Marcinkus-Calvi, la strana coppia di Ugo Bertone

Marcinltus-Calvi, la strana coppia I rapporti mai del tutto chiariti tra il presidente dello Ior e l'Ambrosiano Marcinltus-Calvi, la strana coppia Di fronte al rìschio di uno scandalo, il prelato commentò: «Quando si vuole aiutare un amico si va incontro a rischi» MILANO — «Non se ne parla nemmeno: Quella mattina del 17 giugno 1982, nel suo ufficio nel cuore della Città de! Vaticano, monsignor Paul Marcinkus non mostrò alcuna esitazione. Lo Ior non aveva né 1 mezzi finanziari né la volontà di accorrere in aiuto del Banco Ambrosiano. A chi gli faceva notare che in questo modo sia il Banco sia lo Ior rischiavano di essere trascinati in uno scandalo finanziario senza precedenti lui («Un armadio, un macigno», ricorda Michel Leemans, allora alla guida operativa della Centrale) si limitò a replicare: «Me ne rendo conto ma quando si vuol alutare un amico si va incontro a conseguente imprevedibili...». Il resto è storia nota. Alle 13 dello stesso 17 giugno si riunisce il Consiglio di amministrazione del Banco. E' 11 più agitato nella storia dell'istituto. Viene chiesto il commissariamento del Banco. Appena finito 11 Consiglio, mentre le segretarie battono il comunicato che segna la fine della irresistibile ascesa del colosso della finanza cattolica, Graziella Corrocher, segretaria di Calvi, si getta dalla finestra. Lui, Roberto Calvi, scomparso da una settimana, morirà poco dopo la mezzanotte a Londra appeso ad una fune sotto 11 ponte del Prati neri, vicino alla City. Finiva cosi il vecchio Banco destinato, dopo 1 cento giorni di commissariamento, a rinascere i primi d'agosto. Iniziava una lunga contesa giuridico-istituzionale con tanti protagonisti: lo Stato italiano, 1 tre saggi vaticani, le 119 banche creditrici del vecchio Banco, disseminate in tutto il mondo. Due anni di negoziato, discreto ma aspro, tutto concentrato su una domanda: quali erano 1 veri rapporti tra Calvi e lo Ior? Pura amicizia, ingenuità (tesi dello Ior) cosi candida da spingere Marcinkus a sottoscrivere le famose lettere di «patronage», ovvero documenti In cui l'istituto si faceva garante di diverse società estere del Banco (contro un'analoga lettera di discarico sottoscritta da Roberto Calvi), per l'ammontare di circa 1200 milioni di dollari? Oppure, tesi dell'ai ■ lora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e della comunità finanziaria internazionale, 1 legami tra Ior e Calvi erano assai più stretti?' ■ Sul piano finanziarlo, la contesa si è chiusa il 25 maggio dell'84 sulle colline di Ginevra, a Palais Varambé, sede dell'Associazione europea per il libero scambio. Lo Ior ha accettato di pagare, a titolo di «contributo volontario», 241 milioni di dollari alla comunità bancaria internazionale, purché cessassero le Iniziative avviate o minacciate In vari fori. «Fino a un mese fa — diceva quel pomeriggio un avvocato inglese — lo Ior non ci ha nemmeno voluti vedere. Ora, all'improvviso, dà l'impressione di voler cancellare questa storia il pili presto possibile: L'istinto di rimozione, insomma, a un certo punto ha prevalso nelle sale riservate del Vaticano. Cose da dimenticare e da far dimenticare, infatti, ce n'erano. L'alleanza tra Roberto Calvi e Paul Marcinkus era nata dieci anni prima di quel drammatico 1982. Ad avvicinare i due era stato un altro nome noto alle cronache: Michele Sindona. Il primo a stabilire la connessione fra 1 tre fu, nel luglio 1979 (poche ore prima di essere assassinato da sicari mafiosi), il liquidatore della Banca Privata, Giorgio Ambrosoll. In occasione della rogatoria chiesta dai magistrati americani impegnati nel crack della Franklin Bank, l'avvocato dichiarò che, al tempi dell'operazione Zltropo-Pacchettl, Sindona stesso aveva pagato «6,5 milioni di dollari a un vescovo americano e a un banchiere milanese». Fu una prima, brillante tappa di un'avventura destinata a far di Roberto Calvi (nella cassaforte Zitropo era collocata una quota significativa del Credito Varesino e l'opzione sulla maggioranza della Banca Cattolica del Veneto già acquisita proprio dallo Ior) 11 banchiere d'assalto degli Anni Settanta. L'intreccio operativo tra Ior e Ambrosiano (l'istituto vaticano, del resto, era tra 1 maggiori azionisti della banca di via Clerici) trova altre numerose prove nel corso degli Anni Settanta. Lo attestano, tra l'altro, gli Ispettori della Banca d'Italia nel loro rapporto consegnato alla fine del 1978. Negli anni '75, '76 e '77 lo Ior, attraverso la società Suprafin rastrellò in Borsa il 5% del capitale dell'Ambrosiano destinato a finire nel forzieri di alcune consociate panamensi. Del resto, sempre negli Anni Settanta, lo Ior si è trovato più volte nella spiacevole situazione di essere chiacchierato per operazioni di dubbia fama: un'indagine, partita da New York, su un traffico di titoli falsi, ad esempio. Quella volta, Marcinkus si difese sostenendo di essere stato vittima di un raggiro. Dati i precedenti, l'ombra del sospetto di un intreccio assai più profondo e oscuro tra Calvi e Marcinkus è apparsa più che giustificata ai più. D'altronde, senza le lettere di patronage, è dubbio che Roberto Calvi avrebbe potuto innescare quel vorticoso rigiro di finanziamenti a varie società panamensi o di altri paradisi fiscali da parte del Banco Ambrosiano Andino e dall'Ambrosiano group di Managua che ha rappresentato l'estrema carta giocata dal finanziere per sottrarsi alla situazione che si era determinata. Il meccanismo, in estrema sintesi, era questo: le consociate dell'Ambrosiano reperivano i mezzi sul mercato dell'eurodollaro e 11 giravano a nomi destinati a diventare famosi nel corso dell'inchiesta: Zitropo (sempre lei) 45,4 milioni di dollari; La rami e 28 milioni; Manie 157 milioni; Astolfine 486,6 milioni e cosi via per un totale di otto società a favore delle quali (ma lo Ior ha sempre smentito la proprietà delle consociate) giunsero finanziamenti per un miliardo e più di dollari. Quel che è certo è che l'intreccio sarebbe stato impossibile o quasi senza le lettere di patronage. Disse Andreatta alla Camera nell'ottobre dell'82: «Quando i commissari nominati dalla Banca d'Italia chiesero allo Ior il rimborso dei finanziamenti fatti dal gruppo Ambrosiano alle società estere patrocinate dallo Ior 1 dirìgenti della Banca vaticana risposero che tali lettere avevano solo 11 valore di dichiarazioni di favore e che pertanto lo Ior non aveva in¬ tenzione di onorare i debiti per i quali avevano dato le lettere di patrocinio. Una risposta 'deludente-, disse Andreatta. Una dichiarazione di favore, si può aggiun¬ gere, che ha avuto le sue responsabilità in un crack da 700 miliardi di lire, tra i più gravi nella storia bancaria internazionale. Ugo Bertone Città del Vaticano. Monsignor Paul Marcinkus fotografato sopra il colonnato di Piazza San Pietro

Luoghi citati: Ginevra, Londra, Managua, Milano, New York