Cuomo, il gran rifiuto

Cuomo, il gran rifiuto D governatore non sarà in corsa per la Casa Bianca Cuomo, il gran rifiuto «I democratici hanno già i candidati in grado di guidare la nazione» - Hart esprime «rispetto» per la decisione - L'origine italiana ha pesato sulla scelta DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Cuomo rinuncia a candidarsi alla presidenza: il primo italoamericano della storia' ritenuto capace di conquistare la Casa Bianca ha ieri opposto il gran rifiuto alle insistenti richieste del partito e del sindacati di cercare la -nomination- democratica. Il governatore dello Stato di New York, figlio di Immigrati campani, ha dato l'annuncio con lo stile che gli è proprio, in un colloquio diretto con gli elettori, durante una trasmissione radiofonica. Verso la fine del programma, estratto dalla tasca un breve dattiloscritto, Cuomo ne ha letto 11 testo: -A mio parere — ha detto — il partito democratico presenta una rosa di candidati in grado di guidare la nazione verso un futuro pili sano, di maggior progresso e più umano. Non aggiungerò il mio nome al loro elenco, non mi presenterò candidato». Sulla costa atlantica degli Stati Uniti mancavano pochi minuti alle 22 di giovedì, e l'annuncio ha colto le metropoli, da New York a Miami, in un'ora di riposo. Ma nel giro di pochi minuti la notizia è entrata in tutte le case, suscitando sorpresa e attenzione. Un'ora dopo, allo sbalordimento generale seguivano le prime dichiarazioni ufficiali. Da Denver, nel Colorado, il grande rivale di Cuomo, l'ex senatore Oary Hart, favorito nei sondaggi democratici sia pure di stretta misura, ha espresso 11 proprio «rispetto» per la decisione del governatore, e aggiunto che « Unterò partito beneficerà per anni della sua leadership e del suo senso di umanità: Dalla Casa Bianca, senza commenti, 11 vicepresidente Bush ha annunciato la formazione del suo comitato elettorale, preludio alla candidatura formale repubblicana. Come ha osservato un consulente di Reagan, Roger Ailes, per Cuomo «non è detta l'ultima parola: «La sua storia — ha ricordato Ailes — è quella di Amleto. Il governatore si ispira ad alti principi morali. Non ha spiegato che cosa farebbe se il partito lo nominasse candidato d'ufficio, si appellasse cioè al suo senso del dovere, nel caso di un'impasse tra gli altri candidati alla Convention dell'88: Ailes ha aggiunto che Cuomo non ha svelato 1 motivi della sua decisione: ha proclamato soltanto che «é la migliore per la mìa famiglia, per lo Stato di New York, e per i democratici-. mNon vi è sposto — ha concluso — per un ripensamento: Avvicinato dai giornalisti, il governatore ha rifiutato di approfondire il suo no: «Ci ho pensato a lungo», ha detto soltanto. Due fattori sembrano aver Inciso sulla scelta di Cuomo, grande protagonista del Congresso del partito dell'84 a San Francisco e astro nascente della politica americana nel tramonto reaganiano: il relativo insuccesso del suoi recenti sondaggi in Stati lontani come la California e il peso venuto a gravare sulle spalle della famiglia. All'Inizio del mese, il Los Angeles Times aveva stroncato il suo discorso ai potenti della città col titolo: •Cuomo delude i democratici'. Poco dopo, il figlio Andrew, giovane avvocato, era stata accusato dal mass media di sfruttare la posizione del padre per 1 propri affari. Il governatore deve aver temuto che non sia ancora giunto 11 momento degli italo-americani per la presidenza: per decenni cittadina di seconda classe negli .Stati Uniti la nòstra etnia incomincia ap¬ pena adesso la scalata al potere. Molti pensano che Mario Cuomo stia perdendo una grande occasione. Proprio l'altro ieri la Confederazione sindacale, l'Afl-Clo, che controlla il blocco di voti decisivo alle •Convention: gli aveva notificato confidenzialmente il proprio appoggio. A parte taluni Stati del Sud e del Mld West dove, ha notato Roger Ailes, «il nome Mario suona male: quasi evochi immagini mafiose, la sua personalità ha destato inoltre molte simpatie. A 54 anni dopo gli scandali di Reagan, di cui e l'antitesi per visione e per cultura, 11 governatore, rieletto a novembre a grande maggioranza, sembrava l'uomo nuovo: non a caso, appena uscito di scena, il vicepresidente Bush si è fatto avanti con un respiro di sollievo. Egli vede ora la campagna elettorale in termini di singoiar tenzone con un avversarlo più familiare, Gary Hart. Ridurre le elezioni dell'88 a uno scontro Bush-Hart sarebbe tuttavia un grave errore. Innanzitutto, sulla strada di Bush si profila l'ombra del senatore Dole, il leader repubblicano che si è comportato meglio nello scandalo Iran gate. In secondo luogo, Hart dovrà sconfiggere una rosa di uomini eccellenti: il senatore della Georgia Nunn, il massimo esperto di disarmo, l'ex governatore dell'Arizona Babbitt, il deputato Gephardt, che annuncerà la sua candatura domani il governatore, del Massachusetts Dukakis e altri. E' una partita doppiamente aperta, a livello di partiti e a livello nazionale: paradossalmente Cuomo potrebbe risultare l'arbitro della situazione. Lo ha adombrato egli stesso, offrendo ai democratici 11 proprio contributo nel processo elettorale. <MM-i New York. Mario Cuomo, in una trasmissione radiofonica, annuncia agli elettori di rinunciare alla candidatura (Tel.)