Sulle liberazioni di dissidenti confusione e polemiche in Urss di Emanuele Novazio

Sulle liberazioni di dissidenti confusione e polemiche in Miss Mosca fa il punto dopo le dichiarazioni (smentite) di Arbatov Sulle liberazioni di dissidenti confusione e polemiche in Miss «Il caso Begun è all'esame» - Scarcerato Korìaghin - Sacharov: «Solo 60 i perdonati» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — n dissidente Anatoli Korìaghin tornerà in libertà: probabilmente oggi stesso lascerà il carcere di Kiev, nel quale nei giorni scorsi è stato trasferito dal campo di Perm. loslf Begun, invece — l'attivista ebreo la cui liberazione era stata annunciata domenica, in un'intervista alla rete televisiva americana Cbs, da Georghl Arbatov — é ancora nel carcere di Chistopol. E' stato il portavoce del ministero degli Esteri sovietico, Gherasimov, a dare l'annuncio, ieri pomerìggio. Precisando che per Koryaghin — uno psichiatra di 48 anni condannato a sette anni di carcere e a cinque di esilio interno per attività connesse a un gruppo di controllo sugli accordi di Helsinki — restano da sbrigare poche formalità burocratiche, ma che la decisione è stata presa venerdì scorso dal Soviet Supremo, ed è dunque definitiva. Quanto alla sorte di Begun, Gherasimov ha detto che il caso del dissidente ebreo è in corso di revisione, dopo la richiesta in tal senso presentata nei giorni scorsi dalla moglie; e ha aggiunto che «molto probabilmente, la vicenda si risolverà in modo positivo», cioè con il suo rilascio. Anche se ci vorrà ancora qualche tempo: perché la pratica dovrà essere esaminata «dalle autorità locali, dal funzionari del carcere e dal Soviet Supremo». Ma a chi gli chiedeva come mai domenica sera Arbatov — membro eminente del Comitato Centrale, e dunque persona informata — avesse annunciato la liberazione del dissidente, Gherasimov ha replicato di non aver ascoltato l'intervista alla tv americana. E ha commentato, secco: «Non sono il suo tutore». . Per sollecitare la liberazione di Begun, la scorsa setti¬ mana un gruppo di ebrei ha dimostrato ogni mattina nel centro di Mosca, sull'Arbat (uno di loro, Fiodor Finkel, ieri ha manifestato brevemente davanti alla sede del Kgb per protestare contro la condanna a due settimane che dovrà scontare da oggi). Per due volte, il gruppo è stato aggredito da «uomini in borghese», che Gherasimov ha definito «vigilantes in contrasto con le idee del governo sull'ordine pubblico», ma che secondo ì dimostranti erano poliziotti. Ieri il figlio di Begun. Boris (anch'egli da oggi dovrebbe scontare una pena di quindi¬ ci giorni), ha annunciato che se il padre non sarà liberato subito, darà inizio a uno sciopero della fame in carcere. Commentava in serata Andrei Sacharov, in una breve dichiarazione a un'agenzia di stampa occidentale: «E' molto difficile capire che cosa sta avvenendo in questo momento in Urss». Dal primo annuncio che 140 dissidenti sarebbero stati liberati, la settimana scorsa, la confusione è aumentata: i fatti dell'Arbat, meglio di ogni altro episodio, danno un'idea delle contraddizioni e probabilmente dei contrasti tra organi centrali e periferici sulla linea da seguire. Delle incertezze che, via via che si scende verso il basso, aumentano e forse si amplificano. L'annuncio di Arbatov, con lo strano squilibrio nell'informazione ufficiale che ha prodotto, ha a sua volta confuso le cose. E poi, quanti sono i dissidenti già tornati in libertà? Ieri Sacharov ha accusato il governo: «Sono solo sessanta», ha detto. Gherasimov gli ha risposto indirettamente: «I dissidenti perdonati sono finora 150, ma molti non sono ancora usciti dal carcere per. ragioni puramente burocratiche». Emanuele Novazio Mosca. Boris Begun, fratello del dissidente Josef, arrestato nei giorni scorsi mentre manifestava per chiedere la sua liberazione

Luoghi citati: Helsinki, Kiev, Mosca, Urss