Donne al sacerdozio Anglicani verso il sì
Donne al sacerdozio Anglicani verso 81 sì Domani il Sinodo prenderà una decisione Donne al sacerdozio Anglicani verso 81 sì I tradizionalisti del vescovo Léonard minacciano Io scisma DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Il sinodo della Chiesa d'Inghilterra è già riunito, da lunedi, ma soltanto l'ultimo giorno, domani, affronterà il tema più scottante sulla sua agenda: le donne-prete. Scottante perché l'annoso dibattito sta finalmente per concludersi e il suo esito potrebbe causare uno scisma. Un mini-scisma, però, che non sembra allarmare eccessivamente né i sacerdoti né i fedeli. Si staccherebbe una minoranza, la «tradizionalista», quella anti-donne, capeggiata dal reverendo Graham Léonard, vescovo di Londra, una minoranza che, con il passar del tempo, perderebbe seguaci e influenza. Ecco i pronostici che giungono dal sinodo, in questa impaziente vigilia. Già esistono nella Church of England, la «madre Chiesa» della grande comunità anglicana, circa 700 diaconesse, che possono far tutto, o quasi, ma cui è vietato celebrare l'Eucarestia. Anthea Williams, diaconessa a Maidstone, nell'Inghilterra meridionale, spiega: «Posso soddisfare tutte le necessità spirituali della mia piccola parrocchia. Posso battezzare i bambini, posso officiare ai funerali, posso consolare gli infermi, posso pregare con i fedeli. Ma, per le Comunioni, devo aspettare un sacerdote. E talvolta non si fa vivo». Soltanto l'ordinazione sacerdotale colmerà questa lacuna: e il tempo preme. Negli Stati Uniti e in Norvegia, correnti vigorose già vogliono aprire al sesso femminile anche il vescovato. Già nell'84, il sinodo generale si era pronunciato a favore delle donne. Due anni più tardi, un altro sinodo decideva di affidare alla «Camera episcopale» il compito di riesaminare per l'ennesima volta la questione e di presentare proposte. (Tre sono le Houses o Camere nei sinodi. Quella dei vescovi, quella del clero e quella dei laici). Il testo, presentato poche settimane fa, suggerisce un periodo di durata indeterminata, durante il quale le donne si preparerebbero al sacerdozio, lo otterrebbero, ma nessuna diocesi o parrocchia avrebbe l'obbligo di accoglierle. Finita questa fase, tutti, preti e fedeli, dovrebbero accettarle. E' su questo documento che si voterà domani al sinodo. In tutte e tre le Camere vi è adesso una maggioranza pro-donne, anche se non vistosa: per cui sembrano giustificate le previsioni di chi annuncia per j giovedì una vittoria del «femminismo ecclesiastico». Il timore di ostacolare, o rendere impossibile, una riunificazione con Roma non sembra pesare eccessivamente sul sinodo. Se una spaccatura vi sarà, l'ala dissidente sarà costituita dai seguaci della High Church, la Chiesa alta, ovvero da coloro più vicini a Roma. A questi anglo-catholics si contrappongono i fedeli della Low Church, la Chiesa bassa, evangelica. Un fatto è certo. La votazione di giovedì non sarà l'ultima. Ne occorrerà un'altra, che si terrà al prossimo sinodo, nel '90. Non basta. La Church of England è Chiesa di Stato, occorre quindi anche una legge del Parlamento inglese. Tempi lunghi, insomma. La porta sembra però destinata ad aprirsi. Anche se questo sinodo dirà no, quello del '90 difficilmente potrà ripetere il divieto. Nella Camera del clero siederanno, allora, per la prima volta, le diaconesse, un numero crescente. Mario Cirìello R Robert Runcie, arcivescovo di Canterbury, al sinodo del 1984: già allora fu esaminato il sacerdozio femminile
Persone citate: Church, Graham Léonard, Mario Cirìello, Robert Runcie
Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Norvegia, Roma, Stati Uniti
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