Dieci ex terroristi: non uccidete più

Dieci ex terroristi: non uccidete più Dieci ex terroristi: non uccidete più Tra i firmatari dell'appello ai «compagni assassini» c'è anche Maurice Bignami - Il de Martinazzoii: «Un documento importante e significativo» ROMA — «Non v'è storia della salvezza, compagni assassini, che possa proseguire se spezza una vita». Si conclude con queste parole l'appello a «non uccidere» lanciato ieri da dieci ex terroristi detenuti nell'area omogenea di Rebibbia iscritti al partito radicale. Il documento è rivolto al commando delle Brigate rosse che otto giorni fa ha assassinato due poliziotti nella rapina al furgone postale di Roma. La prima firma è quella di Maurice Bignami. bolognese, uno dei capi di Prima linea, condannato a due ergastoli per aver partecipato a diversi omicidi Nel gruppetto vi sono anche due ex terroristi di destra: Livio Lai del Nar, e Mario Rossi, condannato a 25 anni Gli altri firmatari sono Sergio d'Ella. Ciro Longo, Nando Cesaroni, tutti di Prima Linea e condannati a 30 anni; Salvatore Palmieri anch'egli di PI condannato a 20 anni. Rocco Martino, ex di Azione rivoluzionaria che sta scontando 30 anni;. Luca Frassineti, dei Colp e Vincenzo De Stefano delle Brigate Rosse. Il loro appello è stato diffuso ieri mattina dal segretario del partito radicale, • Dobbiamo dire la nostra — si legge nel documento — perchè siamo e vogliamo restare parte in causa, perchè abbiamo pensato e sentito le stesse cose, perchè sono figli nostri, di quell'idea di rivoluzione che ci ha mossi tanto tempo fa e della quale siamo stati figli». Ecco il loro messaggio: «A co/oro che si qualificano come partito comunista combattente, o Brigate Rosse, o altro, vogliamo dire che non vi sono progetti, futuri, umanità, speranze che valgano la vita di chiunque, oltre che di quella nostra o vostra, di compagni assassini». L'appello diffuso dai radicali è stato commentato positivamente da Mino Martinazzoii capogruppo democristiano alla Camera ed ex ministro della Giustizia: «£' un documento importante e significativo perché dimostra che uno Stato forte e giusto viene riconosciuto nel suo valore di garanzia della convivenza civile anche da chi ha percorso l'avventura della violenza». Ma la tesi della fine 'poli¬ tica' del terrorismo non è sostenuta solo dai dissociati. Qualche giorno fa (prima dell'ultimo attentato di Roma) ex capi brigatisti del calibro di Renato Curcio, Mario Moretti, Piero Bertolazzi e Maurizio Iannelll pur contestando la logica della legge che favorisce i dissociati (non accettano la preventiva 'abiura' del passato richiesta dalla norma) in una lettera indirizzata ad un quotidiano, affermano •l'irreversibilità dell'esperienza compiuta. Ostinarsi a immaginare il presente come immutabile ripetizione del passato, non è che un sintomo di sclerosi metafisica preoccupante». Tuttavia l'eccidio di via Prati di Papa ha messo in moto qualche ripensamento. In un articolo per la rivista cattolica Prospettive nel mondo 11 sottosegretario alla Giustizia, Luciano Bausi (de), sostiene che •aiutando il recupero di chi ha chiuso con il terrorismo, non si devono avere debolezze» e propone • qualche forma di censura postale all'interno del carcere» per limitare i contatti degli irriducibili con l'esterno. CJn<

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