Reagan voleva occupare Tripoli di Ennio Caretto

Reggali voleva occupare Tripoli Una nuova ondata di rivelazioni mette in crisi il Presidente Reggali voleva occupare Tripoli Nell'estate dell'85 Shultz bloccò un piano di invasione a fianco dell'Egitto - Metà della Libia sarebbe stata occupata e Gheddafi deposto - Testimonianza di McFaiiane all'Inquirente: falsificammo documenti per proteggere la Casa Bianca - Una direttiva autorizzò la Cia a sequestrare terroristi in tutto il mondo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Nell'estate dell'85, il segretario di Stato Shultz bloccò un plano di invasione della Libia da parte degli Stati Uniti e dell'Egitto. Un progetto «c/te avrebbe cambiato la mappa dell'Africa Settentrionale; con l'occupazione di metà del territorio libico e la deposizione di Gheddafi, era stato sottoposto a Reagan dal Consigilo di Sicurezza nazionale della Casa Bianca a meta di luglio. Shultz, appoggiato dal ministro della Difesa Welnberger, riusci a farlo modificare profondamente, trasformandolo in una rappresaglia ad un eventuale attacco del Colonnello al Cairo, o al Sudan o al Ciad. Lo ha rivelato Ieri il Washington Post, citando fonti che "parteciparono a quelle discussioni: La decisione di mettere a punto tre operazioni militari, «Flore» per l'invasione della Libia, «Rosa» per l'occupazione di metà del suo territorio, «Tulipano» per la caduta di Gheddafi, fu presa in seguito al dirottamento dell'aereo della Tuta a Beirut nel giugno dell'85. La mediazione dell'Iran per il rilascio degli ostaggi, ha scritto il Washington Post, convinse il Consiglio di Sicurezza nazionale a trattare con Teheran e a attaccare il Colonnello; la Casa Bianca offri a Teheran armi in cambio degli altri ostaggi e scatenò su Tripoli il suo raid. E numero due della eia, Robert Gates, ora nominato da Reagan successore di Casey, individuò i principali bersagli militari in Libia e suggerì un Intervento armato, I. protagonisti dell'Iran gate, l'allora direttore del Consiglio di Sicurezza nazionale McFarlane, il suo vice e poi successore Poindexter e alcuni funzionari tra cui il colonnello North, organizzarono il piano. L'Egitto avrebbe attaccato la Libia da terra e gli Stati Uniti lo avrebbero appoggiato dal cielo e dal mare. Secondo il Washington Post, dal giorno del suo ingresso alla Casa Bianca, il 21 gennaio dell'81, Reagan ha «giurato» di colpire o l'Iran o la Libia per porre fine al terrorismo. A meta luglio dell'85 optò per la Libia, non solo perché sperava nell'aiuto iraniano per la liberazione degli, ostaggi, ma anche perché Gheddafi era l'avversario più debole. Ma Shultz intervenne quando venne a sguarnite le basi della Nato, e che si sarebbe sollevata l'opposizione degli Alleati europei. Shultz fece anche notare che forse il presidente egiziano Mubarak si sarebbe rifiutato di collaborare per non esporsi alla vendetta dei Paesi arabi estremisti. In segreto, richiamò per consultazioni l'ambasciatore al Cairo Vellotes, e con lui preparò misure di emergenza, dirette a controbattere un'eventuale aggressione della Libia ai danni degli Stati vicini Si ignora come lo fece adottare a Reagan. Il 2 settembre dell'85, mentre erano ormai In corso con l'Iran le trattative per lo scambio armi-ostaggi, Poindexter si recò al Cairo. All'insaputa degli Alleati, Poindexter comunicò a Mubarak che «se l'Egitto avesse invaso-la Libia Reagan lo avrebbe appoggiato militarmente'. Il presidente egiziano accettò l'idea di una rappresaglia: ma un'invasione, ribatté subito, «é una cosa che tocca solo a noi decidere.. Reagan tornò alla carica dopo 11 dirottamento della Achille Lauro e dopo gli attentati di Fiumicino e dell'aeroporto di Vienna nel sapere del piano «dei matti della Casa Bianca: Il segretario di Stato ottenne da Welnberger indicazioni allarmanti sull'intervento militare americano nelle tre operazioni «Fiore», «Rosa» e «Tulipano»: 90 mila uomini, 15 volte più dell'invasione di Orenada, la Sesta Flotta del Mediterraneo, decine di squadroni aerei. Obiettò che si sarebbero Natale dell'85. ma invano. Bombardò poi Tripoli e Bendasi da solo. Le rivelazioni del Washington Post hanno scosso la Casa Bianca, che non le ha smentite, trincerandosi semplicemente dietro il «no comment. di prammatica per i segreti di Stato. Ma altre rivelazioni sull'Irangate e alla lotta antiterrorista, questa volta del New York Times e del Wall Street Journal, hanno aumentato le difficoltà di Reagan. Il New York Times ha riferito una testimonianza di McFarlane alla commissione Tower sullo scandalo: per proteggere 11 Presidente, ha dichiarato McFarlane, io e altri tre suoi collaboratori falsificammo la cronologia degli avvenimenti il 18 novembre scorso. Il Wall Street Journal Invece ha svelato l'esistenza di una direttiva per il sequestro dei terroristi. La deposizione di McFarlane, resa all'ospedale militare di Bethesda, dove è ricoverato dopo 11 tentato suicidio di quasi due settimane fa, ha confermato che vi è stato un tentativo di nascondere llrangate al Consiglio di Sicurezza nazionale. E' un particolare di estrema importanza, che rievoca la vicenda di Nixon, costretto alle dimissioni appunto per un reato analogo, al termine del Water gate 13 anni fa. La Casa Bianca si è limitata a smentire una partecipazione del Presidente al tentativo di occultamento. Ma la posivi* alene di Reagan ai è " egualmente molto grave orciai chiaro che sapeva ' llrangate molto più quanto non abbia ammei Per l'anziano Presidente 6 pericolosa anche la rivelazione di una direttiva per sequestrare terroristi, emessa ne! gennaio '86. A differenza dell'Iran gate, questo provvedimento non è in violazione della legge. Ma tradisce la stessa mentalità «alla Flambo» che ha Indotto Reagan a prevedere l'occupazione di parte della Libia; la stessa Indifferenza verso gli Alleati, sui cui territori la Cia avrebbe dato clandestinamente la caccia ai suoi nemici, e sabotato le loro strutture; e la stessa concezione autoritaria del potere. Emerge soprattutto l'assenza di controllo su uomini come North. Con ogni probabilità, con le rivelazioni di ieri — a cui si è aggiunta la notizia di litigi tra la first lady Nancy e il capo di Gabinetto Regan — la vicenda del Presidente ha compiuto una svolta cruciale. Non si reclamano le sue dimissioni. Ma la paralisi del suo governo aumenta. Reagan ha ieri proclamato in discorso che «i nostri avversari tentano di fare calare la tela prima della fine dell'opera, ma che •l'ultimo atto è sempre il migliore.. Ennio Caretto