Un piccione solo: Andreotti di Alberto Rapisarda

Un piccione solo: Andreotti Un piccione solo: Andreotti ROMA — Maestro dell'ironia, Giulio Andreotti non si aspettava di essere attaccato con la stessa arma e per di più dal suo stesso partito. Giovedì il ministro degli Esteri era in partenza per l'Unione Sovietica. Prima di imbarcarsi sull'aereo ha letto come al solito i giornali ed ha notato con un sussulto di sorpresa il titolo che 71 Popolo aveva dedicato in prima pagina al servizio che lo riguardava. Due sole parole: «A Afosca, a Mosca». Ricordi tolstoiani usati per sottolineare con un sorriso 11 va e vieni di personalità italiane interessate ad Incontrare Gorbaciov. Rientra Fanfara, parte Andreotti. In seconda pagina un altro «scherzo» del quotidiano de. Si parla dell'idea mediana escogitata da Andreotti per non respingere del tutto la proposta craxiana per l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. •Non è una strizzata d'occhio al psi» garantisce con una punta di malignità 11 sommarlo dell'articolo. Un linguaggio, questo del quotidiano democristiano, che in altri tempi sarebbe potuto sembrare quanto meno irrispettoso per un personaggio del calibro di Giulio Andreotti. Cosi come deve essére parso anomalo ad Andreotti il modo in cui ieri Ciriaco De Mita ha assicurato che l'unico candidato democristiano per Palazzo Chigi è lui. «C'è un solo piccione», ha detto il segretario de, senza forse rendersi conto che la parola «piccione» richiama subito alla mente l'impallinamento. Nel clima incerto della vita politica romana di questi giorni, mentre i protagonisti confessano di navigare nella nebbia, anche piccoli segnali come questi vengono presi per punti di riferimento. E ne nasce un gran brusio sulle reali possibilità di Andreotti di riuscire a formare il governo. L'abile manovratore di 40 anni di storia italiana avrà bisogno di tutta la sua prontezza nei prossimi giorni. Specie se dovesse risultare vero che la de lo manda in prima linea a prendersi la prima raffica di sbarramento socialista. Perché, questo pare ormai certo, Andreotti con Craxi ha chiuso. L'epitaffio a quello che fu un rapporto privilegiato e pieno di assonanze tra presidente del Consiglio socialista e ministro degli Esteri democristiano lo ha scalpellato ieri mattina Margherita Boniver sulla prima pagina dell'Avanti! •Caliamo un velo pietoso sulla incredibile gaffe fatta da Andreotti dicendo che "Mitterrand è in Italia solo per il carnevale"», ha scritto la responsabile della sezione esteri del psi rendendo ufficiale la «svolta» abbozzata giovedì dall'esecutivo del partito. Un velo che, a sentire gli umori socialisti, somiglia molto a uno spesso sipario. La «gaffe» su Mitterrand sarebbe l'ultima di una serie che Craxi addebita al ministro degli Esteri. Il presidente del Consiglio si irritò molto all'inizio del mese quando Andreotti, dagli Usa, annunciò che si sarebbe tenuto un vertice internazionale sul terrorismo. Per quella indiscrezione, il vertice non si tenne più. E lo stesso viaggio in America, giocato con abilità da Andreotti, sino all'incontro con Reagan, pare abbia contrariato seriamente Craxi. Ma ci sono radici più lontane che spiegherebbero perché le vie di Craxi e Andreotti si sono divise. Lontane quanti sono i chilometri che separano Roma dall'Etiopia. LI, in terra d'Africa, la politica di Andreotti favorevole di fatto al regime di Menghistu sarebbe entrata in collisione con quella di Craxi, favorevole al regime somalo. Il rapimento dei tecnici italiani da parte dei ribelli anti-Menghlstu avrebbe accentuato la frattura tra Farnesina e Palazzo Chigi. Ma c'è anche chi fa risalire addirittura alla fine del 1985, al tempo della vicenda Sigonella, 1 primi screzi tra Craxi e Andreotti. Quella vicenda fu gestita da Craxi in pròna persona, assicurano fonti attendibili, e non fu solo Spadolini ad essere tenuto fuori, ma anche Andreotti. Il ministro degli Esteri tentò poi di far credere che sapeva tutto e accentuò, anzi, la linea craxiana. Ma una parte del prestigio del ministro degli Esteri era ormai intaccato, soprattutto agli occhi dei sorpresi dirigenti della de. : Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Afosca, Africa, America, Etiopia, Italia, Mosca, Roma, Unione Sovietica, Usa