Beirut, 36 ore in trincea

Beirut, 36 ore in trincea Feroce battaglia drusi-Amal: ancora senza viveri i palestinesi Beirut, 36 ore in trincea Ventun morti, ottanta feriti: chiusi negozi, scuole, fabbriche - Un'italiana racconta l'inferno dei campi - Gemayel promette novità per Waite e vola a Parigi BEIRUT — Combattimenti strada per strada hanno sconvolto nelle ultime 36 ore Beirut Ovest: 11 bilancio dei violenti scontri è 21 morti e oltre 80 feriti, secondo quanto riferisce la polizia. La battaglia ha bloccato i due rappresentanti del Consiglio per le questioni islamiche di New York, Mohammed Meli di e Date Shaneen, a Beirut per trattare la liberazione degli ostaggi. Erano a cento metri dall'Hotel Commodore, il loro albergo, quando una bomba ha colpito una vetrata dell'edificio. Nella battaglia per il controllo di Beirut Ovest si confrontano la milizia sciita Amai del ministro della Giustizia Berri e il partito comunista di orientamento sovietico, appoggiato dalla milizia del partito progressista socialista druso di Walid Jumblatt. L'intensità del combattimenti ha impedito ad ambulanze e mezzi di soccorso dei vigili del fuoco di affluire nei quartieri più colpiti; numerosi edifici sono andati in fiamme. Il principale centro ospedaliero del Libano, l'ospedale dell'Università americana, ha lanciato un appello per 11 reperimento di plasma, che faccia fronte alle aumentate necessità. Scuole, banche, forni, farmacie oggi sono chiuse; i giornali non sono usciti La polizia ha detto di non essere in grado di verificare la notizia data ieri dalla radio cristiana Voce del Libano, secondo cui Amai sarebbe stata estromessa dal quartieri di Mosseitbeh e dell'università araba, densamente popolati. n leader della stessa Amai, Nabih Berri, ha annunciato ieri a Damasco che i suol miliziani cesseranno di stringere d'assedio i campi palesti¬ nesi permettendo l'ingresso di viveri e medicinali. Il ministro della Giustizia libanese ha spiegato che tale decisione è stata presa tre giorni fa e verrà rispettata anche se nel frattempo sono divampati violenti scontri. Intanto, però, a causa dei violenti scontri sono stati interrotti i rifornimenti alimentari ai campi profughi di Bourj el-BaraJneh e Citatila; secondo un funzionario di polizia, -intomo regna una calma retorica». Amai aveva autorizzato l'altro ieri quattro camion delle Nazioni Unite carichi di rifornimenti alimentari ad entrare nei campi di AIBass e Bourj el-Shamali, nei prezzi di Tiro. Migliaia di donne palestinesi avevano poi potuto raggiungere la città per fare acquisti. Non è stata invece ancora allentata la morsa attorno ai campi profughi più grandi, assediati dal 24 novembre scorso. A Bourj Barajneh «si devono mangiare almeno i topi per non morire di fame, ma nessuno sa che cosa stia succedendo nei sotterranei di Citatila.. Lo ha detto ieri un'italiana, Adele Manzi, che da ormai 25 anni si prodiga come assistente sociale tra i palestinesi di Beirut La signora Manzi — una delle fondatrici nel '77 dell'associazione apolitica «Najdeh» (soccorso) — ha ricordato che 1 palestinesi sfuggiti per tempo alla semidistruzione di Ohatila o quelli (quasi esclusivamente donne, vec¬ chi e bambini) che gli sciiti di Amai hanno lasciato uscire negli scorsi giorni da Bourj-Brajneh, si sono rifugiati in una zona di Beirut Ovest controllata dai di-usi. Si tratta dell'area di Mar Elias nonché di due garage vicino alla Comiche Mazra, nei quali hanno trovato posto circa quattrocento famiglie. Se fuori da Bourj-Brajneh si deve contrattare con Amai per far passare i camion con 1 soccorsi di viveri (ieri, fra l'altro, sono giunti in Libano quelli italiani e ora sono attesi quelli inviati da Parigi), all'ingresso di Oliatila è virtualmente inutile presentarsi con i soccorsi. La testimone italiana ha riferito che giorni fa due giovani palestinesi hanno tentato di uscire da Chatila, 'probabilmente alla disperata ricerca di cibo, ma sono stati uccisi». Sul caso Waite, la situazione è ancora incerta. Il presidente libanese Amin Gemayel, da Londra, ha affermato di «essere in possesso di informazioni molto importanti'e ài aver fatto «passi molto rilevanti' per quanto riguarda l'inviato della Chiesa anglicana, scomparso dal 20 gennaio. In una intervista alla Bbc, Gemayel, che nel pomeriggio ha lasciato Londra per Parigi, ultima tappa del suo viaggio europeo, ha dichiarato di tenere in serbo su Waite «una sorpresa nel I prossimo futuro: