a, di urà e, a do ei iri, ti a l ti ni re sa ie di girol ROMA — Non sarà facile per il Consiglio di Gabinetto, convocato per domani a Palazzo Chigi, sciogliere il nodo della sanità e tentare di evitare in extremis lo sciopero generale dei 500 mila paramedici indetto da Cgil, Osi e Uil e il grande comizio organizzato in piazza Navona con più di 50 mila lavoratori provenienti da ogni parte d'Italia. Prima ancora di scegliere la strada da seguire nei confronti delle confederazioni e dei sindacati autonomi dei medici, Craxi avrà il suo da fare per mettere pace tra i ministri direttamente coinvolti nella vicenda. La situazione è estremamente complicata. Secondo i calcoli del ministro della Sanità, per chiudere la vertenza occorrerebbero ancora 270 miliardi di lire che con- oggi 16 febbraio 1987 505.686 esemplari Pubblicità sentirebbero di dare complessivamente 900 miliardi ai paramedici e 800 miliardi ai medici. Ma anche se questa somma venisse trovata, non c'è nessuna garanzia che in realtà la proposta elaborata venga accettata. In particolare i sindacati autonomi dei medici reclamano aumenti di gran lunga più consistenti di quelli finora ventilati. Inoltre, sia pure nella migliore delle ipotesi, non è affatto scontata la sospensione dello sciopero generale dei paramedici e delle concomitanti agitazioni proclamati dalla Cisal. dalla Clsas, dal sindacato dei dirigenti della sanità, dalle associazioni dei biologi, dei chimici e dei farmacisti ospedalieri. «fi meccanismo — osserva il segretario generale della Federazione lavoratori sanità della Cisl, Gori — è ormai in movimento. E' quasi impossibile arrestarlo. Comunque, non lo si può bloccare sema concreti affidamenti'. D'altra parte, se non ci sarà chiarezza al più presto, ci si troverà di fronte ad una raffica di scioperi su tutti i fronti senza precedenti. Il «coordinamento» dei sindacati autonomi dei medici attende solo le conclusioni del Consiglio di Gabinetto per deliberare agitazioni di «crescente incisività». Dopo lo sciopero generale di mercoledì, Cgil, Cisl e Uil si consulteranno per rincarare la dose. Anche i «medici di famigliali e gli specialisti ambulatoriali sono pronti a scendere in campo, se il rinnovo delle rispettive convenzioni non sarà rapidamente sganciato dalla controvèrsie sui contratti del personale dipendente della sanità Forse, messo alle strette, il Consiglio di Gabinetto potrebbe decidere di compiere un altro sforzo economico e autorizzare l'ulteriore spesa di 270 miliardi, ma a quel punto Goria chiederà di indicare la copertura e Visentini ribadirà che «non ci saranno nuove tasse per finanziare il contratto dei medici e degli altri operatori sanitari: Gaspari cercherà di "recuperare un ruolo che a suo dire gli è stato usurpato. «In tutte le trattative — dice, piuttosto sconsolato — si incomincia a discutere la parte normativa e poi si passa a quella economica. Per la sanità si marcia in senso contrario. In pratica, non mi è permesso di esercitare la mia funzione: Ma le tabelle discusse con i sindacati? «Nessuna di queste — risponde Gaspari — è stata elaborata da me. Io ritengo che il conto economico debba venire fuori da Ila discussione sulla parte normativa e sul miglioramento dei servizi. Finora 21 milioni di lavoratori italiani sia privati che pubblici, hanno accettato questo criterio. Non vedo perché i medici si dovrebbero opporre. Sono fiducioso che, quando il negoziato tornerà al mio Ministero, le soluzioni si potranno trovare: Donat-Cattin replica, secco: 'Quello che dice Gaspari non mi interessa. La realtà è che tutto è fermo. Per riattivare il discorso bisogna trovare altri soldi e fare qualche scelta coraggiosa'. Se i contrasti tra i ministri non dovessero essere superati e se permanesse uno stato di tensione nei rapporti tra i ministri e i sindacati (in particolare quelli dei medici), Craxi si vedrebbe costretto ad avocare la trattativa alla Presidenza del Consiglio. Giancarlo Fossi
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