Odissea di uno sfratto di Ugo Buzzolan

Odissea di uno sfratto Odissea di uno sfratto Conclusa con il film «Apologo tiberino» di Maselli la serie Quaderni di città su Raitre Non è che la tv, pubblica o privata, d sia mal occupata realmente e in profondita del problema degli sfratti e di chi cerca casa, respinto da assurde richieste d'affitto o da prezzi di alloggi al di fuori di ogni criterio; 1 servizi sono sempre stati pochi e blandi, e le rare volte in cui si è trattata cautamente la questione d d 6 fatti premura di mettere in primo plano il ministro 0 il politico che minimizza il tutto, che tace sull'esistenza di decine di migliaia di alloggi vuoti e che arriva a dire: •La casa in Italia non costituisce un dramma: Di fronte a questo insieme di reticenze, silenzi e Indifferenze, c'è da essere grati a Francesco Maselli che ha girato per la tv uno splendido film proprio sugli sfrattati e sulla ricerca di una casa: 11 breve film è andato In onda l'altra sera e ha chiuso in crescendo il ddo •Quaderni di città', mediometraggi commissionati da Raitre a registi cinematografici di nome perché illustrassero e analizzassero •situazioni* delle metropoli d'oggi. Reduce dall'affermazione a Venezia con •Storia d'amore: Maselli ha ripreso In questo 'Apologo tiberino» un mondo — così lontano dal clima di presunto boom economico e di euforia ufficiale — formato da gente che lotta per poter sopravvivere e tirare avanti con dignità. Stavolta i suoi protagonisti non sono giovani proletari alla ventura e allo sbando, ma sono decorosi ed educati impiegati, marito e moglie con due bambini, la cui vita viene 1 sconvdto.daÌlp..siratto; La sequenza iniziale dell'Ingiunzione dà l'Incisivo avvio al racconto: l'ufficiale giudiziario in maniche di camicia notifica il giorno e l'ora In cui la famiglia dovrà andarsene con 1 mobili; mormora: 'Mi spiace» e aggiunge che se qualcuno, adulto o bambino, dovesse dichiararsi ammalato, interverrà l'ambulanza municipale a portarlo via. Da quel momento il film procede a ritmo serrato. Maselli scarta ogni risvolto patetico e punta sul grottesco. La famiglia vede in tv un reportage inglese, pronubo Sandro Paternostro, in cui si magnificano i vantaggi del vivere in una casa-barca ormeggiata sul Tamigi. E' possibile fare altrettanto a Roma sul Tevere? Oli ingenui entusiasmi e le dold illusioni di partenza svaniscono subito: il grottesco — sottolineato dall'a solo beffardo e convulso del sassofono di Giovanna Marini — assume via via toni di acre satira (le remore degli uffld pubblici, l'apatica e vischiosa lentezza della burocrazia) per sfociare nel dramma (11 Tevere è inquinato, d sono milioni di topi, d sono scarichi di fogne, impossibile viverci). Sconvolgente il finale: la famiglia si sistema in malo modo all'estrema periferia, in un orrido casone assurdo appena impiantato sulle discariche e accanto all'Anlene che tanfa di materia fecale; e il grido ultimo del protagonista che per la prima volta esce dal suo impiegatizio riserbo («Afa che cazzo l'avete costruito a fare proprio qui?-) è un grido di veemente protesta contro il sistema e contro il degrado. Storia vera e aspra metafora, realtà cruda e amartssima ironia, -Apologo tiberino» è ottimamente interpretato da Lino Capolicchio, il piccolo e quieto borghese che alla fine passerà tra le file degli •oppositori», da Maria D'Incoronato e da una schiera di eccellenti caratteristi: è un film che onora Raitre. Ugo Buzzolan

Persone citate: Francesco Maselli, Giovanna Marini, Lino Capolicchio, Maria D'incoronato, Maselli, Sandro Paternostro

Luoghi citati: Italia, Roma, Venezia