Begun libero; l'odissea è finita

Begun libero; l'odissea è finita La moglie del dissidente, che l'attendeva davanti al carcere, ha telefonato la notizia Begun libero; l'odissea è finita DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Iosif Begun è libero. Dopo giorni di confusione e di incertezza, di annunci e di smentite, il dissidente ebreo — condannato a sette anni di campo di lavoro «a regime duro» e a cinque di confino per •diffusione all'estero di informazioni diffamatorie sulla vita nelllJrss», e per aver seguito •istruzioni di sovversivi strar nieri anti-sovietici» — ha lasciato ieri il carcere di dilato poi, sul Volga, ottocento chilometri dalla capitale. Domani sarà a casa, a Mosca. La conferma è venuta dalla moglie Irma, che era ad attenderlo davanti alla prigione, e ohe ha comunicato la notizia ai familiari per telefono. Ieri sera. La liberazione di Begun — un matematico di 54 anni, dal "71 tra 1 protagonisti del dissenso sovietico, più volte condannato — avviene a poco più di ventiquattr'ore da quella di un altro dissidente sul quale, per alcuni giorni, si erano intrecciate notizie contraddittorie. Lo psichiatra Anatoly Koriaghtn — ha confermato ieri il portavoce di un gruppo olandese per la difesa dei diritti umani, la «Fondazione Bukovsky» — ha riabbracciato giovedì i familiari. Ed è stato liberato «incondizionatamente»: senza aver firmato la dichiarazione richiesta dal governo sovietico, l'Impegno cioè a «non continuare nelle attività» per le quali era stato condannato, nell'83, a una pena analoga a quella di Begun. Secondo il portavoce, che ha parlato con lui al telefono nella sua casa di Karkov, in Ucraina, Koriaglun chiederà presto di emigrare; e continuerà a battersi per il rispetto dei diritti umani e per «la fine degli abusi psichiatrici», l'internamento cioè di dissidenti Fino all'inizio della settimana scorsa le autorità sovietiche avevano dichiarato che Begun non sarebbe stato liberato — che il suo caso, dunque, non rientrava tra quelli del 150 dissidenti «perdonati» dal Soviet Supremo, all'Inizio di febbraio — perché si era rifiutato di chiedere la grazia. Ma dopo cinque dimostrazioni consecutive sull'Arbat, nel centro di Mosca, organizzate da un piccolo gruppo di amici, s'era intuito che — per le pressioni pubbliche e forse anche per l'avvicinarsi del «Forum sulla pace» — qualche decisione importante stava maturando sulla sorte del dissidente ebreo. Venerdì scorso, dopo la manifestazione più drammatica — una donna picchiata da «uomini In borghese», un dimostrante ferito, altri tre condannati per direttissima, quattro giornalisti occidentali trattenuti per oltre due ore dalla polizia — il «Gruppo Begun» aveva annunciato che nei giorni successivi non sarebbe più sceso in strada. Qualcosa, era l'impressione a Mosca, stava forse per accadere. Infatti. Domenica sera, Georghy Arbatov — influente membro del comitato centrale — aveva annunciato, in una Intervista alla rete americana Cbs, che Begun era già libero, o stava per uscire dal carcere proprio in quelle ore. L'informazione si era rivelata errata, o meglio affrettata, e lo stesso Arbatov — che parlava mentre si chiudeva la seconda giornata del «Forum» — aveva più tardi confessato di aver male Interpretato la dichiarazione di un altro funzionarlo. L'indomani, la moglie e 11 figlio di Begun, Boris, avevano ricevuto risposte evasive, quando si erano rivolti al ministero degli Interni per avere una conferma: il dissidente era ancora in carcere e nessuno era al corrente di una sua prossima liberazione. Boris aveva anzi annunciato che, se il padre non fosse tornato subito Ubero, avrebbe iniziato uno sciopero della fame. Giovedì, Infine, 11 penultimo atto, l'annuncio del portavoce del ministero degli Esteri, Gherasimov: il dissidente è stato perdonato con decreto del Soviet-Supremo. La vicenda di Begun e di Koriaghin — i due dissldent' forse più autorevoli e noti ancora internati, dopo la liberazione di Andrei Sacharov, Iuri Orlov e Anatoly Sharanskl — non chiude certo l'amaro capitolo del dissenso nell'Urea (secondo Sacharov, altri 500-700 dissidenti vanno liberati). Ma lancia un segnale positivo: forse non solo un gesto pubblicitario Emanuele Novazlo

Luoghi citati: Mosca, Ucraina