La Nato verso armi comuni di Fabio Galvano

La Nato verso armi comuni Sette progetti proiettati sul futuro: a cinque partecipa 1 Italia km) non :Bir*-sm*»owri8 sJiovrt j.4S«STH« , et ittvAttC StVKVHAM t<9 *V I -Oi1 La Nato verso armi comuni Secondo il segretario generale, Lord Carrìngton, è improrogabile la ricerca di sistemi integrati - «Non possiamo più avere 4 diversi carri armati non in grado di scambiarsi le munizioni» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — La Nato affronta una nuova fase nella cooperazione per gli armamenti: riunito a Bruxelles a livello di viceministri della Difesa, il Consiglio Atlantico ha sancito i significativi progressi degli ultimi mesi nello sviluppo di sistemi integrati e ha gettato le basi per l'ampliamento del programma che — per parte americana — trae origine e linfa dal cosiddetto «emendamento Nunn», dal nome del senatore che ha sostenuto la collaborazione con gli alleati europei. Dei sette programmi oggetto l'anno scorso di una «dichiarazione d'intenti» — l'Italia partecipa a cinque — quattro sono oggetto di un memorandum d'intesa che. dalla fase degli studi di fattibilità, alla seconda li ha fatti passare a quella di ricerca e sviluppo. Degli altri quattro progetti che ricadono sotto l'egida dell'iniziativa Nunn, ma che sono esclusi dalla dichiarazione d'intenti in quanto frutto di accordi bilaterali, tre sono a un analogo stadio di evoluzione. E già altri quattro vasti programmi sono al centro di indagini e studi preliminari. Nella ricerca congiunta di nuovi sistemi gli Stati Uniti hanno investito 132 milioni di dollari l'anno scorso e 211 questanno (rispettivamente 171 e 274 miliardi di lire); l'Italia sta marciando a un ritmo di circa 30 miliardi l'anno. Ma gli Usa hanno già un programma finanziario quinquennale, che prevede una crescita costante del loro impegno: 366 milioni di dollari neU'88, 457 nell'89. 515 nel '90, 459 nel '91 e 574 nel '92. Secondo Lord Carrìngton la ricerca congiunta è improrogabile. -Talora — ha affermato il segretario generale della Nato — penso che l'Unione Sovietica e i suoi alleati, esaminando il modo in cui curiamo in Occidente gli approvvigionamenti militari, non possano credere alla loro fortuna. (...) E' un fatto che dissipiamo le nostre risorse: non possiamo più permetterci il lusso di sedici aziende impegnate in sette Paesi nell'elaborazione di sistemi aria-terra; di quattro diversi carri armati progettati per combattere la stessa battaglia nello stesso luogo e nello stesso giorno, ma non in grado di scambiarsi le munizioni... Ecco spiegata, eloquentemente, la necessità di una collaborazione che, per parte italiana, vede impegnate aziende come la Snla, malte], l'Aeritalia, la Fiat. Ieri sono stati esaminati 1 progressi dei quattro programmi che hanno superato gli studi di fattibilità: un sistema radar aviotrasportato (Ards) e un sistema di supporto della programmazione in Ada (il linguaggio per computer adottato dalla Nato), che sono gli unici ai quali l'Italia non partecipa; il sistema Mids per aerei (sarà il primo a emergere operativamente, entro tre anni) per lo scambio fra piloti di informazioni tattiche; 11 sistema automatico d'identificazione Nis, soprannominato «friend or foe», amico o nemico, che determina se un aereo in avvicinamento sia da abbattere o no. Prossimi a superare il primo gradino sono altri tre programmi: 11 sistema Bices, per la raccolta e lo sfruttamento di informazioni sul campo di battaglia; una nuova «famiglia» di proiettili d'artiglieria da 155 millimetri di altissima precisione e «intelligenti», cioè capaci di cercare e inseguire l'obiettivo; il sistema di attacco a distanza aria-terra Msow; tutte armi per le possibili battaglie del futuro, combattute a distanza. Fabio Galvano

Persone citate: Nunn, Secondo Lord

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Stati Uniti, Unione Sovietica, Usa