Persone di Lietta Tornabuoni

Wajda anguilla a Berlino Persone Wajda anguilla a Berlino dì Lietta Tornabuoni Andrzej Wajda, il regista polacco che è stato per il mondo il maggior narratore della breve stagione di libertà del suo Paese, l'autore ultrasimbolico de L'uomo di marmo e L'uomo di ferro che a lungo, dopo, era rimasto a lavorare a Parigi (girando Danton) e in Germania (girando Un amore in Germania), già da tempo è tornato in Polonia. Tra due giorni comincia a Varsavia un nuovo film, tratto da / demoni di Dostoevskij: la sceneggiatura di Carrière e soprattutto i soldi sono francesi, soldi i polacchi non ne hanno. Ha sessantun anni. E' corpulento, fisicamente ricorda certi direttori di banca: capelli grigi, abito grigio, faccia grigia. Fa discorsi cauti, da anguilla scivolosa: c'è qualcosa di toccante, nella prudenza di quest'uomo di cinema che, grazie all'abile opportunismo unito al talento, anche nel lontano passato è sempre riuscito a esprimersi, e che ora non può restare lontano dal suo Paese. Però al FilmFest di Berlino ha presentato un film d'amore. Grande cambiamento. Come mai? «Ci sono momenti in cui si fanno film politici, altri momenti in cui si fanno film d'amore». Già. Tutto qui? «Mi sono posto una domanda: nella situazione attuale, che film mi piacerebbe vedere? Mi sono risposto: un film d'amore è coerente al momento di pausa e di riflessione che ci è oggi necessario in Polonia. Da L'uOmo di ferro a oggi i gusti del pubblico sono molto mutati. Dicono che la gente dei film politici non ne può più, che vuole soltanto divertirsi, distrarsi. Io non credo che sia vero. E' vero invece che il pubblico polacco ha visto film politici tali, un tale strip-tease cinematografico del potere, che non gli si può più dare roba politica qualunque. Allora, preferisce altro: l'amore, a esempio». E «la situazione attuale» come sarebbe? «Di transizio- ne, direi: nel cinema come in tutto il resto. Quest'anno abbiamo prodotto 33 film. Non è poco, rispetto ai nostri bisogni, rispetto a un pubblico che sempre di più abbandona il cinema, rispetto alla televisione che commissiona sempre meno film ai cineasti, rispetto al mercato occidentale che ci ignora o quasi: il mio Amore in Germania è il primo film polacco che viene distribuito a Parigi negli ultimi cinque anni, il primo dopo L'uomo di marmo*. Un disastro? «No. Voglio dire: non è diffìcile essere un artista polacco. Voglio dire: abbiamo bisogno ancora di un po' di tempo. Voglio dire: ho appena ricevuto un invito a Mosca, e credo che questo non sia senza significato». Allora è da questa Lourdes del comunismo Est-europeo che anche i polacchi, anche Wajda, aspettano il miracolo? «Io non credo troppo ai miracoli: L'uomo di ferro, per dire, nei cinema di Mosca nessuno l'ha ancora mai visto. Non credo che i miei colleghi cineasti aspettino passivamente il miracolo. Prendono iniziative perché i film bloccati dalla censura vengano tirati fuori dal cassetto, anche se di questi film ne resta soltanto uno: L'interrogatorio, realizzato dal Gruppo X di cui io ero a capo, storia dell'interrogatorio poliziesco della moglie d'un dissidente politico. A rimanere bloccati dalla censura sono soprattutto moltissimi documentari, riprese d'attualità della nostra storia recente». Ma il problema centrale, insiste Wajda, è più economico che ideologico o politico: «Il problema è che non abbiamo soldi. Che i film costano sempre di più e non coprono le spese, che dunque se ne possono produrre sempre meno». Nella profonda povertà di Polonia, che gli occidentali non arrivano a immaginare, davvero il cinema non è il primo pensiero, dice Wajda: «Quando la benzina è razionata, e te ne assegnano soltanto 30-40 litri al mese, chi muove l'automobile per andare in centro a vedere un film?». Di nuovo Di nuovo, a Berlino, che c'è? L'ultima opera di Peter Handke tornato all'espressione poetica, Poesia in lode della durata, riflessione lirica sul Tempo: «La durata non la vedi restando dentro casa, ma vagabondando come Ulisse». Strepitose vincite al Lotto di pensionati, oppure di signorine che si propongono di aprire immediatamente una boutique. Infonauti, che è il nuovo termine per definire i computerdipendenti dell'informatica. L'Aids già trasformato in interessante caso giudiziario da una signora che ha denunciato al tribunale l'uomo andato a letto con lei sapendo di essere malato, e che gli chiede una cifra strepitosa come risarcimento di danni psicologici o morali (danni materiali pare non ce ne siano stati). Il «Virus Tourismus» che, nell'aria del momento, servirebbe a spiegare la sempre crescente mania tedesca dei viaggi all'estero. E sul quotidiano di sinistra Tageszeitung, una rubrica d'analisi delle notizie del giorno desolatamente intitolata «No Comment»: senza parole.

Persone citate: Andrzej Wajda, Comment, Danton, Dostoevskij, Peter Handke, Wajda