«E' Amedeo l'erede al trono» di Cesare Martinetti

«E* Amedeo l'erede al trono» L'Unione monarchica ufficializza la decadenza di Vittorio Emanuele «E* Amedeo l'erede al trono» ROMA — Amedeo di Savoia, duca d'Aosta, è l'unico erede legittimo al trono d'Italia. Secondo l'Unii, l'Unione monarchica italiana, non ci sono dubbi e a quasi quattro anni dalla scomparsa di Umberto II, l'associazione afferma di avere sciolto la questione dinastica a favore del cugino dell'esiliato Vittorio Emanuele. Contro il discusso figlio dell'ultimo re d'Italia, secondo rumi ci sono le Regie Patenti di Vittorio Amedeo m emanate nel 1780 per regolare 1 «matrimoni di famiglia», cui si aggiungono •condizioni soggettive ed oggettive che inabilitano Vittorio Emanuele alla successione dinastica: la pretesa e il tentativo di destituire il padre (sufficiente da sola a togliere ogni diritto ereditario a un principe), i fatti dell'isola Cavallo, l'appartenenza alla PS». Il lungo atto della detronizzazione di Vittorio Emanuele è contenuto nella rivista -Monarchia Nuova» diffusa ieri a Roma con la quale, come sostiene il segretario generale dell'associazione Giovanni Semeraro, •l'Umi è uscita dal riserbo e si è pronunciata ufficialmente sul problema della successione al trono, riconoscendo erede legittimo il principe Amedeo di Savoia». Ma su questa iniziativa sta per partire la controffensiva dei seguaci di Vittorio Emanuele, raccolti nel Movimento monarchico, nato tre anni fa da una scissione dell'Unii e che a questa contende la rappresentanza del monarchici italiani «TI problema della successione dinastica — dice polemicamente da Milano Carlo Galimberti presidente del movimento — non esiste, net senso che è pacifica, naturate, croia¬ mente legittima la successione di Vittorio Emanuele». Ma quelli dell'Unii sono decisi e affermano che la prima ragione di decadenza di Vittorio Emanuele sta nel matrimonio con Marina Doria, una borghese, celebrato nel 1071 a Teheran contro la volontà di Umberto. -Sua maestà — racconta Amedeo in un'intervista pubblicata sulla rivista dell'Unii — ne soffri moltissimo. Il re ha taciuto, ma non ha neppure convalidato il matrimonio, come avrebbe potuto fare. Inoltre non ha conferito alla sposa il titolo di altezza reale che l'avrebbe fatta entrare nella famiglia». Cosa dicono a questo proposito le Regie Patenti? All'articolo uno si legge: «Non sarà lecito ai principi del sangue contrarre matrimonio senza prima ottenere il permesso nostro o dei nostri reali successori.-». E all'arti¬ colo due: 'Se nell'inadempimento di questa obbligazione si aggiungesse la qualità di matrimonio contratto con persona di condizione e di strato inferiore, tanto i contraenti che i discendenti da tale matrimonio si intenderanno senz'altro decaduti dal possesso dei beni e dei diritti della corona». Per Marino Bon Valsassina, presidente dell'Unii e autore della ricognizione giurìdica sulla questione della successione dinastica, non ci sono dunque dubbi Ma il vicepresidente dell'Unii Matteo de Nardelli accusa ancora più apertamente Vittorio Emanuele per i suol atteggiamenti •assurdi e carnevaleschi» e afferma: «Weite aristocrazie vigono per tradizione millenaria severe regole di stile e di dignità che il principe di Napoli e la sua consorte hanno disprezzato». Cesare Martinetti

Persone citate: Amedeo Di Savoia, Bon Valsassina, Carlo Galimberti, Cavallo, Giovanni Semeraro, Marina Doria, Nardelli, Umberto Ii, Vittorio Amedeo

Luoghi citati: Aosta, Italia, Milano, Napoli, Roma, Teheran